Primopiano

“Il futuro è già qui, è ora e in mano a ciascuno di voi. Fatti, non parole”, in aula consiliare a Caltanissetta la celebrazione natalizia del Vescovo Mons. Russotto

“Res non verba”, locuzione latina che accoglie in sé una profonda riflessione. Un invito giunto dal Vescovo di Caltanissetta, Mons. Mario Russotto, durante la celebrazione liturgica in aula consiliare avvenuta questa mattina, 23 dicembre.

“Res non verba”, ovvero “Fatti non parole”. Frase scritta su una parete della stessa aula, che va letta, memorizzata, applicata e che trova riscontro in ciò che il Natale ci racconta.

“È un fatto che Dio si abbrevia nel volto uomo di un bimbo che sceglie di attraversare il grembo di una donna per essere uno di noi, uno con noi – ha affermato Mons. Russotto –. E il suo primo nome con cui i Vangeli chiamano Gesù è ‘Infante’, senza parole, perché è un fatto.”

Gesù si è fatto carne, ed è un fatto così luminoso da aver attirato pastori e magi, gente del popolo verso la piccola Betlemme che “oggi torna in anima perché Dio sceglie di farsi uomo, nella piccolezza, senza clamore, senza proclami – ha continuato il Vescovo –, diversamente dal proclamo di Cesare Augusto che ordina il censimento di tutti i sudditi”.

Gesù viene nel silenzio – fatti non parole – e per trent’anni è rimasto nella casa di Nazareth facendo l’artigiano, il falegname con Giuseppe: “Non una parola viene riportata di questi trent’anni – ha proseguito Mons. Russotto –, se non quella nel passaggio dall’adolescenza alla giovinezza. Quando apre la porta dopo trent’anni è per compiere prodigi: dare la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, far camminare gli zoppi”.

Le parole di Gesù vengono pronunciate per commentare fatti di vita che mirano alla promozione degli individui, dei peccatori, “per cui si lascia baciare i piedi da una prostituta, la perdona, dà a tutti la possibilità di ricominciare sempre”.

Dio chiede di essere onesti nel pensare e nell’agire in questo tempo di oscurità morale, valoriale; di oscurità della giustizia e delle relazioni fraterne e internazionali.

“In questo tempo in cui la pace è sepolta noi dobbiamo imparare a seppellire l’ascia di guerra” ha invitato ancora Mons. Russotto –. “Dobbiamo tessere la pace dentro le nostre coscienze esercitando la prudenza e la conoscenza.”

È necessario divenire maestri di civiltà, di unirsi per umanizzare la società e “se ciascuno di noi si adoperasse a scrivere ogni giorno nel diario della propria vita fatti e non parole, noi avremmo una città davvero luminosa.”

La città appartiene a ogni cittadino, e Gesù viene per illuminare i cuori, i passi, le menti. Ed è ai cuori di chi si incontra, a volte si scontra e si confronta in aula consiliare che il Mons. Mario Russotto che ha parlato, invitando a promuovere il bene di Caltanissetta, al di là delle appartenenze perché “se le appartenenze valgono più del bene comune della nostra città, avete tradito il voto del vostro concittadino; se invece vengono messe in secondo piano rispetto al bene comune allora si potrà programmare, progettare, pensare assieme, quando è più utile al rilancio, alla rinascita, allo sviluppo della nostra amata città di Caltanissetta.”

“Sia questo Natale – ha proseguito il Vescovo – l’inizio di una speranza in questo tempo triste, smarrito, confuso, difficile, anche dal punto di vista economico, lavorativo. Dobbiamo mettere in evidenza il bene che siamo, il bene che facciamo, allora sì, sarà Natale. Regalate voi stessi a questa città come fari luminosi – ha concluso –, come opere di bene, perché il futuro è già qui, è ora ed è in mano a ciascuno di voi.”

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