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Inps, presentato il “Focus sui dati di genere in Sicilia”

Redazione 3

Inps, presentato il “Focus sui dati di genere in Sicilia”

Ven, 14/03/2025 - 14:22

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 E’ stato presentato oggi, presso la sede INPS di Via Maggiore Toselli, il “Focus sui dati di genere in Sicilia”, curato dal Comitato Regionale dell’INPS Sicilia, con gli interventi del Presidente del Comitato regionale Valeria Tranchina edel Direttore Regionale Sergio Saltalamacchia, e con i contributi e le testimonianza dei rappresentanti regionali delle Organizzazioni sindacali e datoriali.

Il lavoro dell’Organismo presieduto da Valeria Tranchina analizza la condizione delle donne nella nostra regione e fornisce informazioni in un’ottica di genere, a partire dalla composizione demografica della popolazione, delle famiglie, del mercato del lavoro, degli strumenti a sostegno della genitorialità e del sistema previdenziale.

“Il risultato dei lavori oggi svolti nel Focus – ricorda la Presidente Tranchina – e tutti gli interventi che si sono susseguiti, confluiranno in un documento unitario che invieremo agli Assessorati Regionali competenti e alla Commissione Lavoro dell’ARS. Riteniamo utile e necessario ogni sforzo a riguardo, perché nonostante gli importanti passi in avanti realizzati in questi decenni, grazie soprattutto all’applicazione dei CCNL, alla contrattazione di genere e alla determinante azione dei movimenti e delle associazioni femminili – ha sottolineato la Presidente Tranchina nel corso del suo intervento – permane ancora un profondo divario di genere, con forti disparità e resistenze culturali ed economiche nella società e nel mercato del lavoro. Tale problematica – ha continuato – da tempo all’attenzione delle Istituzioni, della politica e delle Parti sociali, non riesce ad emergere nella sua valenza complessiva, rimanendo al livello di sensibilità e non riuscendo a sviluppare interventi concreti e di visione globale”.

Il Focus – ha sottolineato ancora, la Presidente Tranchina – vuole essere un contributo “aperto” agli interlocutori istituzionali e alle Parti Sociali, con l’auspicio che questo lavoro possa essere, davvero, considerato come parte di un percorso capace di contribuire a generare momenti di confronto e una azione di sistema, sviluppata sulle diverse dimensioni di cui ciascun soggetto è titolare. Solo partendo dalla condivisione dei dati si possono affrontare, per formulare proposte concretamente realizzabili, le molteplici sfaccettature della oramai strutturale questione di genere, nell’ottica di un definitivo superamento delle evidenti disuguaglianze.

Dai dati del Focus – ha inoltre evidenziato la Presidente Tranchinaemerge quanto le donne restino bloccate in una condizione di svantaggio strutturale e di forte disparità, dove i principali fattori riguardano (già) il percorso scolastico, la difficoltà di accesso al mercato del lavoro, le differenze contrattuali, le distanze retributive, la maggiore discontinuità lavorativa, la difficoltà dei percorsi di carriera, il carico del lavoro di assistenza e cura in ambito familiare, le conseguenti ricadute di tutto ciò sui trattamenti previdenziali e la necessità di una integrazione/sostegno al reddito. Sono anche chiare – ha infine concluso – le motivazioni sociali ed economiche che determinano queste differenze: una cultura e un sistema socio-economico fondato sul prevalere degli uomini, sia nella sfera privata che in quella pubblica, che ancora condiziona tutti gli ambiti, una organizzazione del lavoro e degli orari che rende difficile la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, una carenza/assenza di servizi territoriali – per l’infanzia, per gli anziani e per i non autosufficienti – che non favorisce il sostegno alle famiglie. I dati, peraltro, ci rassegnano un quadro spesso sconfortante che investe tutti gli ambiti. Eccone alcuni:

DEMOGRAFIA: con riferimento alla Sicilia, i dati raccolti ed elaborati per il focus ci rassegnano, nel 2023, una Composizione demografica in linea con la tendenza nazionale, con la popolazione femminile che si attesta sul 51,2 % del totale ed un andamento naturale con saldo negativo costante, dovuto ad una persistente diminuzione delle nascite, certamente legata ad un modello di vita lontano dalla conciliazione vita professionale e famiglia e che continua a concepire la maternità come un “affare” prettamente femminile.

SALDO MIGRATORIO: altro dato certamente preoccupante è quello del saldo migratorio, con un valore saldamente negativo a causa del crescente numero di emigrati, il 40% dei quali sono donne e, comunque, giovani e adulti, in fuga da questa regione, alla ricerca della propria realizzazione personale e di possibilità di lavoro e di vita.

