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Rassegna Stampa. Emergenza idrica a Caltanissetta, il Capo della protezione civile Salvo Cocina: «Ancipa vuoto a dicembre, occorre avviare più pozzi»

Non esiste attualmente la possibilità di avere più acqua a Caltanissetta (ed Enna), anzi lo scenario è avere sempre meno acqua, se non piove e se non si
rispetta il razionamento. Ne è certo il dirigente del Dipartimento regionale
della Protezione civile, Salvo Cocina, sentito da «La Sicilia».
Ed è lapidario: «A dicembre l’invaso Ancipa sarà vuoto, a meno che non si
mettano ancora più pozzi in funzione come abbiamo detto ai sindaci riuniti
nell’Ati, Ambito territoriale idrico. Purtroppo sia Caltanissetta sia Enna
sono Ancipa-dipendenti, e abbiamo imposto già da febbraio riduzioni sul
consumo, altrimenti l’invaso era destinato all’esaurimento già a metà settembre».
L’ing. Cocina aggiunge: «A Caltanissetta manca l’acqua perché non c’è
mai stata: non ci sono fonti, né sorgenti, ci sono però pozzi che a mio avviso
andrebbero requisiti subito. Nei mesi scorsi il nostro Dipartimento ha finanziato, in accordo con Ati e il gestore Caltaqua, diversi pozzi per circa 8
milioni di euro e Caltaqua ha già collegato 35 litri al secondo nella rete. Con
altri pozzi trovati siamo arrivati a circa 50 litri al secondo, ma Caltanissetta
assorbe 150 litri al secondo. Per cui 50 li abbiamo già immessi, gli altri 100 li daremo gradualmente in futuro ma ci vuole ancora qualche mese».
Uno dei tanti problemi della distribuzione idrica allungata, secondo Cocina,
è anche dovuto «alla rete cittadina, e in particolare alla regolazione
delle valvole: come Protezione civile l’acqua l’abbiamo già data e continuiamo a farlo, ma la distribuzione nei quartieri poi è una questione esclusivamente locale. A Caltanissetta ci sono gravi problemi nella rete che è fatta male, perché per inviare acqua in alcuni quartieri occorre pompare il doppio a causa degli enormi scompensi. Infatti, abbiamo disposto l’acquisto di pompe di sollevamento che invieranno l’acqua nelle zone alte della città. E questo non è un problema emergenziale bensì ordinario perché è sempre esistito: quando veniva inviata acqua tutti i giorni non si vedeva questo grave difetto nella rete, ora emerge in maniera drammatica».
Molti nisseni lamentano che la pressione in rete è bassa e senza l’ausilio
dell’autoclave l’acqua non arriva nei piani più alti: «Manteniamo la pressione bassa per non fare scoppiare le tubazioni e per fare consumare meno – spiega il capo della Protezione civile – Per contenere le emergenze possiamo contare solo sulla programmazione basata sul razionamento. Siamo costretti ad allungare i turni a 7/8 giorni altrimenti non avremo più acqua da distribuire».
Cocina insiste molto sulla ricerca dei pozzi, perché con lo svuotamento
dell’Ancipa saranno l’unica fonte di approvvigionamento: «In estate l’ho
detto più volte ai sindaci e ho fornito loro un elenco di pozzi censiti da noi in tutta la Sicilia e abbandonati, dismessi o anche rubati da privati. La Protezione civile non ha il potere di requisire i pozzi ma il sindaco invece sì, e anche il prefetto». Nel Nisseno e nell’Ennese sono stati trovati una quarantina di pozzi, alcuni abbandonati, e così il Dipartimento di Protezione civile li ha finanziati e collegati alla rete: «In un mese la situazione dell’immissione idrica potrebbe migliorare – aggiunge
Cocina – ma si tenga conto che non sono pozzi sufficienti a sostituire Ancipa, né a riportare una normalità che non c’è mai stata. In questo momento l’Ancipa nel Nisseno serve solo le città di Caltanissetta e San Cataldo, perché Gela e altri paesi come Santa Caterina o Serradifalco sono liberi dall’invaso grazie ai pozzi trovati localmente. C’è pochissima acqua, ma almeno questi Comuni sono autonomi. Se Ancipa dovesse
esaurirsi abbiamo i pozzi, ma la situazione non può migliorare se non
piove».
La situazione più grave la rischiano i paesi dell’area nord dell’Ennese, l’ing.
Cocina spiega perché: «A Troina dove c’è proprio l’invaso Ancipa i pozzi sono zero, l’unica soluzione che si può attuare se non piove è l’autobotte permanente in piazza. Un provvedimento che dovremo attuare altrove».
Questa grave situazione, è prevalentemente nel centro Sicilia cioè Enna
e Caltanissetta: a Trapani sono stati trovati tanti pozzi al punto da renderla
indipendente dalle altre infrastrutture; a Catania disagi del genere non
ne hanno mai «naviga nell’acqua – secondo Cocina – e pure nel Palermitano
non ci sono problemi; ad Agrigento, invece, la situazione è sempre la stessa
da anni; ci sono Comuni dove l’acqua arriva ogni 15 giorni, si sono abituati.
Eppure anche lì abbiamo scoperto che ci sono tante zone con piccole o medie riserve d’acqua grazie ai pozzi».
Ma creare un invaso a Caltanissetta? Non è neanche ipotizzabile. Cocina
spiega: «Per la sua posizione geologica non è messa bene, perché ha principalmente pozzi di acqua sulfurea o salina, per cui i sindaci dell’Ati hanno visto, con Tesauro, un’ottantina di pozzi ma solo 4 o 5 sono buoni. E non si è mai potuto realizzare un invaso qui, a Caltanissetta, perché i terreni hanno un forte contenuto di zolfo. Infatti l’inva – so più vicino a Caltanissetta è a Villarosa ed è appunto salato, da qui il collegamento
con Ancipa. Ecco perché sarebbe stato l’ideale completare la diga Blufi, che avrebbe portato acqua a tutto il centro Sicilia che storicamente è sempre stato quello più carente di acqua. E nel Nisseno è la parte nord che soffre la mancanza di acqua, e non la parte sud e infatti in questo momento è Butera che fornisce acqua agli altri Comuni in difficoltà».
E poi c’è il capitolo delle infrastrutture esistenti ma inutilizzate. Cocina
spiega: «Sono stato accusato di aver inviato l’acqua di Enna su Caltanissetta, ma non è così abbiamo attuato un piano di distribuzione equo. Ora gli stessi consiglieri ennesi che mi hanno contestato, hanno proposto di prendere l’acqua del torrente Martello ma ci vogliono 20 milioni di euro e tre anni per la realizzazione. Abbiamo inserito
questo progetto in un piano strutturale ma ci vogliono i tempi, io ora mi
sto occupando di questa emergenza, perché non è stato fatto dieci anni
fa?». E sui dissalatori, di cui tanto si parla e si sente il bisogno, il dirigente
chiude: «I dissalatori li faremo, ma serviranno principalmente le fasce
costiere, come Gela, Licata, Agrigento. Sono gli invasi attualmente esistenti
che dovranno servire le zone centrali, ma è più auspicabile gestirsi in maniera autonoma appunto con i pozzi».

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