Dalla provincia

L’ultimo cd “Femmina” della mussomelese Gera Bertolone Nostalgia della terra, tra ninne nanne e suoni rock (di Tonino Calà)

Si ascoltano nenie, canti di lotta, dolcezze femminili per il piccolo figlio da cullare tra le braccia affettuose di sua madre, in una terra odorosa, attraversata dalla nostalgia che la consuma, e il racconto dell’emigrazione, vissuta come una necessità, forse, come una fuga.  Calibrati arrangiamenti arabeschi riprendono gli antichi suoni di un pop locale. “Femmina”, l’ultimo lavoro di Gera Bertolone, è la narrazione curata di melodie popolari e di colti suoni della classicità, una musica appassionata che si fa musica raffinata, con un testo narrato in lingua siciliana e il contrappunto di violini e strumenti ad archi, creazione avvolgente di sogni struggenti e di voli pindarici e di speranze alimentate dal proprio amore per la propria terra nel suono fluido del suo clarinetto.  Mai si era vista una Gera Bertolone così lontana e così vicina, tra la metropoli di Parigi e le campagne aspre del Vallone. E scorre il vino della memoria, il suo profumo di mosto, odori acri e fave cotte, nella terra posseduta dal ricordo, onirica sensazione di “rose e di soli, aquile e grani d’oro”, e “pane cunsatu”, religione di un sentimento famigliare e collettivo, ancora presente nell’artista che è andata via e vive la sua nostalgica lontananza da quel porto inquieto che ha lasciato.  Destino e sorte di una vocazione alla libertà che si emancipa dal proprio passato, un merletto di sensazioni e di ricordi dolcissimi nella voce delicata di Gera, tra chitarre rockeggianti e sinfonie eleganti. Nei suoi testi sanguigni, il tracciato dei ricami barocchi della musica che evoca la sua terra, tessuta da melodie e ninne nanne dondolanti, come in un romanzo di formazione che libera tutta la sua dolorosa epopea di artista migrante, in un altrove pieno di gioia e di desiderio d’avventura.  (Tonino Calà)

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