FAMIGLIE: per quanto riguarda le famiglie si riscontra un cambiamento strutturale dei nuclei familiari, con il 51,7 % di famiglie con figli, il 48,3 % di famiglie senza figli ed, ancora, una incidenza del 37,45 % di famiglie monogenitoriali, una età media al parto delle donne siciliane pari a 31,7 anni (32,5 anni nazionale) e un numero medio di figli di 1,32 (1,20 nazionale).

CONGEDI PARENTALI: inoltre, dai dati relativi alla fruizione dei congedi parentali, all’offerta dei servizi per la prima infanzia e alle misure economiche di supporto (bonus asili nido pubblici e privati; assegni di maternità erogati dallo Stato e dai Comuni), si rileva la necessità di un ruolo maggiore delle politiche sociali e assistenziali a sostegno delle famiglie, quali ad esempio l’offerta di asili nido che rimane insufficiente specie in Sicilia, della conciliazione vita-lavoro, dell’accesso ai servizi pubblici. Da considerare, inoltre, che i congedi parentali vengono richiesti per la maggiore dai lavoratori assunti a tempo indeterminato e fruiti quasi esclusivamente dalle donne (oltre il 70% delle richieste).

OCCUPAZIONE E LAVORO: il tasso di occupazione femminile in Sicilia si è attestato attorno al 30%, rispetto al 52,77 % degli uomini. Registriamo, quindi, un divario di genere significativo, pari a ben 22,7 punti percentuali. Inoltre, sul totale delle assunzioni, le donne si sono fermate al 30 % circa del totale dei contratti a tempo indeterminato, sfiorando il 37% solo nei contratti a termine (entro cui sono rappresentati i tempi determinati, gli stagionali, in somministrazione e ad intermittenza). Soprattutto nei rapporti di lavoro a tempo parziale, buona parte dei quali sono da considerarsi involontari, prevale il genere femminile, infatti, nonostante tra i dipendenti del settore privato e pubblico nelle fasce 15-24 anni partano con valori similari, nelle fasce 45-54 anni il numero delle lavoratrici supera quello dei lavoratori di circa il 50%. I dati del Focus confermano la tendenza ad una occupazione femminile settoriale, quale quella nel Pubblico Impiego, ove il numero di donne impiegate è superiore a quello degli uomini relativamente ad alcuni comparti quali Scuola, Sanità, Ministeri, Enti Locali, Università, mentre nel settore delle Forze Armate, Corpi di polizia, Vigili del Fuoco le percentuali di donne sono ancora basse (cosiddetta segregazione settoriale). Anche nell’ambito dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, agricoli) la percentuale femminile è molto bassa (tra il 17 e il 32 % del totale).

RETRIBUZIONI: il gap retributivo di genere rimane un punto critico, con le donne che percepiscono stipendi inferiori rispetto agli uomini, in tutti i settori economici. Parliamo di differenze notevoli, attestate tra un minimo del 15 ad un massimo del 25 per cento. Sul valore delle retribuzioni medie giornaliere incidono, oltre all’inquadramento contrattuale, anche elementi come i trattamenti individuali, il lavoro straordinario, la presenza, il part time, la continuità lavorativa, la difficoltà di percorsi di carriera, nonostante titoli di istruzione pari o superiori a quelli degli uomini, tutti fattori determinati dal carico di assistenza e cura dei familiari, dalle interruzioni di carriera lavorativa (anche per maternità), dalla sovra-rappresentanza di donne nei settori a bassa retribuzione.

PENSIONI: nel lungo termine tutto ciò si riflette sulla fase della quiescenza, con conseguenze pesanti sugli importi pensionistici ed un conseguente aumento del rischio di povertà femminile nella terza età. Per quanto concerne le Prestazioni pensionistiche, sebbene le donne siano numericamente superiori tra i beneficiari di pensioni, il già ben noto divario tra importi medi mensili regionali e nazionali si accompagna, in Sicilia, a significative differenze tra gli importi erogati alle donne e quelli riconosciuti agli uomini. Ed ancora, mentre da un lato le donne prevalgono numericamente nelle prestazioni pensionistiche di vecchiaia e ai superstiti, dall’altro, ben più limitato è il numero di lavoratrici che riesce a beneficiare della pensione di anzianità/anticipata e questo dimostra la difficoltà delle donne a raggiungere gli alti requisiti contributivi previsti, a causa della discontinuità che caratterizza il loro percorso lavorativo.

VIOLENZA : le denunce e gli atti di violenza di genere sono in aumento e questo evidenzia, purtroppo, la presenza di una vera e propria piaga, a causa della quale le donne si trovano ad affrontare forme subdole di violenza e dominazione che compromettono la quotidianità del vivere, impediscono la piena emancipazione femminile e che sempre più stanno riflettendosi/riscontrandosi nei luoghi di lavoro. A fronte di questo il Reddito di libertà, erogato dall’INPS alle donne vittime di violenza in ambito familiare, nel 2023 in Sicilia risulta pari a zero, segno della mancata informazione e delle mancate risorse.