CALTANISSETTA. Il 5 dicembre presso la Camera del Lavoro della Cgil di Caltanissetta un’iniziativa che si inserisce nell’ambito della campagna della Cgil Sicilia dal titolo ” la controffensiva delle donne siciliane contro autonomia differenziata”
Si tratta di un Focus sui servizi per la prima infanzia che in Sicilia hanno subito le disattenzioni del governo regionale e i tagli di quello nazionale. La legge di bilancio 2022 aveva fissato come obiettivo per il governo italiano di garantire entro il 2027 una copertura del 33% dei nidi infanzia su base locale sia a livello comunale che di bacino territoriale.
Secondo il segretario generale Rosanna Moncada, si tratta di un obiettivo messo in discussione dal recente Piano Strutturale e di Bilancio di Medio Termine inviato a Bruxelles. “Seppur distante dal target europeo del 45% fissato per il 2030, il Governo nel Piano ha dichiarato che gli stanziamenti consentiranno di raggiungere il 33% di copertura del servizio sul territorio nazionale, come previsto dalla normativa, nonostante la riduzione del 30% alle risorse originariamente destinate.
Tuttavia, il Piano ridimensiona questo obiettivo a un 15% di copertura su base regionale, rendendo ancora più incerto il raggiungimento del livello nazionale, e sono stati anche ridotti i fondi previsti per sostenere i costi di gestione. Tale riduzione non solo comprometterebbe le possibilità di raggiungere il nuovo obiettivo europeo, ma accentuerebbe le attuali disuguaglianze territoriali, penalizzando bambine e bambini del Mezzogiorno e delle aree interne, che gi dispongono di una dotazione di servizi più limitata. Con il decreto n.79 del 2024 a fronte di 6451 posti nido da attivare in Sicilia con i fondi PNRR, per la provincia di Caltanissetta risulta un numero esiguo ed insufficiente, solo 353 e solo in 6 comuni: Gela Niscemi San Cataldo, Mazzarino, Riesi,e Delia”.
“La provincia complessivamente – secondo Rosanna Moncada – registrava già un gap infrastrutturale in tal senso con soli posti autorizzati nel 2021 negli stessi comuni pari a 258. A livello nazionale il taglio imposto dal governo nazionale alle risorse destinate dal pnrr agli asili nido penalizza ulteriormente la provincia perché’ ne riduce l’attivazione di ulteriori posti necessari ,senza considerare che la gestione della spesa corrente è pregiudicata dal venire meno delle risorse del pac da giugno 2024.
Ampliare l’offerta educativa significa dare maggiore opportunità anche a un intera filiera lavorativa (insegnanti, assistenti sociali, psicologi) e soprattutto alle tante donne che sono costrette a lasciare il proprio lavoro o a rinunciare ad accedervi perché devono occuparsi della cura dei propri bambini”.