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Nissa-Sancataldese, al Tomaselli lo striscione che va al di là del tifo: il trionfo del cattivo gusto

In campo il derby è finito 3-3, ma sugli spalti, oltre ai soliti sfottò più o meno carichi di passione e odio sportivo, stavolta c’è stata una nota stonata che non avrebbe dovuto esserci e che, invece, c’è stata. Dalla curva dei tifosi organizzati della Sancataldese è comparso uno striscione con su scritto: “Giammusso o Giovannone chi dei due è più c.”. Uno striscione che ha letteralmente rubato alla sportività e alla sagra dello sfottò quel quid che, fino a quel momento, aveva caratterizzato la partita sugli spalti…”San Cataldo senza provincia”, oppure “Dominio Nisseno”, i catallini e i maunzisi sempre e per antonomasia pezzi di…ma esibire uno striscione con su scritti i cognomi di un ex presidente della Nissa e dirigente tra i più apprezzati del panorama calcistico regionale e nazionale, e quello dell’attuale presidente biancoscudato, ha letteralmente fatto passare in secondo piano quell’atmosfera, quel clima da derby che, fino a quel momento, aveva caratterizzato la sfida. Il calcio è sfottò, ma lo sfottò non appartiene mai alla categoria offesa né tantomeno alla categoria offesa gratuita. Il calcio è bello perché sugli spalti consente di azionare la fantasia, ma questa non è fantasia: questo è qualcosa che non appartiene, in primis a tutti i sancataldesi. Giungere ad una conclusione del genere sarebbe un errore tanto grave quanto imperdonabile in quanto l’iniziativa di pochi non può e non deve macchiare in alcun modo la condotta esemplare di tanti che hanno vissuto il derby come una festa di calcio e sport. Tuttavia, simile episodio, proprio perché grave e perché frutto di una minoranza, non può e non deve far perdere di vista che non si può fare di tutte le erbe un fascio, ma anche che occorre sensibilizzare le tifoserie, siano esse quelle padrone di casa o quelle ospiti, ad un uso più sportivo, canzonatorio, ma non offensivo degli striscioni; in quello striscione si sarebbe potuto scrivere di tutto, ma quella frase no, perché squalifica, perché eticamente non è corretta, perché offendere qualcuno in maniera così gratuita non può e non deve essere considerata la massima realizzazione di un tifoso. Pensa un po’ cosa sarebbe accaduto se nella curva della Nissa fosse comparso uno striscione del genere. A costruire rime volgari (non in volgare) non ci vuole niente, basta prendere il finale di un cognome e trovare l’accostamento volgare, ma è giusto tutto questo? E’ lecito offendere in maniera gratuita? Cosa c’entra un’offesa personale con una partita di calcio? Questo pezzo sarebbe stato scritto dalla nostra redazione anche se quello striscione fosse stato esposto nella curva della Nissa, perché non si può credere solo a parole in un calcio migliore: bisogna invece impegnarsi affinchè qualcosa cambi; e per farlo bisogna remare tutti nella stessa direzione: si agli sfottò, purchè non diventino offese personali. Perché il calcio è bello, ma a farlo diventare lo sport più brutto non ci vuole niente. E allora tutti, addetti ai lavori, tecnici, dirigenti, giocatori, tifosi, tutti, adoperiamoci affinchè il calcio possa cambiare. Qui non si vogliono fare processi. Giovannone e Giammusso sono due grandi dirigenti che tanto hanno dato al calcio e allo sport e non hanno certo bisogno di tribune o avvocati, o difensori. Non sarà certo uno striscione a cambiare la considerazione che la gente ha nei loro confronti, ma proprio per questo diventa importante che il calcio lanci un messaggio forte affinchè si finisca di giocare con lo sfottò a forma di offesa personale; gli sfottò non devono avere nulla di personale altrimenti non indicano più una parte del tifo, ma persone fisiche, e questo non è giusto. Dunque, nota stonata con la consapevolezza che episodi del genere non abbiano mai più ad accadere se si vuole un calcio positivo e propositivo di cui essere portatori sani. No alle offese personali, si al tifo.

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