Anche sul piccolo e grande di questo territorio ne ho scritto già di centinaia nelle zone del nostro paese, purtroppo mi rendo conto che ce ne sarebbero ancora di migliaia, e si potrebbe pure fare un mare di libri o come di immaginarseli cosa fossero, ma più di conoscerli, ormai, che si sono già perduti ed altri, peccato, tutti si stanno dimenticandoli di un pezzo della nostra vita di quel tempo di tanti anni fa. Oggi, per esempio, cercheremo di capire cosa significa di quella “Mandra” da “Nera” e da “Rossa”, da “Piano” e da “Cunti”, con almeno di questi quattro nomi. Altrove, come nella zona di Racalmuto (AG), c’è solo di una “Mandra di Piano”, oppure su quella “Mandra Giumenta”, sotto da Sutera ed in qualche comune vicino sia da Sortino (SR) oppure da Caltavuturo (PA), in cui la “giumenta” (jumenta), la consideravano a quel tempo di una “femmina dell’asino o di una cavalla da sella”. Ma qui, solo da noi che ci erano uniche di tre “Mandre/mandrie”, nella zona della Mappa, nonché del “Monte Polizzello” (Pulizzeddu) sud, cosiddetto più antichissimo, di almeno 1500 anni fa, rispetto all’altro del nord Polizzello, chiamato più recente, solo di circa due secoli, e meglio definito, invece, da “’u Ciensu”, e da nessuna parte in Sicilia esistono da solo altre tre qui vicinissime e stranissime. E queste tre “Mandre” quasi li immaginò come del poeta Leopardi su “Lion di tori entro una mandra. Or salta a quello in tergo e sì gli scava…”; e pure “Tra le acacie si scorgevano mandrie di zebù e frotte di capre con i loro pastori” (scrittore G. Comisso)! E sarei curioso di sapere che, tanti anni fa, c’erano numerosissime “mandrie” con delle enormi greggi che, ora, non esistono più. Tanti, pastori e mandriani, guidavano e custodivano quell’enorme branco di pecore, delle capre e delle vacche, erano migliaia per tutta quella Contrada Mandra di Piano, Nera e Rossa, sia nella zona più alta per l’estate, e, più in basso, nella pianura. Mi viene in mente, ma visto che non ci sono certezze scritte, ma sulla “Mandra Nera” ci furono probabilmente di migliaia di quelle mucche nere sulla pelle e pure di tante pecore, sia in bianco sul corpo e nero sul viso, oltre di tante capre nerissime. Ricordo che già da bambino sulla “Cicuta” mio nonno mi fece vedere tante volte di quei buoi, forse venti o trenta, che erano a metà rossi ed in altri neri scuri. Anche da alcune foto che li si vedono qui, sia sulla Piazza Umberto I del 1937 e nella zona in basso del castello di cent’anni fa, le vacche sono tutte nere o scurissime. Anche una foto di 120 anni fa, vicino in basso al castello arabo-normanno, verso ovest, in cui si vedono una trentina di pecore e, tra cui, alcune sono pure nere. Nella “Mandra Rossa” i buoi sarebbero più rossi, e, forse, come anche nelle pecore e nelle capre!? E per la Contrada ed il Cozzo della “Mandra di Piano”, sia in basso ed in alto, ci furono migliaia di un branco soprattutto di una “transumanza” tra gli “armenti e le gregge ne’ fecondi prati si ragunavano a pascolare” (poeta di Torquato Tasso)! Anche le testimonianze di quella “Mandra” risalivano all’età preistorica, prima dei sicani. Tantissime grotte non mancano mai, e con delle mura quasi rossastre. Non a caso c’è, pure, vicinissimo alla Mandra del Piano, che si vede un “Monte Castellaccio” (Casteddazzu), e che forse vorrà capirci cosa vuol dire di quel tempo lontanissimo.