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Mussomeli, “Madonna ‘a Catina”…… “MADUNNUZZA DI MATRI DIVINA DI DDA NUSTRA CATINA” (del prof. Salvatore Vaccaro)

Redazione

Mussomeli, “Madonna ‘a Catina”…… “MADUNNUZZA DI MATRI DIVINA DI DDA NUSTRA CATINA” (del prof. Salvatore Vaccaro)

Mar, 03/09/2024 - 09:23

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MUSSOMELI – Quell’antichissima della nostra Madonna della Catena, in cui c’era una statua, alta di circa 1,80 metri, di un marmo locale, che è anche da un bellissimo alabastro, e forse nella zona della “Sarbaggia” o “Calavò”, oppure, come dice qualcuno, di “ddu Cacciuni”?! Che fosse, pure, di uno scultore palermitano o di “Girgenti”, oppure di un “musumilisi”?! Chissà. Si dice, proprio nel 1515, che fu il nostro barone Francesco Del Campo a far costruire della bianca dolce statua “di la Catina”, in quel tempo di cinquecento anni fa. Ma, forse e sicura, perché si è trovato qualche pagina di un libro storico, che fu la moglie, di quella baronessa Laura Statella a fare tutto Lei, in particolare della statua di alabastro!? Quella Madonna della Catena ci restò, per quasi due secoli, nella nostra cappella del castello arabo-normanno, e che fu cambiata diverse volte, anche nella sovrapposizione del gesso, e stabilito dal vescovo Bonincontro di Agrigento negli anni del 1600, sia nella statua, nonché nell’altare della grande stanza (lungo di 10 metri e larga di 4,70 metri), in cui sull’alto c’è uno stupendo del tetto nelle “due volte a crociera”, e, pure, nell’altare vi sono inserite “due colonnette” ed, insieme, nello stesso “stile ogivale”.  A metà del 1700, l’opera della Catena fu portata via dalla piccola chiesa del castello e, poi, all’interno del Palazzo Trabia, in cui vi erano rimasti, fino al 1955, da quei principi di Lanza Trabia. Fu Desiderio Sorge, che, due volte sindaco di Mussomeli fino al 1908, poi il recupero e restauro del castello con l’architetto Ernesto Armò dal 1910, con la torre dell’orologio nel 1908, ecc., in particolare dalla festa del nostro castello, iniziato nella fiera del 1 e 2 settembre dal 1912, in cui fece uno dei più illustri e benemeriti personaggi del nostro paese, fino a quando, purtroppo, fu assassinato dalla mafia del Bongiorno, nel mese di maggio del 1913. Tra l’altro, sempre lui, che fece, pure, restaurare quella statua della “Catena” e trasportata sulla Cappella del castello dal 1910, in cui fu messa, allora, una mano alla Madonna ed una piccola testa del Bambino Gesù, allora, totalmente distrutti, o portati via, alla fine dell’800. Dal 1955, i principi di Trabia portarono via tutto, tra i quali più di 200 quadri sul Palazzo, nonché, soprattutto, della Madonna “di la Catina” dal castello, e di quello che si sa e detto dal prof. Calogero Barba, la fecero pervenire dai nobili Borghese, e vicino alla tenuta di Lentini (Siracusa), nonché al lago di Biviere. Quella opera, anche se non c’è più in questa piccola terra perduta di Mussomeli, ma guardandola diverse volte, tutto sommata mi è particolare e non è brutta, e devo dire che mi è quasi un po’ triste. La mano della Madonna si è persa di nuovo, come prima di tanti anni fa, ed anche la testolina del Bambino Gesù non c’è più. Forse qualcosa si può tornare, indietro, nella Cappella del nostro Castello? Chi lo sa. Intanto, quella “Catena” fu festeggiata, all’inizio, sopra sulla chiesa, ma poi, dopo due anni, dal 1915, la messa e la festa la cambiarono giù sulla “scuderia”, e il primo sacerdote Don Mario Piazza, anche prete della Chiesa di Santa Margherita, era lui che gli portò una statua per la processione da casa sua, fino al 1960. A quando, come ricorda il sacerdote Francesco Canalella, egli fece arrivare, dal 1961, un’altra opera statuaria da Ortisei, ed ancora, da allora di 63 anni fa, si fa una messa e si festeggia, pure oggi, dentro e fuori, ogni anno, nella “scuderia” del nostro castello. E per concludere, come scrisse, Padre F. Canalella, direttamente nel suo articolo di Progetto Vallone, nel mese di settembre del 1992, eccovi quell’antica popolare “di la Catina”, e bisognerebbe non dimenticarla di quel tempo lontano, sulla “Madunnuzza di la Catina/a nuddu avemu pi vicina/avemu sulu a Vu, Matri Divina…”. Alleluia.