È ritornata ieri in Cattedrale la settecentesca statua argentea dell’Immacolata che per circa quattro mesi è stata oggetto di restauro presso una ditta specializzata di Partanna. A darne il gioioso annuncio è stato il parroco don Gaetano Canalella, esortando i fedeli a prepararsi a “onorarla liturgicamente e comunitariamente nel giorno della sua festa”.
È stata la Soprintendenza ai beni culturali di Caltanissetta, guidata dall’arch. Daniela Vullo, ad espletare l’iter per l’assegnazione dell’intervento con finanziamento regionale, procedura avviata nel novembre dello scorso anno e conclusasi con l’affidamento dell’incarico alla ditta Restauro Teri di Rosalia Maria Chiara Teri con sede appunto nel comune trapanese: il relativo contratto è stato stipulato il 5 dicembre 2023. La consegna dei lavori è avvenuta il 31 luglio scorso, quando nella sacrestia della Cattedrale si è proceduto alla svestizione dell’argento della statua lignea prima del suo
trasporto a Partanna: erano presenti il parroco don Canalella, la titolare della ditta incaricata del restauro Rosalia Maria Chiara Teri, i funzionari della sezione per i beni architettonici storico artistici paesaggistici e demo etno antropologici della Soprintendenza arch. Filippo Ciancimino quale direttore dei lavori, e geom. Michele Angelo Nicosia responsabile unico
del procedimento. L’importo di spesa fissato a base di gara era di 7.600 euro sul quale la ditta ha proposto il ribasso del’’8%, per un totale contrattale ed
oneri di 7.392 euro oltre Iva. L’intervento ha riguardato la bonifica e il ripristino di alcune parti deteriorate della struttura lignea della statua e del relativo basamento.
Il simulacro, molto caro alla devozione dei nisseni, risale al 1760 quando a commissionarlo fu il parroco del duomo Antonio Morillo, per sostituire quello precedente risalente al 1682. A realizzarlo, assieme al piedistallo, fu lo scultore licatese Antonio Lacerda, mentre Giacomo Glorioso provvide al rivestimento in argento. Nel novembre 1986 la statua subì il furto sacrilego degli addobbi argentei, tra cui il grande stellario, e la mutilazione del braccio sinistro. Venne restaurata a San Cataldo dalla ditta Giuseppe Emma e il rifacimento della veste argentea operato a Palermo dalla ditta di Giovanni Scafidi. La città si mobilitò con una contribuzione popolare, mentre i gioiellieri nisseni offrirono parte dell’argento. Nella circostanza
fu costituito un apposito comitato per sovrintendere alle operazioni di restauro, terminato il quale la statua ritornò alla sua cappella in Cattedrale in un rinnovato splendore, accolta dalla città in festa.