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IPM Caltanissetta, la Settimana Santa come riflessione e occasione per avvicinarsi alla fede cristiana

Redazione 3

IPM Caltanissetta, la Settimana Santa come riflessione e occasione per avvicinarsi alla fede cristiana

Gio, 24/04/2025 - 11:21

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La Settimana Santa 2025 è stata per l’Istituto Penale per Minorenni di Caltanissetta un’occasione in più per avvicinarsi alla fede cristiana, trascorrere diversamente la ricorrenza e vivere i Santi Misteri della morte, passione e risurrezione di Cristo.

La Pasqua, con i suoi significati etici oltre che religiosi, ha un valore ed un sapore particolare per chi è detenuto e vive in attesa di un’occasione di redenzione (rinascita). Talvolta dimentichiamo che Gesù è sceso sulla terra non per i santi, non per i benpensanti e bigotti che credono di non aver peccato, ma per gli ultimi, i poveri, i bisognosi, i peccatori. In altre parole è venuto per ogni singolo uomo sulla faccia della terra, del passato, del presente e del futuro. Cristo è venuto per tutti, poi sta ad ognuno di noi di accettare o meno la sua grazia.

Per il terzo anno consecutivo, Mons. Antonino Migliore, serradifalchese e Vescovo Emerito di Coxim in Brasile, ha celebrato sia la Santa Messa della Domenica delle Palme sia la Veglia Pasquale.

Nella mattina di Mercoledì Santo, ormai per antica tradizione, due ragazzi dell’Istituto hanno preso parte alla Real Maestranza, sfilando con gli abiti consueti e donati dal Capitano e dalla confraternita, accompagnati da un nutrito gruppo di operatori, dalla Direttrice, dal Comandante, dai membri dell’area educativa, dagli agenti e dagli assistenti sociali.

Con un taglio diverso è stato vissuto anche il Giovedì Santo, più interreligioso, più “intimo”. I minori dell’IPM, con il professor Andrea D’Amico, hanno ricordato l’Ultima Cena. Considerata la presenza dei ragazzi musulmani è stato ricordato Abramo, comune padre nella fede: letto il Vangelo dell’ultima cena e “vissuta” la lavanda dei piedi. Poi, dopo che i ragazzi musulmani hanno recitato la preghiera di benedizione, è stato condiviso il pane distribuito da un agente di Polizia Penitenziaria.

La Veglia di Pasqua è stata animata dal gruppo post cresima della Parrocchia Santa Flavia di Caltanissetta accompagnati dai loro catechisti che hanno promesso di ritornare non solo per le prossime liturgie, ma anche per diverse altre forme di volontariato, dalle partite di calcio ad attività ricreative. Presenti anche i volontari del gruppo ELEOS che da tempo ormai sostengono i ragazzi con la loro presenza.

A fine della celebrazione si è svolta una “pizzata”, volontari e ragazzi dell’IPM.

Mons. Migliore, ormai ha preso a cuore questo Istituto. Da tre anni è stato sempre disponibile a celebrare anche nel periodo natalizio e a condividere la cena con i ragazzi, dopo una partita a calciobalilla, donando una parola di conforto, di speranza e di incoraggiamento, come solo lui sa fare, con un profondo senso di paternità e affetto.

Imprescindibile la riflessione, l’elemento forte del ricordo che anche Gesù è stato detenuto, almeno per una notte, dopo l’arresto, ed è stato giudicato e condannato. I ragazzi sentono vicino a loro questo momento, e rivedono nell’Ecce Homo, un po’ di loro stessi.

Spiritualità e vita quotidiana sono due elementi che possono essere strettamente legati, riversando nella vita quotidiana tutto ciò che appartiene alla vita spirituale, e nello stesso tempo saper leggere ciò che ci offre la vita da una prospettiva diversa, così anche da poter fare scelte ponderate, mature e cristiane.

Prosegue il racconto del professor D’Amico che sottolinea: “Uno dei motti che ormai mi accompagnano da tre anni, da quando ho iniziato il volontariato presso l’IPM, è “metti amore dove non c’è amore e troverai amore”. Ed è questo ciò che nel mio profondo ho voluto fare, faccio e continuerò a fare finché Dio mi darà grazia di farlo: far sperimentare di essere amati, lasciarsi amare ed imparare ad amare. Io per primo ogni giorno continuo ad imparare questo, credo fermamente che Dio mi ama così come sono, il primo dei peccatori e l’ultimo dei volontari, il primo a cercare il perdono e la misericordia di Dio e l’ultimo chiodo della carrozza. Vi assicuro che non è facile, ma non impossibile. Ciò che mi fa andare avanti è la gratitudine che ricevo in un abbraccio di questi ragazzi, dagli sguardi dei loro occhi commossi, dal loro sorriso, dalle loro confidenze e dalle loro speranze. Così la stanchezza cede il posto alla speranza e alla soddisfazione che qualcosa ho fatto, che possa essere qualcosa di buono, un piccolo seme che possa un giorno germogliare. Mi affido a Cristo Risorto, a Lui che ha sconfitto la morte e che può operare meraviglie. In questo luogo sperimento l’umanità vera, l’umanità più umana che possa esistere, luogo di fallimenti umani, luogo in cui il peggio dell’umanità è rinchiusa, luogo in cui può nascere una speranza, una nuova vita, luogo in cui Dio stesso non disprezza di essere presente, ma anzi, cerca in mille modi di fare breccia nei cuori, non solo dei detenuti, ma di ogni singola persona che ne entra in contatto. “Dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia”, leggiamo nella Lettera ai Romani. Gesù che è nato in una mangiatoia, morto in croce come un malfattore, deriso e umiliato, non si tira indietro davanti le porte di un carcere, anzi è più presente in questi luoghi considerati i peggiori, perché è questa la Sua missione, è questo il Vangelo che ha predicato, è questo l’amore che ha per l’intera umanità. Che sia una Pasqua di Resurrezione per questi ragazzi, per ognuno di noi”.