Salute

Sicilia, dighe ormai quasi a secco. «Restano 70 milioni di metri cubi»

Fabio Russello - La Sicilia

Sicilia, dighe ormai quasi a secco. «Restano 70 milioni di metri cubi»

Sab, 19/10/2024 - 15:17

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L’acqua sta finendo per davvero in Sicilia. L’allarme è stato lanciato dall’Anbi, l’Associazione nazionale consorzi di tutela gestione territorio e acque irrigue ed è confermato dal bollettino della Regione che dà, attraverso i numeri, la fotografia della situazione degli invasi. L’Osservatorio Anbi ha per esempio rilevato che in Sicilia le riserve idriche residue utilizzabili siano soltato di 55 milioni di metri cubi che peraltro – rileva l’Associazione – vanno esaurendosi più rapidamente di quanto previsto, nonostante i provvedimenti che limitano le erogazioni con turni di distribuzione che soprattutto nella fascia centromeridionale dell’isola superano gli otto giorni creando una situazione non da Paese del G7 ma da Paese in via di sviluppo. Il paradosso è che le piogge di questa settimana però anziché far tirare un sospiro di sollievo rischiano di diventare «una minaccia concreta», a causa delle fredde correnti artiche che andranno a scontrarsi con i venti caldi di scirocco, su un mar Mediterraneo dove la temperatura dell’acqua si aggira ancora tra i 23 ed i 25 gradi: una combinazione di elementi che potrebbe generare fenomeni estremi come ad esempio i “medicane”, veri e propri uragani che si formano nel Mediterraneo e che sono sempre più simili ai fenomeni tropicali. L’ALLERTA ARANCIONE. Per oggi ad esempio in Sicilia la Protezione civile regionale ha dichiarato l’allerta arancione (preallarme). Sono previste «precipitazioni diffuse, a prevalente carattere di rovescio o temporale, sui settori occidentali, centro-meridionali e ionici, con quantitativi cumulati da moderati a elevati e da sparse a diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale, sui restanti settori, con quantitativi cumulati generalmente moderati. I venti saranno forti a burrasca sud-orientali sui settori ionici e sulla zona dello Stretto di Messina e forti nord-ocCONSORZI DI BONIFICA Filbi-Uila: «Tutelare tutti i lavoratori» PALERMO. «Abbiamo offerto massima disponibilità al confronto per una riforma dei Consorzi di bonifica che tuteli tutti i lavoratori, nessuno escluso. Le nostre proposte, pure apprezzate a parole nel corso dell’audizione in terza Commissione dallo stesso presidente onorevole Gaspare Vitrano, sono state ignorate. Non ne troviamo traccia, sorprendentemente, nel testo inviato all’Ars. Vogliamo credere in una svista casuale, cui certamente porrà rimedio l’Assemblea nell’esame finale del disegno di legge». Protesta il segretario generale della Filbi-Uila Sicilia, Enzo Savarino (nella foto) dopo avere letto relazione e disegno di legge della Commissione Attività produttive sul riordino dei Consorzi di bonifica. «Siamo fortemente preoccupati – afferma l’esponente sindacale – per un Ddl che non prevede esplicitamente, come noi avevamo richiesto e come ci era stato assicurato in Commissione, il diritto al lavoro per l’intero personale con contratto a tempo determinato e indeterminato in servizio alla data di liquidazione degli attuali, undici, consorzi. Prendiamo atto che il testo normativo è rimasto invariato, nonostante le garanzie ricevute su una nostra richiesta sostenuta anche da altre sigle sindacali. Avere omesso, fra le proposte della Filbi, l’aggettivo “tutto” prima della parola “personale” al comma 4 dell’articolo 37 del Ddl e il diritto al passaggio “senza soluzione di continuità” rischia di aprire un’altra stagione di contenziosi e una pericolosa fase di incertezza occupazionale in attesa che nei nuovi enti, destinati alla gestione delle associazioni datoriali, vengano approvate le piante organiche».

«Abbiamo sempre sollecitato – conclude – una riforma giusta ed efficace, non una legge tanto per farla o peggio. La professionalità e l’impegno dei lavoratori, ampiamente dimostrati in questi anni, vanno salvaguardati e valorizzati per dare efficacia e spessore all’azione di enti fondamentali per contrastare le emergenze del nostro territorio. La siccità, l’allarme incendi, il dissesto idrogeologico. Accetteremo solo e soltanto una riforma basata su certezza di mantenimento dei livelli occupazionali, stabilizzazione dei precari, disponibilità di risorse». l cidentali sui settori occidentali. Mari da molto mosso ad agitato lo Ionio e molto mossi i settori occidentali del Tirreno centro-meridionale e lo Stretto di Sicilia». Le previsioni dicono che il maltempo e la pioggia dureranno per diversi giorni e questo porterà sicuramente beneficio agli invasi siciliani ridotti ormai ai minimi termini. LE DIGHE. L’allarme dell’Anbi è infatti confermato anche dal bollettino del dipartimento regionale dell’autorità di bacino del distretto idrografico siciliano. I numeri dicono che negli undici invasi siciliani utilizzati anche per l’acqua potabile c’è solo 17% di acqua rispetto alla capacità complessiva: in teoria potrebbero contenere poco meno di 409 milioni di metri cubi, ma – dato rilevato al primo ottobre scorso – la disponibilità è di poco più di 69 milioni di metri cubi. Un mese fa era di circa 78 milioni di metri cubi. I risparmi e i pozzi ripristinati dalle aziende locali che gestiscono il servizio idrico, su indicazione della Protezione civile, ha fatto sì che si consumassero “solo” otto milioni e mezzo di metri cubi. C’è però acqua solo per qualche altro mese, al netto delle piogge che nelle prossime settimane faranno alzare – si vedrà di quanto – il livello delle dighe. Delle undici dighe utilizzate anche per l’acqua potabile, due (Fanaco e Piano del Leone) sono prosciugate. Resistono Poma e Rosamarina, che hanno ancora rispettivamente 20,5 e 13,5 milioni di metri cubi. Solo per fare un raffronto con la già difficile situazione dello scorso anno, nelle undici dighe che producono acqua potabile nell’ottobre del 2023 c’erano invasati 177,5 milioni di metri cubi. Rispetto allo scorso anno ce n’è circa il 40%. La Regione monitora in tutto una trentina di dighe, la maggior parte delle quali utilizzate per scopi irrigui e diverse anche per la produzione di energia elettrica. Le trenta dighe hanno una capacità complessiva di poco più di un miliardo di metri cubi, ma al momento l’acqua invasata è di circa 187 milioni di metri cubi (e a settembre erano 202 milioni). L’anno scorso l’acqua invasata era complessivamente di oltre 356 milioni di metri cubi. Numeri allarmanti che non promettono nulla di buono per i prossimi mesi al netto della quantità di pioggia che cadrà.