Cronaca

L’arte di Michelangelo Lacagnina e la sua costante naturale di raccontare la tradizione siciliana: “Sono stato sempre attratto dalla quotidianità del nostro territorio”

Curioso e pregno di smania è lo sguardo di Michelangelo Lacagnina che si posa sul mondo sfumato di un territorio dove il sole fa da padrone e dove le terre si trasformano in ventre fecondo per nuovi sogni. Attraverso occhi grandi, elemento particolare e ricorrente, riconducibile ai peculiari tratti dei volti delle persone a lui vicine, Lacagnina racconta la Sicilia, le sue tradizioni; narra la quotidianità di personaggi che premono con forza sulla tela per poi emergere in un’esplosione di colori vivaci e concreti.

“Sono sempre stato attratto dalla quotidianità del nostro territorio – dichiara Michelangelo Lacagnina –. Quando dipingo, nell’inconscio, mi ricordo di personaggi che poi trasformo, perché quando guardo una persona, mi restano impressi i suoi lineamenti che poi ritraggo sulla tela.”

Nisseno verace, compensa i colori dorati delle colline della sua Caltanissetta con quelli profondi del mare, del cielo. Infatti, nelle sue opere, il blu è predominante. A osservarle è chiara la visione di soggetti marini, di storie e personaggi che incantano, rasserenano; e che, in alcune, richiamano anche la mitologia greca. Lo conducono ai ricordi, ai giorni della sua infanzia, e a quando due mesi l’anno, papà Ignazio lo portava, insieme a mamma Maria Lucia e ai suoi fratellini, alla casa al mare a Sciacca Grande.

Michelangelo Lacagnina

Quello di Lacagnina è un tratto deciso, lineare: “I miei disegni sono sia figurativi e sia, spesso, sono schietti, elementari, con venature abbastanza incise, perché voglio che i personaggi emergano di più rispetto allo sfondo di un paesaggio.”

Diplomato al liceo artistico Juvara di San Cataldo, si è specializzato in architettura di interni; ha frequentato l’Accademia di Belle Arti seguendo la volontà di approfondire tutte quelle dinamiche, tecniche che riguardano il mondo dell’arte.

“Prevalentemente lavoro su tela – continua ancora Lacagnina –, ma ho sperimentato tanti altri materiali per vedere se mi davano grinta per continuare e affinarmi su altri aspetti.”

Ha fatto scultura per cinque anni, ma “non mi dava quell’impatto emozionale che mi dà la pittura”; ha lavorato su lastre di vetro, composto mosaici e si è anche cimentato nella realizzazione di murale, in maniera tradizionale – matita e pennello –, e non in stile street art.

Per Michelangelo Lacagnina fare arte è sempre stata una costante. “La passione è diversa: è qualcosa che ti interessa, ti incuriosisce e lo fai diventare un mestiere.” Per Lacagnina, fare arte è un istinto naturale: “Il talento, se c’è, è un’opportunità che va coltivata. Io ho sempre avuto una propensione naturale alla scelta estetica, cromatica, all’abbinamento dei colori.”

E quell’istinto naturale che da sempre lo accompagna, ha iniziato a venir fuori già dall’età di cinque anni. Silenzioso, introverso, aveva trovato il suo modo di esprimersi attraverso il disegno, i colori, le matite e il gusto di avere sempre con sé l’album da disegno. “Nelle giornate di mare brutto io restavo in veranda a disegnare. Ho anche ricopiato tutte le 40 carte siciliane.”

Lo Sposalizio

Oggi, la produzione artistica di Michelangelo Lacagnina – riconosciuta e inventariata – ha trent’anni, e lui stesso anticipa che a breve si terrà una mostra antologica proprio su tutte le sue opere realizzate in questo trentennio. Ha iniziato negli anni ʼ80 con le collettive perché “la gavetta va fatta e vanno accettate le porte chiuse, ma se si è caparbi, costanti e ci credi, si arriva a tutto”, proseguendo con mostre personali, fino a percorrere una strada, come fosse già definita dal destino, che lo ha condotto a una vita artistica piena, dove i progetti in cantiere sono ancora tanti, perché l’arte ha l’esigenza di comunicare, il coraggio di non imporsi forzature ma seguire il corso naturale degli eventi. Ha vinto diversi premi artistici, ha viaggiato, Michelangelo Lacagnina, vivendo città come Bologna, Milano e altri luoghi che ogni tanto gli ritornano in mente come “spot di ricordi”, impattando, poi, sulla tela, e dove la sua arte è stata ammirata, apprezzata e attraverso la quale sono nate moltissime collaborazioni importanti, anche con grandi marchi della moda, con aziende di orologi, di caffè. Michelangelo Lacagnina ha disegnato locandine per eventi di teatro, copertine di libri; la sua arte è ritratta su etichette di vini, su confezioni di panettoni, su frigoriferi di un marchio importante; i particolari di alcune sue opere sono motivi cuciti su abiti da donna, sono design per la linea Limited Edition di bicchieri di una grande azienda di birra. Ed è venuto fuori anche il suo lato di architetto, disegnando lampade, mobili. Nella sua biografia – leggibile sul suo sito personale – si legge “Architetto specializzatosi come Interior Design, ma la sua arte è incentrata su una base artistica dalla grande evoluzione emozionale che passa dalla schematicità dell’architetto a quella svolta morbida e creativa pura di un artista.

