Salute

L’Endocrinochirurgia del Sant’Elia, l’eccellenza nissena che sfata i luoghi comuni sulla sanità siciliana

Redazione

L’Endocrinochirurgia del Sant’Elia, l’eccellenza nissena che sfata i luoghi comuni sulla sanità siciliana

Lun, 09/12/2024 - 14:46

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La dedizione che sovverte i luoghi comuni; la professionalità che confuta i freddi numeri che inchiodano un territorio al destino degli ultimi; la passione che ribalta vecchi cliché offrendo un barlume di speranza. Quando una semplice unità ospedaliera sovverte i peggiori indici che relegano Caltanissetta e la sua provincia in fondo alle classifiche che misurano il tenore di vita. Assuefatti ai casi di malasanità, che troneggiano sui titoli di giornale, spesso non si è abituati a raccontare storie di camici bianchi che nelle periferie più a sud d’Italia si velano quasi di un certo eroismo. Un manipolo di uomini e donne, professionisti iper preparati che nonostante i tagli e burocrazia lavorano con abnegazione, ligi al giuramento di Ippocrate e mossi da un sogno: assurgere l’ospedale Sant’Elia a polo d’eccellenza. Sono i medici che operano nell’unità di Endocrinochirurgia, guidati dal direttore Francesco Salvatore Scaffidi Abbate. Cinquantanove anni, medico dal 1991, specialista dal 1996, master di Endocrinochirurgia e Senologia al Policlinico Gemelli di Roma, a Caltanissetta dal 2005 dopo un’esperienza a Ribera e alla clinica Sant’Anna di Agrigento, ogni giorno combatte per una sanità migliore, impegno costante in difesa dell’azienda e al totale servizio di ogni paziente. A parlare per loro ci sono, prima delle loro storie, i numeri, che offrono di questa unità una foto che vale la pena incorniciare. Negli ultimi 8 anni sono stati effettuati circa 2 mila interventi di chirurgia tiroidea, e compreso il trattamento di altre ghiandole il numero sale a circa 2500. L’unità annualmente effettua circa 350 interventi di tiroidectomia, che prevendono la rimozione della ghiandola tiroidea e altre ghiandole endocrine del collo e dell’addome. “Si tratta di un numero altissimo, siamo probabilmente i primi in Sicilia” afferma orgoglioso Scaffidi Abbate, che oltre a snocciolare i numeri illustra i progressi compiuti dalla sua équipe nel campo della chirurgia tiroidea e nel trattamento delle ghiandole paratiroidee. “Da due anni l’unità effettua la termoablazione tiroidea, significa la riduzione di volume dei noduli con una tecnica sia laser che in radiofrequenza. È una tecnica che si applica ai soggetti ad altissimo rischio, dove l’intervento chirurgico presenta un grandissimo rischio sia in fase operatoria che post operatoria. Per capirci pazienti con patologie croniche disabilitanti come diabete, ipertensione, cardiopatie.

L’obiettivo, in presenza di patologia di benignità, è di ridurre il volume del nodulo per ridurre la sintomatologia compressiva degli stessi. Altra tecnica che dall’anno scorso viene effettuata solo in questo centro è l’immunofluorescenza delle ghiandole paratiroidee che ci permette di fare degli interventi sugli adenomi della paratiroide in soggetti con iperparatiroidismo e soprattutto di evitare l’asportazione accidentale delle stesse durante gli interventi chirurgici”. La storia della branca nel nosocomio nisseno registra un passo importante nel 2012, quando da unità operativa semplice viene promossa ad unità dipartimentale. Nel 2020 nasce il reparto con 6 posti letto: 4 ordinari e 2 di day hospital. Nel frattempo questo gruppetto di professionisti, composto, oltre che dal direttore, dai medici Francesca Romana Cannemi, Daniela Lo Brutto e Letizia Carmina, noncurante del loro esiguo numero, non si limita a visitare e guarire soltanto i pazienti che bussano alle porte della struttura di via Luigi Russo. Da tempo, ogni settimana i quattro macinano chilometri per visitare utenti del resto della provincia, gestendo quattro ambulatori ricadenti su tutta l’Asp: oltre a quello del capoluogo pure quelli ospitati negli ospedali di Mussomeli, Mazzarino e Gela. Sul fronte ambulatoriale i numeri sono più corposi e significativi. Annualmente si effettuano circa 3500 prestazioni ambulatoriali sia come prima visita che come visita di controllo. Ma il fiore all’occhiello sta anche in un altro dato: le 600 agobiopsie annue indispensabili per la valutazione della benignità o meno della patologia. Un centro d’eccellenza anche per il suo ruolo strategico nel territorio, garantendo cure ai pazienti di tre province: Agrigento, Caltanissetta ed Enna. Senza contare che l’ambulatorio attivato a Mussomeli risponde alle richieste di utenti provenienti da numerosi paesi del Palermitano. Tradotto significa che grazie alla meritoria attività degli endocrinologi nisseni, si è ridotto notevolmente l’indice di fuga. “Il paziente – chiarisce Scaffidi Abbate – non tende più a uscire fuori dalla provincia per farsi operare rivolgendosi ai centri di riferimento nazionali come il Policlinico Gemelli o l’ospedale di Pisa. Qui arrivano da altre zone, tanto che si registra un risultato importante per un altro indice: quello di attrazione. È questo per me è motivo di orgoglio. Si tratta di parametri che vengono valutati dall’Assessorato regionale e che fotografano l’emigrazione da altre province verso il nostro ospedale. Ad oggi questo numero viene valutato nell’ordine del 50% della totalità degli interventi, portando un vantaggio economico all’azienda”.

