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Massacrò e uccise due donne nell’Agrigentino: in Tribunale chiesto l’ergastolo

Redazione 1

Massacrò e uccise due donne nell’Agrigentino: in Tribunale chiesto l’ergastolo

Ven, 04/04/2025 - 15:00

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“Non ha solo ucciso le due donne, le ha massacrate facendole soffrire in maniera gratuita accanendosi con pugni, una lametta e tutti gli oggetti contundenti che ha potuto usare. Le ha devastate e, dato che non gli e’ bastato, ha dato fuoco al cadavere di una delle due povere donne”. Il pubblico ministero di Agrigento Elettra Consoli ha chiesto la condanna all’ergastolo di Edgar Omar Nedelcov, il romeno di 25 anni, accusato di essere l’autore del duplice omicidio avvenuto a Naro nella notte tra il 4 e il 5 gennaio dell’anno scorso.

Le vittime sono due donne connazionali: Maria Rus e Delia Zanescu, 54 e 58 anni. Vennero massacrate nelle loro abitazioni, distanti 150 metri l’una dall’altra, nel centro storico di Naro. Secondo il magistrato della procura l’imputato e’ colpevole di entrambi gli omicidi con tutte le aggravanti oltre che del vilipendio del cadavere della 54enne, massacrata per 49 minuti prima che venisse dato fuoco al corpo.

Secondo l’accusa il 25enne romeno, poche ore dopo avere partecipato a una cena con le due vittime e un altro amico, dopo avere ricevuto un rifiuto alle sue avance sessuali, si sarebbe introdotto in casa di Maria Rus, in vicolo Avenia, e l’avrebbe colpita piu’ volte, con estrema violenza, con pugni e oggetti contundenti sul viso e sul corpo, provocando un trauma maxillo facciale e fratture multiple che ne causarono la morte. “Un massacro orribile e gratuito”, ha detto il pm al quale l’imputato, conclusa la requisitoria, dalla cella del tribunale ha replicato con un “grazie” ironico.Il romeno, quindi, si sarebbe accanito sul cadavere della vittima incendiandolo.

Da vicolo Avenia si sarebbe poi spostato in via Vinci dove, sempre secondo le accuse, si sarebbe introdotto nell’abitazione di Delia Zarnescu forzando il portone. L’avrebbe, quindi, colpita con violenza al viso, al torace e nel resto del corpo, con diversi oggetti presenti in casa, fino a ucciderla. L’imputato, forse anche dopo la morte della povera donna, avrebbe continuato a infliggerle dei tagli con una lametta. A carico dell’imputato ci sarebbero numerose prove fra cui le testimonianze di madre e fidanzata e le immagini di videosorveglianza che lo immortalerebbero mentre esce dall’abitazione dopo avere commesso il primo omicidio.

“Ha provato a confezionarsi un falso alibi – ha aggiunto il pm Elettra Consoli – chiamando il 112 e fingendo di avere soccorso Maria Rus dopo l’incendio della sua casa. Ha poi mandato dei messaggi alla fidanzata, trovati nel suo telefono dopo il sequestro, in cui le chiedeva di confermare che la sera prima erano assieme in un locale. Dopo il titolare del pub anche la ragazza, che in un primo momento, aveva deciso di confermare, smentisce il falso alibi. La stessa madre – ha concluso il pm – ha consegnato i vestiti del ragazzo ancora sporchi di sangue”.

Il pm ha chiesto pure l’isolamento diurno. “per almeno tre anni”, dell’imputato. “Non ci sono dubbi sulla sua colpevolezza e sul fatto che debba essere condannato per averle uccise con l’aggravante della crudelta'”. Una perizia, disposta dalla Corte di assise, ha escluso qualsiasi vizio di mente anche se il consulente della difesa sostiene che sia affetto da un disturbo “border line” e la sua capacità fosse “gravemente scemata”. Versione che non ha convinto il pm secondo cui la perizia disposta dai giudici “smentisce la circostanza in maniera inequivocabile”. (AGI)