(Adnkronos) – L’attore e regista Glauco Mauri, grande protagonista nella storia del teatro, di cui era il decano, e del cinema con memorabili interpretazioni per Marco Bellocchio, Dario Argento e Nanni Moretti, è morto sabato 28 settembre a Roma. Avrebbe compiuto 94 anni martedì prossimo, 1° ottobre. A Pesaro, dove era nato nel 1930, ha debuttato il 20 settembre al Teatro Rossini, con la nuova versione teatrale della lunghissima lettera “De Profundis”, quasi una autobiografia, che Oscar Wilde scrisse dal carcere al suo amico Alfred Douglas, una parabola universale della sofferenza, dell’arte e dell’amore. Mauri si era sentito poco bene meno di una settimana fa ed era stato costretto a rinunciare ad andare in scena al Teatro Vascello di Roma, dove era atteso giovedì scorso, per il suo nuovo spettacolo di prosa. La messinscena di “De Profunds” ha coinciso con una triste ricorrenza per il grande attore: un anno fa, il 22 settembre, è scomparso l’attore Roberto Sturno, con cui aveva fondato nel 1981 la Compagnia Glauco Mauri, divenuta poi Mauri–Sturno (il loro sodalizio artistico risaliva, tuttavia, al 1972). Glauco Mauri ebbe il primo ruolo da protagonista a 15 anni con una compagnia amatoriale nella sua Pesaro. Nel 1949 entrò all’Accademia di Arte Drammatica di Roma diretta da Silvio D’Amico, ed ebbe tra i suoi insegnanti: Orazio Costa, Wanda Capodaglio, Sergio Tofano, Mario Pelosini. Debuttò da professionista nel 1953 nel “Macbeth” di William Shakespeare diretto dal suo maestro Costa. Nello stesso anno fu Sir Tobia ne “La dodicesima notte” di Shakespeare con la regia di Renato Castellani, e, diretto da André Barsaq, ottenne un grande successo personale nel ruolo di Smerdjakov ne “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij, in un cast che annoverava Memo Benassi, Lilla Brignone, Gianni Santuccio ed Enrico Maria Salerno. Nel 1957 recitò con Renzo Ricci in “Lunga giornata verso la notte” di Eugene O’Neill e poi lavorò per alcuni anni con la compagnia di Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi. Nel 1961 Mauri fondò con Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Emanuele Luzzati, a loro si aggiunse in seguito Mario Scaccia, la Compagnia dei Quattro, gruppo artistico che ha rappresentato una forza innovativa e significativa nel panorama teatrale italiano. Con la regia di Franco Enriquez fu Bèrenger nella prima rappresentazione italiana de “Il Rinoceronte” di Eugène Jonesco. Grande appassionato del teatro dell’assurdo, Mauri è stato il primo Krapp italiano de “L’ultimo nastro di Krapp” (1961), e il primo a portare in Italia “Atto senza parole” (1962), entrambi drammi di Samuel Beckett. Con la Compagnia dei Quattro portò in scena Shakespeare, Beckett, Pasolini, Marlowe-Brecht, Del Buono, Codignola, Garcia Lorca; famosa la loro edizione della “Bisbetica domata” di Shakespeare giro per l’Italia e in varie città europee. Dal 1965, dopo lo scioglimento della Compagnia dei Quattro, Mauri lavorò soprattutto per ii Teatri Stabili di Torino, Genova, Bologna, e collaborò con i maggiori registi italiani: Luigi Squarzina, Giorgio Strehler, Mario Missiroli e Aldo Trionfo, solo per citarne alcuni. Diretto da Luca Ronconi (1972) fu protagonista nell'”Orestea” di Eschilo al Bitef di Belgrado, alla Sorbona di Parigi e alla Biennale di Venezia. Nel 1974 scrisse, diresse e interpretò “I quaderni di conversazione di Ludwig van Beethoven”, spettacolo poi ripreso nella stagione 1994/1995 per 154 repliche. Nel 1981 fondò con Roberto Sturno la sua Compagnia: “Il signor Puntila e il suo servo Matti” di Bertolt Brecht, con la regia di Egisto Marcucci, fu il primo spettacolo prodotto. Fu, quindi, interprete e reista di “Edipo Re – Edipo a Colono” (1982), “Filottete” di Sofocle e “Philoktet” di Heiner Müller (1983), “Re Lear” (1984) e “Sogno di una notte di mezza estate” (1988) di Shakespeare.