Da Caltanissetta – ribadisce deciso il direttore- non va via nessuno. Anzi. L’unità è considerata virtuosa perché l’indice di fuga è stato quasi del tutto azzerato, producendo al contrario un risultato inconsueto per la sanità nissena: spingendo verso su l’indice di attrazione. “Ho operato pazienti provenienti da oltre la Sicilia. Di siciliani arrivano molti da Palermo e da Ragusa, tanto per citare le province più lontane”. Ma quali sono le ragioni del successo? Francesco Salvatore Scaffidi Abbate dà una sua personale lettura: “Il paziente che viene a Caltanissetta ha la possibilità di essere valutato nella fase pre-operatoria, durante l’intervento e soprattutto nel post operatorio. Sa di entrare in una struttura che lo può seguire a 360 gradi e che quindi non è costretto ad affrontare viaggi verso altre strutture, e questo offre sicuramente un vantaggio”. Virtuosi nelle qualità di cura ma anche nei tempi di risposta. L’impegno dello staff è di ridurre al minimo i tempi di attesa. “In questi ultimi anni i tempi si sono ridotti, però – ragiona il medico – in considerazione delle richieste e alla lista d’attesa, avemmo bisogno di molte più sedute operatorie. Ma questo è un problema legato al numero esiguo di anestesisti. L’attesa, dal momento della visita all’intervento chirurgico, da noi va dai sei mesi a un anno. Ovviamente i pazienti con patologia neoplastica acquisiscono priorità, comunque si tratta di un dato decisamente sotto la media nazionale. In altre realtà si parla di un anno, un anno e mezzo. Questo porta anche pazienti di altre province, come del Catanese, a farsi operare qui perché lì le liste d’attesa sono più lunghe”. Il vero gap, il vero ostacolo al successo dell’unità risiede nella penuria di personale. “I medici da me vogliono venire – osserva Scaffidi Abbate – il problema è però legato alla pianta organica. D’altronde l’endocrinologia è una branca di nicchia che vede pochi medici in Sicilia. Ecco perché in passato molta gente andava via, ma ora Caltanissetta è un punto di riferimento e sia i medici di medicina generale che gli specialisti endocrinologi sanno che il nostro centro assicura un’offerta di qualità, offre soluzioni ai problemi chirurgici”. E a scarseggiare non sono solo i sanitari, anche i riconoscimenti ufficiali sembrano latitare. “Siamo spesso invitati nei congressi nazionali e internazionali a relazionare sulle nostre tecniche e sui numeri e questo è per noi motivo di grande orgoglio. Molto spesso veniamo invitati a congressi endocrinologici per portare la nostra esperienza e metterla a confronto con le altre strutture italiane. Peccato che a volte questi numeri nessuno se li va a guardare, e dire che questi dati si trovano sui computer. Basterebbe un clic”. Il direttore ringrazia la direzione strategica “e in particolare il direttore generale Salvatore Lucio Ficarra per l’attenzione che ha sempre dimostrato” e al quale tende un assist. “Il mio desiderio è accrescere il numero dei medici. Se si poetesse incrementarlo gestiremmo meglio i quattro ambulatori con la nostra presenza più volte alla settimana. il mio obiettivo è quello di portare l’endocrinologia all’ospedale di Gela. A Gela abbiamo l’ambulatorio ma non abbiamo i posti letto questo perché non ci sono i medici, se li avessi potrei quasi azzerare l’indice di fuga. D’altronde l’unica percentuale di fuga riguarda i pazienti da Gela verso Catania”. Legittima aspirazione di chi, con i numeri e la passione dalla sua parte, sa che a Caltanissetta la buona sanità esiste. E che partendo dalla cura e dall’assistenza delle persone si può risalire nelle classifiche. Anche le più sfavorevoli e spesso impietose.