Salute

Sanità in Italia. De Jaco (Simeu): “Mancano 5 mila medici di Pronto soccorso; si rischia chiusura dei servizi”

Redazione 1

Sanità in Italia. De Jaco (Simeu): “Mancano 5 mila medici di Pronto soccorso; si rischia chiusura dei servizi”

Gio, 05/09/2024 - 14:37

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“Oggi mancano 5mila medici nei pronto soccorso italiani e stiamo marciando, se non ci sarà una inversione di rotta, verso la chiusura dei servizi. Ad esempio, in Sardegna ormai si vedono sopravvivere solo delle tracce di medicina d’emergenza perché la massima parte è gestita extra servizio sanitario. La Sicilia ha avuto grosse difficoltà. In Piemonte, dove lavoro, ci mancano 300 medici di pronto soccorso e nei prossimi 2 anni usciranno dalle scuole di specializzazioni piemontesi mi pare 40 specialisti. C’è un gap pazzesco che non può essere colmato solo con l’aumento delle borse. Noi facciamo concorsi per posti in pronto soccorso spessissimo, ma la gente non risponde”.

Così Fabio De Iaco, presidente nazionale Simeu, Società italiana medicina di emergenza-urgenza, che oggi ha partecipato al ministero della Salute alla presentazione della campagna ‘#Noisalviamovite’. Obiettivo: promuovere il valore delle scuole di specializzazione in Medicina di emergenza-urgenza. “La soluzione è pagarli di più, certamente, ma non solo – prosegue De Iaco – Gli specializzandi al terzo anno non possono rimanere all’interno dell’università e venire a fare rotazione in pronto soccorso senza avere possibilità di firmare un verbale, un referto o di decidere autonomamente. Vanno contrattualizzati come assistenti in formazione, e vanno protetti dal punto di vista assicurativo, contrattuale e previdenziale, devono avere dei compiti e un tutor che li segue sempre. E’ l’unica possibilità che abbiamo per non chiudere tutto”.

La campagna #Noisalviamovite “è sacrosanta perché si fonda su cose vere ed è emozionale. Ma i giovani specializzandi che lavorano con noi – sottolinea – finito il periodo, ci salutano dicendo ‘tutto bellissimo ma vado a fare altro perché questa è una vita d’inferno’. E’ anche vero che servono delle iniziative che vadano verso una definita differenza, anche economica, dei contratti delle varie specializzazioni”. (Adnkronos)