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Palermo. Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio, 2 misure interdittive e sequestro di una società

Redazione 3

Palermo. Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio, 2 misure interdittive e sequestro di una società

Gio, 12/09/2024 - 09:25

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Divieto per un anno di esercitare attività professionali o imprenditoriali per due coniugi, accusati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure interdittive e reali, con cui il gip del capoluogo siciliano, su richiesta della locale Procura, ha disposto anche il sequestro di numerose auto di pregio, di somme di denaro per 21.000 euro e di un compendio aziendale. Le indagini, condotte dalla sezione di Polizia giudiziaria – aliquota Guardia di finanza, hanno riguardato il fallimento di una società attiva nella gestione di centri e impianti sportivi polivalenti, nonché nell’organizzazione e la gestione di iniziative sportive legate all’automobilismo e al motociclismo, tra cui un autodromo nel comune di Torretta (Palermo). “Gli accertamenti svolti – spiegano gli investigatori – hanno evidenziato che i due principali indagati, marito e moglie, amministratori di fatto e di diritto, insieme a tre familiari, avrebbero effettuato, mediante artifizi contabili, plurime condotte distrattive, sia prima che dopo la dichiarazione di fallimento (avvenuta nel 2018), allo scopo di arrecare pregiudizio ai creditori”. In particolare, sono state individuate diverse auto di pregio di noti marchi nazionali ed esteri (tra cui Ferrari, Bentley, Porsche, Maserati, Jaguar e Rolls Royce), inizialmente intestate alla fallita società, poi vendute a un’anziana parente a un prezzo notevolmente più basso rispetto al valore di mercato e, da ultimo, cedute a una nuova società, appositamente costituita e sempre riconducibile agli indagati.

Inoltre, attraverso quest’ultima, i coniugi avrebbero incassato assegni per circa 21.000 euro, frutto di un’operazione di autoriciclaggio, in quanto provenienti da un cliente della società in dissesto. “Di fondamentale importanza ai fini dell’individuazione degli illeciti – spiegano le Fiamme gialle – è risultata l’analisi dei flussi finanziari nonché delle risultanze ottenute a seguito di un ordine europeo di indagine, da cui è emerso che la società, tra il 2016 e il 2018, quando si era già palesato lo stato di crisi, aveva fatto confluire su un conto corrente maltese risorse finanziarie per circa 290.000 euro”. Sulla scorta delle evidenze acquisite, il gip di Palermo ha ravvisato la sussistenza in capo ai cinque indagati di un grave quadro indiziario, in ordine ai reati contestati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.