(Adnkronos) – Per molti studi professionali si è presentata negli ultimi due anni la difficoltà a reperire un numero sufficiente di ingegneri per far fronte all’incremento di volume delle commesse. Si è dunque ribaltata la situazione precedente, caratterizzata da molti studi professionali con poco lavoro. Occorre chiedersi sin da ora se questo fenomeno di crescita dei redditi sia solo transitorio e, soprattutto occorre chiedersi se esso è stato l’occasione per molti professionisti di riorganizzarsi, di crescere in termini dimensionali e di rafforzare il proprio potere di mercato. E’ quanto rileva il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, in uno studio reso noto oggi in occasione del 68° Congresso nazionale di categoria. Dall’altro lato il sistema ordinistico non sembra avere sostanzialmente beneficiato di questo cambio di passo. Sebbene il contesto economico sia mutato, il numero di laureti che decide di sostenere l’esame di Stato resta esiguo ed ancora più ridotto è il numero di coloro che decidono di iscriversi all’Albo professionale. Negli ultimi 5 anni mediamente solo il 10% dei laureati ha proceduto all’iscrizione all’Albo. L’incremento marginale degli iscritti è dunque sempre più ridotto e non si intravede un vero ricambio generazionale. Il 65% degli iscritti all’albo degli ingegneri ha più di 45 anni. Nel medio periodo peserà, verosimilmente, anche il fatto che l’incremento marginale dei laureati nel settore civile ambientale è decrescente, mentre aumentano progressivamente i laureati in ambiti come quello gestionale, biomedico e clinico ed informatico. In sostanza si riduce progressivamente la platea di ingegneri a cui l’Albo professionale si è sempre rivolto e aumenta la platea di ingegneri per i quali al momento l’iscrizione all’Albo assume minore rilievo per poter operare nel mercato del lavoro. Permane inoltre, in forma più accentuata che nel resto delle forze lavoro, la differenza di genere. Sebbene in progressivo aumento, le donne iscritte all’Albo degli Ingegneri sono ancora una minoranza, ovvero il 17% del totale. Tra chi esercita la libera professione (quindi tra gli iscritti ad Inarcassa), le donne ingegnere sono il 15% ed il loro reddito medio annuo è appena il 60% di quello degli uomini. Per il Centro studi Cni è sufficiente osservare le più recenti dinamiche del mercato del lavoro per capire come il settore dell’ingegneria sia sottoposto a cambi di traiettoria profondi che il sistema ordinistico deve meglio focalizzare e soprattutto interpretare. Negli ultimi anni si è consolidato il gap tra domanda delle imprese e offerta di competenze e figure operanti nell’ingegneria. Vi è ormai una carenza preoccupante di ingegneri, rispetto alle offerte di lavoro, che è nell’ordine delle migliaia di unità all’anno, nonostante il numero di laureati sia in aumento. Nella grande maggioranza dei casi non sono le competenze ad essere considerate insufficienti dai datori di lavoro, ma la mancanza di candidati. A questo si aggiunge che le figure maggiormente richieste sono quelle che operano nell’ambito dell’ingegneria dell’Informazione e dell’Ingegneria industriale e nel futuro si prevede che le stesse competenze richieste in ambito ingegneristico saranno sostanzialmente differenti da quelle attuali. Le disparità di genere colpiscono l’ingegneria nella stessa misura degli altri settori produttivi e sono il segnale di una ‘strutturale’ carenza di strumenti di welfare che non consentono, nel nostro Paese, di alleggerire il peso delle cure parentali che grava prevalentemente sulle donne e che non consentono ad esse una efficace conciliazione dei tempi lavoro-famiglia. Sullo studio e sulla proposta di strumenti di welfare e di lotta alle disparità di genere le strutture di rappresentanza dei professionisti hanno un lungo percorso da compiere, perché i dati sono inequivocabili. Vi è un messaggio importante e forte che emerge dai dati oggi disponibili, ovvero che il sistema ordinistico deve essere in grado di parlare e attrarre le nuove generazioni di ingegneri e le ‘nuove’ ingegnerie. Deve essere in grado di rappresentare e di combattere le disparità di genere, deve creare un migliore collegamento con il sistema universitario, favorendo l’inserimento dei professionisti nel mercato del lavoro. Questo significa anche imparare a comprendere meglio le esigenze e le aspirazioni dei professionisti, il quadro generale in cui essi si collocano e trovare una capacità di rappresentanza degli interessi che operi su un percorso nuovo e con un linguaggio efficace. —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)