Negli ultimi anni, il tema del supporto alle persone con disabilità grave, come l’Autismo, ha assunto una rilevanza crescente a livello sociale e politico. Tuttavia, nonostante la consapevolezza diffusa sull’importanza di un approccio metodico e basato su evidenze scientifiche, rimangono gravi lacune nel sistema di assistenza che penalizzano profondamente la qualità della vita delle persone coinvolte e delle loro famiglie. Inoltre, le amministrazioni locali si trovano a fronteggiare una spesa di gestione dei servizi sempre meno sostenibile, senza che venga attuata una riforma strutturale per migliorare la qualità e l’efficacia degli interventi.
“Un approccio personalizzato e strutturato, come quello offerto dall’Analisi comportamentale applicata (Aba), può fare una differenza sostanziale non solo nella vita della persona, ma anche nella ricaduta economica e sociale dell’intervento. Senza percorsi educativi e riabilitativi specifici e tempestivi, infatti, il rischio è quello di alimentare una problematica sociale ancora più complessa, con interventi che si limitano a ‘contenere’ la persona piuttosto che a migliorarne concretamente la qualità della vita. Questo approccio non solo crea un danno umano evidente, ma comporta anche un enorme sforzo economico per il sistema, che si ritrova a gestire i sintomi senza mai affrontare le cause e le possibili soluzioni a lungo termine”, commenta il team della cooperativa sociale ConSenso di Caltanissetta.
Il problema si aggrava ulteriormente se si considera la pressione crescente sulle amministrazioni locali, incaricate di gestire i servizi per le persone con disabilità. Le risorse economiche stanziate spesso non sono sufficienti a coprire i costi di gestione, e questo porta le amministrazioni a operare scelte che si concentrano solo sul breve termine. La spesa per l’assistenza diventa insostenibile quando non si investe in percorsi riabilitativi efficaci che, invece, potrebbero ridurre i costi futuri attraverso un miglioramento delle capacità e dell’autonomia delle persone con disabilità. Si tratta di una situazione che porta a un circolo vizioso: mancanza di fondi adeguati, interventi limitati e inefficaci, aumento del carico sociale e conseguente incremento
“Non è una questione di mera assistenza, ma di investire nella capacità delle persone di vivere una vita migliore, più autonoma e inclusiva. Ciò che si dovrebbe mettere in primo piano è l’implementazione di percorsi intensivi e mirati che non si limitino a rispondere alle esigenze immediate, ma che siano in grado di fornire gli strumenti necessari per migliorare le competenze sociali, comunicative e comportamentali delle persone con disabilità. L’efficacia di questi approcci è sostenuta da una solida base di ricerca, ma purtroppo, nel dibattito pubblico e legislativo, si tende a considerare solo l’aspetto economico immediato, ignorando i benefici di lungo termine che questi interventi porterebbero, inclusa una gestione più sostenibile della spesa pubblica”.
“In questo contesto, la figura dell’Assistente all’autonomia e alla comunicazione (Asacom) assume un ruolo cruciale. L’Asacom è una figura specializzata che supporta l’autonomia e la comunicazione del ragazzo con disabilità, favorendone l’inclusione scolastica e sociale. Tuttavia, nonostante il suo ruolo essenziale, questa figura è spesso relegata in secondo piano nel discorso politico, dove prevale una visione miope che considera solo i costi a breve termine, tralasciando completamente l’impatto trasformativo che un intervento precoce e mirato potrebbe avere”, continuano gli esperti della ConSenso.
La polemica attuale che ruota intorno all’Asacom riflette un problema più ampio e sistemico: la mancanza di chiarezza e di riconoscimento da parte del legislatore. “Si fa confusione sulle competenze e sull’importanza del ruolo e si discute quasi esclusivamente dell’aspetto economico. Questa riduzione della questione a un mero calcolo dei costi è un errore di valutazione profondo, perché non si tiene conto del miglioramento qualitativo che un supporto adeguato porterebbe non solo alla vita del ragazzo, ma anche all’intero sistema economico e sociale.
Le amministrazioni locali, con risorse sempre più limitate, faticano a sostenere una spesa che diventa insostenibile, specialmente quando la gestione dei servizi è inefficace e frammentata. Tuttavia, una riforma che include figure come l’Asacom, inserita in un quadro di interventi tempestivi e personalizzati, potrebbe portare a una riduzione delle spese a lungo termine, grazie all’aumento dell’autonomia e della qualità della vita delle persone con disabilità. È un investimento che non solo ha ricadute umane positive, ma è anche un modo per rendere economica la gestione del sistema di assistenza.
Non investire in figure professionali come l’Asacom e in percorsi personalizzati significa perpetuare un sistema che tratta la disabilità come un problema da contenere, piuttosto che come un’opportunità per costruire un futuro migliore per tutte le parti coinvolte. È fondamentale che le istituzioni comprendano l’importanza di adottare una prospettiva a lungo termine, che considerano non solo i costi immediati, ma anche i benefici futuri in termini di qualità della vita e sostenibilità della spesa pubblica.
In conclusione, è tempo che il dibattito si posti dalle sole logiche economiche verso una visione più ampia e umana. Le persone con disabilità e le loro famiglie meritano risposte adeguate e concrete, basate su interventi scientificamente validati e su figure professionali riconosciute, come l’Asacom, che possono davvero fare la differenza. Solo così sarà possibile costruire una società inclusiva e sostenibile, capace di valorizzare il potenziale di ogni individuo e di garantire a tutti la possibilità di vivere una vita dignitosa e soddisfacente”, conclude lo staff della coop. soc. ConSenso.