SAN CATALDO. Il patrimonio linguistico da salvare: la proposta del consigliere Sorce.
La tutela e la valorizzazione del patrimonio linguistico siciliano: è l’appello lanciato dai consiglieri comunali di San Cataldo, Rosario Sorce di Forza Italia e Rosario Aprile del gruppo “Vassallo Sindaco”. L’invito a sollecitare la valorizzazione della lingua siciliana come patrimonio arriva direttamente da Bruxelles e dall’Unione Europea. Il dialetto siciliano è storia, è tradizione, è patrimonio non soltanto siciliano ma mondiale, dal momento che i siciliani sono emigrati in tutto il mondo.
Oggi parlare il dialetto è stato stereotipato come rozzo, volgare e quasi delinquenziale. Dialetto siciliano che rischia di sparire. Le istituzioni si devono impegnare a salvarlo e valorizzarlo. I dati istat dicono che si perde il 4% di gente che parla siciliano ogni 5 anni, continuando così entro la fine del secolo il siciliano sarà una lingua estinta. Non c’è più nessuno che sappia parlare o scrivere il siciliano, condannato all’oblio dal momento che non ci sono più strumenti di diffusione, come i libri, le radio, le tv, gli spettacoli. Sorce ha espressamente chiesto che uno dei prossimi consigli comunali venga fatto parlando rigorosamente in siciliano, invitando i sancataldesi a partecipare. È stato ipotizzato pure di invitare il Consiglio comunale baby a questa seduta e parlare tutti in dialetto. “E’ noto il mio legame viscerale con la Sicilia –dice Rosario Sorce – la mia sicilianità e la mia sancataldesità sono noti a tutti. Un popolo che ha conoscenza e rispetto del proprio passato, può avere un futuro radioso davanti. Noi abbiamo il dovere più che diritto di diffondere e far conoscere alle generazioni future il dialetto siciliano. Bisogna tornare ad avere la nostra cultura, la nostra appartenenza. Basta un’espressione dialettale per rendere il significato, più di qualsiasi discorso. Ci sono espressioni dialettali straordinarie, ecco perché io utilizzo spesso il dialetto. Da Londra a New York, da Mosca a Tokyo, pronunciate una frase e scoprirete se in quel posto c’è un sancataldese. Vagabunnu va travaglia, vacci tu che a mi annoia. Non c’è cosa più bella del dialetto siciliano”.