La sua arte è veicolata da meravigliose opportunità, testimonianze che, Lacagnina, porta nelle Accademie, durante vari workshop, dove è chiamato a ispirare giovani artisti, a offrire esempi di packaging; ma in particolare, a raccontare che dietro l’arte c’è una persona, una persona che ama la sua terra e la rappresenta in modo originale, conquistando e affascinando al punto tale da arrivare anche all’estero.

“Non bisogna fermarsi al ‘Se non faccio quadri non venderò mai’, perché non è l’opera in sé che si deve vendere – afferma Lacagnina –, ma a volte è un dettaglio in particolare che può essere veicolato nel merchandising, come piccoli oggetti, loghi, che aiutano a veicolare la tua stessa arte, ma anche una tradizione.”

Affinata con il tempo, è vasta la produzione artistica di Lacagnina, con periodi che hanno virato anche sulla novità di un cambiamento sentito, voluto, perché il suo essere curioso, il suo saper guardare oltre, ha necessità di sperimentare, di innamorarsi e di arricchirsi: “Dopo un certo periodo devo avere quella novità che può essere sia il supporto che diventa legno, muro, vetro. Provo, e se ho soddisfazione continuo, altrimenti rimane comunque un’esperienza.” Anche quando quest’ultime possono deludere o rabbuiare e, allora, l’arte diventa la “cura di momenti non bellissimi.”

E quell’esigenza di cambiare, di sperimentare, di seguire un’evoluzione artistica si è potuta assaporare nei giorni scorsi nell’ambito de “Le vie dei Tesori”, dove tra i siti da visitare è stata inserita anche “Officina degli artisti”, un luogo culturale rigenerato dal proprietario in uno spazio espositivo dal grande valore, e dove Michelangelo Lacagnina volutamente non ha portato le sue opere tradizionali, ma realizzate a quattro mani con Carmelo Interdonato. Opere realizzate con una prima base figurativa a opera di Lacagnina e la continuazione di Interdonato con le sue tecniche.

Carmelo Interdonato, oggi, è il curatore di Michelangelo Lacagnina, conosciuto a una mostra e diventato grande amico e diretto consigliere, come stesso Lacagnina ha affermato.

Continua Lacagnina: “Ho avuto incontri con diversi curatori, perché quando si arriva a una certa maturità artistica si ha la necessità di avere quattro occhi e avere accanto una persona che la tua arte la capisce; uno studioso che sta un anno a studiare te, la tua arte. Carmelo mi dà un forte stimolo, e quel commento che potrebbe essere critico per me è stimolante, perché se così non fosse mi appiattirei.”

E la collaborazione con Carmelo Interdonato sta dando vita a una linea che si chiama 2.0, dove le opere realizzate nei trent’anni di produzione artistica di Lacagnina sono state ristampate su tela e successivamente lavorate anche con interventi di Interdonato.

Un rapporto, quello con Carmelo, che riflette anche il legame con la propria città, Caltanissetta. Ha sì, viaggiato, Lacagnina, vissuto città confezionate e per lui Milano è un punto di riferimento lavorativo, ma ha scelto di restare nella sua terra, per poterla raccontare in pieno.

“Io produco tanto se sono in Sicilia – dichiara –, e nelle mie opere parlo di lei in un’ottica a largo raggio.”

Quando si osservano le opere di Michelangelo Lacagnina si legge una quotidianità anche nissena, tradotta da, ad esempio, una donna che offre a un uomo il rollò – dolce tipico di Caltanissetta –. Ancora, continuando si osservano opere in cui sono ritratte donne del sud, una con in mano una grande cassata, l’altra la classica arancina, oppure il famoso ‘U Tunnaru.

Le sue opere, dai colori forti e gioiosi che allontanano la tristezza, suscitano emozioni variopinte. È come quando sussurri una poesia e ti vien voglia di ripeterla, oppure quando canticchi una canzone perché in quel momento ne hai bisogno. “Io l’arte la associo tanto a un pezzo di brano che quando lo ascolti hai il piacere di farlo, oppure perché in quel momento ne senti l’esigenza.”

E quei colori vivaci che Michelangelo Lacagnina utilizza sono lo specchio della sua positività, e del suo volerla trasmettere e che attinge dai suoi ricordi, come quando parte per giorni e porta con sé l’odore del suo studio, l’odore dei colori, di quando temperi una matita. Ed è quel ricordo olfattivo che lo stimola, che lo riconduce a tanti momenti rappresentati da grandi famiglie, affiatate, dall’importanza di persone vicine.

“Io credo molto alle cose che faccio, e non le faccio per inerzia, ma con l’anima – conclude Michelangelo Lacagnina –. Mi piace ancora sentirmi quel ragazzino che deve capire quel colore come si asciuga, quella tecnica, che ama la vita.”

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