Il nisseno Giovanni D’Aquila conquista un altro gradino nella scena della musica classica, portando il nome di Caltanissetta oltre il territorio della Sicilia e affascinando il pubblico con le sue note autentiche e originali.
Compositore e docente di composizione al Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo, Giovanni D’Aquila si approccia al mondo della musica a nove anni con il pianoforte per poi seguire quel bisogno incessante di esprimere la propria creatività più liberamente con la composizione, perché “per me scrivere musica significa potermi esprimere – spiega Giovanni D’Aquila –, poter rappresentare me stesso in tutti i modi in cui la musica me lo consente e con un linguaggio che mi permette di comunicare all’esterno i miei sentimenti, le mie sensazioni.”
Scrive
musica di tutti i tipi, prevalentemente musica classica, anche su commissione.
Ha scritto e composto balletti, opere liriche, una delle quali è stata
rappresentata nel 2010 nella stagione del Teatro Massimo di Palermo con lo
spettacolo «Alice nel paese delle meraviglie».
Lo scorso 9 novembre, al teatro Chiabrera di Savona, per la stagione lirica autunnale dell’Opera Giocosa, è andato in scena, in prima assoluta, lo spettacolo “Il caso Pertini”, che ha raccontato lo storico processo per l’espatrio clandestino di Filippo Turati, affiancato da Sandro Pertini, con un cast di alto profilo e la cui musica è stata composta da Giovanni D’aquila.
L’idea di mettere in scena il processo di Savona nasce dal direttore artistico Giovanni Di Stefano ed è il frutto di due anni intensi di lavoro, tra lunghe ricerche e pile di documenti utili a ricostruire con precisione eventi e personaggi. “Il Caso Pertini” è un’opera lirica da camera sulla rappresentazione diretta del processo che si tenne nel 1927, e che cammina lungo uno sviluppo narrativo messo in atto attraverso il racconto della giornalista Barbara Barclay Carter, interpretata da Manuela Custer, mezzosoprano, unica giornalista straniera e corrispondente del Guardian di Manchester, che riuscì a infiltrarsi tra il pubblico del processo sostenendo di essere la cognata di Carlo Rosselli, il quale era sposato con una donna inglese.
Il libretto dell’opera è stato scritto da Emanuela Ersilia Abbadessa, scrittrice, giornalista e musicologa catanese, la quale ha contribuito a trovare il giusto equilibrio per raccontare l’evento.
“Basare l’opera sulla rappresentazione diretta del processo, nella sua natura giudiziaria, sarebbe stata troppo schematica, perché sarebbero mancate quelle spinte che favoriscono la tensione drammaturgica – afferma Giovanni D’Aquila –. La soluzione è arrivata da Emanuela Abbadessa che ha pensato di svilupparla attraverso la narrativa partendo proprio dalla figura della giornalista Curter che racconta l’intero processo.”
Infatti, lo spettacolo ha inizio con i ricordi evocati dalla stessa Curter dopo aver ricevuto una lettera da un’amica degli Stati Uniti riguardante il processo Rosenberg, nel 1951. Ed è proprio il leggere quella notizia che la memoria di Curter si accende sul processo di Savona, raccontato, poi, attraverso la sua voce dalla quale emerge l’intera storia e le altre figure protagoniste: Carlo Rosselli, interpretato dal tenore Matteo Mezzaro, che rappresenta gli imputati; L’Ombra di Sandro Pertini, interpretata dal baritono Michele Patti, e “Ombra” proprio perché Pertini era fuggito in Francia; il Giudice, interpretato da Raffaele Barca.
Ad accompagnare lo spettacolo anche l’Orchestra sinfonica di Savona e il Coro del Teatro dell’Opera Giocosa, con il Maestro Gianluca Ascheri.
L’essenza dell’opera andata in scena risiede nella volontà di puntare l’attenzione sul rapporto tra etica e legge, rifuggendo dalle sfumature politiche di cui era intriso il processo. Un pubblico entusiasta sotto uno scroscio di applausi è stato il risultato che ha confermato l’eccellenza di uno spettacolo che ha ricostruito uno dei fatti storici più importanti del Novecento.