Salute

Procreazione medicalmente assistita, ecco cosa cambierà dal 2025

Redazione 1

Procreazione medicalmente assistita, ecco cosa cambierà dal 2025

Mar, 31/12/2024 - 00:21

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Il via libera dallo Stato-Regioni al “Decreto Tariffe” assicurerà l’accesso ai nuovi Livelli essenziali di assistenza (LEA). Tra le novità per la specialistica ambulatoriale, si riconosce l’erogazione omogenea su tutto il territorio delle prestazioni di procreazione medicalmente assistita (PMA). Il provvedimento è in vigore da oggi 30 dicembre 2024.

Il costo elevato del trattamento è soltanto uno degli ostacoli con cui le coppie infertili si sono scontrate per anni. In un Paese, come l’Italia, alle prese con una denatalità che mette a rischio l’intera tenuta economica e sociale servono soluzioni, una priorità sia dal punto di vista demografico sia per la condizione sociale. Rimuovere le limitazioni economiche, rendendo la PMA accessibili a tutti, non è l’unico fattore che incide negativamente nella crescita demografica, altri elementi di natura culturale e sociale interferiscono a partire dall’innalzamento dell’età in cui la donna progetta una gravidanza e l’abbassamento dell’età in cui insorgono certi tumori. Ad influire, poi, anche fattori ambientali come l’esposizione ad agenti chimici detti interferenti endocrini può influire sul sistema riproduttivo.

«Siamo all’interno della transizione demografica- commenta il ginecologo Antonino Guglielmino, fondatore già presidente della Società italiana di riproduzione umana (Siru)- caratterizzata da due fenomeni: longevità e riduzione delle nascite. Non è la PMA che può risolvere il problema demografico ma può dare la possibilità alle coppie che non possono avere dei figli di averli. Stimiamo che in Sicilia ci sarà un aumento di circa 700 coppie per ogni milione di abitante al trattamento clinico».

La procreazione medicalmente assistita può migliorare il calo demografico?

«No, perché sono aumentate le coppie che non vogliono figli. Può aiutare un po’ a limitare il calo facendo nascere i bambini a chi vuole e non riesce ad averli».

Quali fenomeni non permettono alle coppie di avere figli?

«Uno è di carattere biologico come l’età avanzata in cui la donna progetta la gravidanza. Poi, c’è anche l’aggravamento delle patologie e l’inquinamento ad incidere sulla fertilità».

Numerosi studi sperimentali e studi epidemiologici evidenziano gli effetti degli interferenti endocrini sulla struttura e funzione degli organi dell’apparato riproduttivo…

«Assolutamente sì, causano dei danni poiché sostituiscono i nostri ormoni interferendo sui processi. Queste sostanze chimiche possono alterare il normale equilibrio ormonale accendendo, spegnendo oppure modificando i segnali inviati dagli ormoni. Gli effetti si ribaltano anche sull’embrione durante la gravidanza causando la diminuzione della caratteristica maschile e femminile, inoltre sostituisco o alterano la capacità fecondante dello spermatozoo o addirittura riducono il numero».

L’Italia quanto recupera con la procreazione medicalmente assistita?

«Il 4,2% dei nati sulla popolazione generale. Una percentuale consistente perché prima del 2009, quindi prima della modifica della legge 40, era l’1,4% la capacità della procreazione medicalmente assistita».

Dal primo gennaio 2025 ci sarà un cambiamento…

«Dopo sette anni la procreazione medicalmente assistita sarà accolta all’interno dei Lea, quindi dovrebbe essere una delle pratiche mediche erogata in maniera omogenea in tutto il Paese, senza differenze geografiche e di censo, due elementi che hanno fortemente penalizzato le coppie infertili».

Questo pensa aiuterà la crescita?

«Nel momento in cui il sistema sanitario rimuoverà gli ostacoli e la procreazione medicalmente assistita rientrerà nei Lea ci sarà un balzo in avanti. Lo dimostrano le percentuali dei bambini nati in alcune regioni d’Italia, come la Lombardia e la Toscana, in cui è sempre stata a carico del sistema sanitario, infatti la procreazione medicalmente assistita arriva oltre il 7% di bambini nati».

La Sicilia è pronta per accogliere le domande che arriveranno?

«Da parte dei pazienti c’è sempre stata una limitazione dettata dall’aspetto economico. Non esiste la possibilità, da parte delle coppie, di accedere a una cura attraverso il sistema sanitario, bisogna pagare sia nel pubblico che nel privato. Nel 2012 sono stati individuati dei centri accreditati creando un network, con l’attuazione dei Lea dipenderà dalla volontà politica regionale se farli funzionare o meno e dai fondi che saranno messi a disposizione».

Quante sono le coppie che accedono alle tecniche ogni anno?

«4.800, un numero destinato ad aumentare se saranno tolti i limiti economici. Ci aspettiamo che ci sia un aumento di 1500-1700 coppie per ogni milione di abitante. In Italia, con la nota 74- regolamenta la prescrizione dei farmaci, nello specifico quelli per l’infertilità femminile e maschile – i farmaci per la stimolazione ovarica possono essere prescritti alle coppie infertili e alle donne che hanno avuto una diagnosi oncologica e che devono preservare la fertilità prima dei trattamenti oncologici. Una dimensione che andrebbe allargata anche ad altre patologie, come per esempio l’endometriosi anch’essa interviene nella riduzione della capacità ovarica. In Italia, le donne con endometriosi sono milioni, questo intervento permetterebbe di preservare la fertilità di queste donne prima degli interventi chirurgici che danneggiano l’ovaio e il patrimonio dei gameti». (Fonte InSanitas.it)