Nel frattempo Glauco Mauri aveva esordito al cinema: è stato il principale interprete di “La Cina è vicina di” Marco Bellocchio (1967), e ha preso parte ai film “La costanza della ragione” di Pasquale Festa Campanile (1964), “L’ospite” di Liliana Cavani (1971), “Profondo rosso” di Dario Argento (1975), “Ecce Bombo” di Nanni Moretti (1978). In televisione è stato fra i protagonisti della stagione d’oro dei grandi sceneggiati trasmessi dalla Rai in bianco e nero: fra le molte partecipazioni da ricordare il grande successo personale con “I demoni” di Dostoevskij, “I Buddenbrook” di Thomas Mann e la serie gialla “Coralba”; numerose anche le sue partecipazioni a produzioni radiofoniche. Nel suo vasto repertorio teatrale, nel 1983 Mauri fu Ivan in “Ivan il terribile” di Sergej Prokofiev diretto da Jurij Ahronovitch nella imponente messa in scena in piazza del Campidoglio a Roma. Nel 1985, con la regia di Marco Sciaccaluga, fu Malvolio ne “La dodicesima notte” di Shakespeare. Nel 1986 mise in scena “Faust (I e II parte)” di Johann Wolfgang Goethe, e “I re, i buffoni e l’amore, una serata con William Shakespeare”, spettacolo basato su canzoni del Cinquecento e brani tratti dai sonetti del drammaturgo inglese. Fu interprete e regista di “Una vita nel teatro” di David Mamet e “Il canto del cigno” di Anton Cechov, due atti unici raccolti in un unico spettacolo (1987), del “Don Giovanni” di Molière (1989), di “Dal silenzio al silenzio”, atti unici di Beckett. Nel 1991 firmò la regia di “Riccardo II” di Skakespeare, e nel 1993 de “L’idiota” di Doestoevskij, con protagonista dei due spettacoli Roberto Sturno. Mauri è stato Martino Lori in “Tutto per bene” di Luigi Pirandello con la regia di Guido De Monticelli, in tournée dal luglio 1991 al febbraio 1994, totalizzando 316 repliche in 93 città italiane. Nel 1995 rimise in scena e interpretò “Edipo Re – Edipo a Colono” di Sofocle, che totalizzò in due stagioni consecutive 304 repliche. Nel ruolo di Prospero, e con Sturno nel ruolo di Calibano, interpretò “La tempesta” di Shakespeare, che dal 1995 al 1998 si replicò per 323 volte nei maggiori teatri italiani. Con “Re Lear” (1985), “Faust” (1986), “Edipo Re – Edipo a Colono” (1996), la Compagnia Mauri-Sturno vinse il “Biglietto d’oro Agis”, riconoscimento assegnato allo spettacolo di prosa più visto dell’anno. Protagonista per decenni degli spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa, al Teatro Romano di Verona, ai Festival di Spoleto, al Festival di Benevento e al Festival di Asti, Mauri ha interpretato ben 24 diversi ruoli shakespeariani, fra gli altri: Shylock, Prospero, Petruccio, Macbeth, Riccardo II, Riccardo III, Tito Andronico, Bottom. Nel 1999, dopo quindici anni affrontò per la seconda volta da regista e protagonista “Re Lear”. Nel 1998 interpretò “Enrico IV” di Pirandello diretto da Maurizio Scaparro, e fu ancora regista del “Macbeth” di Verdi con la direzione di Gustav Khunn al Teatro San Carlo di Napoli. Negli anni successivi ha curato la regia e ha interpretato “Volpone” di Ben Jonson (2002), “Il bugiardo” di Carlo Goldoni (2003), “Delitto e castigo” di Dostoevskij (2005-2007), replicato per 271 volte, e nel 2007 un nuovo allestimento del “Faust” di Goethe, in tournée fino al 2009. Nel 2008 curò l’adattamento di “Il Vangelo secondo Pilato” tratto dal fortunato libro di Eric-Emmanuel Schmitt. Del 2010 è la regia de “L’inganno” di Anthony Shaffer: questi ultimi due spettacoli, con Sturno co-protagonista, rimangono sulle scene italiane fino al 2011. Nel 2012, insieme a Sturno, porta nei teatri italiani “Da Krapp a Senza parole”, quattro atti unici di Beckett preceduti da “Il Prologo”, una citazione delle battute e delle osservazioni di Beckett sulla vita e sul teatro. Nel 2014 è protagonista con Sturno di “Una pura formalità”, sua sia la regia che la versione teatrale tratta dal film di Giuseppe Tornatore. Per il triennio 2015/2017 Mauri realizza il “Progetto Edipo” con i due capolavori di Sofocle: “Edipo Re” con la regia di Andrea Baracco e “Edipo a Colono” con la sua regia e, a compimento del “Progetto” il reading “Edipo il Mito, nel teatro, nella letteratura, nella musica”. Nella stagione 2017/2018 è Hamm in “Finale di partita” di Beckett, con la regia di Baracco, e co-protagonista, con Sturno, in “En attendant Beckett”, un percorso multimediale di atti unici, brani dalle opere, radiodrammi e poesie del grande autore. Nel gennaio del 2020 con la regia di Baracco affronta per la terza volta “Re Lear”, il più amato dei tanti personaggi shakespeariani interpretati nella sua lunga carriera, poi ripreso nel 2022. Il 26 maggio 2021, alla riapertura dei teatri dopo il lungo periodo di chiusura dovuto alla pandemia da Covid, porta, con Sturno, sul palcoscenico del Teatro Strehler di Milano “Variazioni Enigmatiche” di E.E. Schmitt, in un nuovo allestimento con la regia di Matteo Tarasco. Tra gli ultimi spettacoli ci sono “Manfred” di Robert Schumann diretto da Michele Mariotti (2023) e “Interno Bernhard – Minetti. Ritratto di un artista da vecchio” di Baracco (2024). Glauco Mauri, oltre ai numerosi premi per la sua attività artistica, era Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, onorificenza conferitagli dal presidente Oscar Luigi Scalfaro, e cittadino onorario della sua città natale, Pesaro. Nel 2016 è stato insignito da Gianni Letta del premio “Le Maschere del Teatro Italiano”. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Morto Glauco Mauri, maestro del teatro aveva 93 anni
Dom, 29/09/2024 - 09:16
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