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Accompagnava braccianti nei campi di agrumi con il furgone, arrestato per caporalato nel Catanese

Redazione 3

Accompagnava braccianti nei campi di agrumi con il furgone, arrestato per caporalato nel Catanese

Mar, 25/03/2025 - 10:01

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I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno arrestato, a Palagonia (CT), un cittadino originario del Marocco, con l’accusa di caporalato nei confronti di propri connazionali. L’arresto, in flagranza, è stato effettuato dai finanzieri della Compagnia di Paternò, nel corso dell’attività volta al contrasto del fenomeno del “caporalato”. L’accusa è “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”. Le Fiamme gialle hanno anche sequestrato il furgone utilizzato per il trasporto dei lavoratori, come “elemento strumentale alla commissione del reato”. Nello specifico le Fiamme Gialle hanno individuato un soggetto extracomunitario che accompagnava presso i campi di agrumi con il proprio furgone alcuni lavoratori. I militari, dopo aver seguito il veicolo fino al Comune di Palagonia, hanno identificato tre cittadini extracomunitari, oltre al responsabile, intenti a prestare la propria opera lavorativa. I primi riscontri effettuati hanno consentito di delineare un quadro indiziario nei confronti di un soggetto individuato quale ‘caporale’, dalla cui condotta sono emersi indici sintomatici di sfruttamento del lavoro nei confronti dei braccianti agricoli, dovuti alla mancanza di contratto, a retribuzioni inferiori a quelle previste dai contratti collettivi nazionali, all’assenza di dispositivi di protezione individuale, alla mancata effettuazione della visita medica obbligatoria, alla reiterata non concessione del giorno di riposo settimanale.  Dalle indagini è inoltre è emerso che il soggetto arrestato aveva sublocato agli altri braccianti agricoli, lucrandovi, un immobile nella propria disponibilità in condizioni particolarmente degradanti tenuto conto delle gravissime violazioni in materia igienico-sanitarie riscontrate. Da quanto dichiarato dai lavoratori sfruttati è emersa, ancora, una palese condizione di “stato di bisogno”, dovuta alla grave condizione economica dettata dalla necessità di inviare gran parte della già esigua retribuzione alle proprie famiglie rimaste nei Paesi d’origine oltre a vivere in uno stato estero non comprendendo adeguatamente la lingua italiana.