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Il giorno dell'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia sono state messe in stato di piena allerta le basi delle forze strategiche con le armi nucleari russe, per la prima volta al di fuori di una esercitazione. A svelarlo è un disertore russo che, prima di riuscire a lasciare il Paese, prestava servizio presso una di queste installazioni. Questo stato di allerta è durato due o tre settimane, ha precisato. "Prima di quel giorno, questa situazione si era verificata solo durante le esercitazioni. Ma nel momento in cui è iniziata la guerra, le armi erano pienamente operative. Eravamo pronti a far partire i vettori in mare e cielo, con le forze pronte sulla carta per un attacco nucleare", ha dichiarato Anton, come viene identificato l'ex o presunto ex ufficiale delle forze strategiche russe, in una intervista alla Bbc in un sito segreto fuori dalla Russia. Tre giorni dopo l'inizio dell'invasione, Vladimir Putin aveva dichiarato che le forze di deterrenza nucleare erano state messe in "modalità speciale di combattimento", modalità effettivamente attivata il 24 febbraio, secondo le parole dell'ex militare. In quei giorni ad Anton era stato impartito "l'ordine criminale" di tenere lezioni per i militari ai suoi ordini sulla base di linee guida scritte in cui si descrivevano i civili ucraini come combattenti da "distruggere". "Questa per me era una linea rossa. E' un crimine di guerra. Ho detto che non avrei partecipato a questa propaganda". Per questo era stato trasferito a una brigata di assalto regolare in un'altra zona del Paese, da cui sarebbe in seguito stato dispiegato al fronte. A queste unità di "carne da cannone" vengono usualmente assegnati coloro che si oppongono alla guerra. Anton ha quindi firmato per terminare il suo servizio nelle forze armate ed è riuscito a lasciare il Paese con l'organizzazione che aiuta i disertori "Idite Lesom" (imboscatevi) che al momento viene contattata da circa 350 soldati al mese. L'unità di Anton al sito strategico, una forza di reazione rapida responsabile della sicurezza della base nei primi giorni dell'operazione militare speciale era "confinata all'interno del sito". "Tutto quello a cui avevamo accesso era la televisione russa. Ho automaticamente eseguito gli ordini, anche se non capivo di cosa si trattasse. Non stavamo combattendo in guerra, stavamo solo facendo la guardia alle armi nucleari". Sono assegnate alle forze nucleari solo militari in carriera, non di leva. "Ci sono controlli continui e macchine della verità per tutti. Il compito è quello di respingere o lanciare un attacco nucleare", spiega. "Fra le mie responsabilità, c'era quella di assicurarmi che i soldati sotto di me non portassero telefoni all'interno della base". "E' una società chiusa, non ci sono stranieri. Se vuoi che i tuoi genitori vengano a trovarti devi presentare una richiesta all'Fsb con tre mesi di anticipo". "Eravamo costantemente impegnati in esercizi di addestramento. Il nostro tempo di reazione era due minuti". "Possono esserci alcuni tipi di armi datate in alcune zone, ma il Paese ha un arsenale nucleare enorme, una immensa quantità di testate, incluse pattuglie da combattimento costantemente dispiegate a terra, mare e cielo", sottolinea il militare. "L'opera di mantenimento delle armi nucleari viene svolta in modo costante, non si ferma neanche per un minuto", aggiunge, respingendo l'idea che l'arsenale russo sia arrugginito. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
di Redazione 1
Mer, 27/11/2024 - 07:19