La scrittrice Azar Nafisi: ‘Amo l’Italia, dove l’acqua può diventare vino’

(Adnkronos) – "Ringrazio prima di tutto l'Italia che considero la mia repubblica dell'immaginazione, il luogo in cui l'acqua può essere trasformata in vino con cui brindo a tutti voi". Queste le parole della scrittrice iraniana Azar Nafisi che oggi a Pordenonelegge, la Festa del libro e della libertà, riceverà il Premio Crédit Agricole "La storia in un romanzo", riconoscimento nato dalla collaborazione fra Fondazione Pordenonelegge.it e Link Mediafestival di Trieste, su impulso di Crédit Agricole Italia, giunto alla 17/a edizione. La consegna si tiene alle ore 18 al Teatro Verdi di Pordenone, a cui seguirà l'incontro con l'autrice che presenterà i suoi libri "Leggere Lolita a Teheran" e "Leggere pericolosamente", entrambi pubblicati da Adelphi, intervistata da Alberto Garlini, scrittore e curatore del festival.  "La fiction, la polifonia del romanzo, la letteratura, l'arte continuano a essere lo spazio più democratico e libero che ci sia", ha commentato Azar Nafisi, che nel 1997 si è trasferita negli Stati Uniti e nel 2008 è diventata cittadina americana. "Non è un caso che i grandi poteri, le dittature continuino a colpire sempre le donne, le minoranze, la letteratura. Prima si comincia a bruciare i libri, poi le persone, recita un famoso detto. La letteratura, l’arte fanno paura perché sono portatrici di verità e il pericolo per le dittature non viene solo da coloro che la producono – artisti, poeti, scrittori – ma anche da chi ne usufruisce, i lettori, per esempio, che non possono tacere e rendersi complici dei regimi e quindi manifestano, si organizzano, creano movimenti di libertà. Sta a noi diventare la loro voce! Dobbiamo usare la nostra libertà perché il mondo sappia quello che succede in Iran ma non solo: ovunque i diritti umani vengono violati".  Di ieri la notizia che il film "Leggere Lolita a Teheran", tratto dall’omonimo suo bestseller, diretto da Eran Riklis con protagonista Golshifteh Farahani, sarà proiettato in anteprima al Festa del Cinema di Roma 2024. "Sono molto felice sarà a Roma l'anteprima del film e che la produzione sia in parte italiana. In molti mi hanno chiesto cosa penso della scelta di un regista israeliano e posso rispondere serenamente che mi fa molto piacere sia stato scelto proprio lui. Eran Riklis ha una visione e un pensiero progressista, partecipa alle proteste nel suo paese, che da anni porta avanti la sua battaglia. Ammiro la sua sensibilità umana e artistica, mi sento in buone mani".  Un pensiero sentito e grande emozione nelle parole di Azar Nafisi quando parla del conflitto in Medioriente "Sono convinta che l’unica soluzione possibile siano i due stati, che porterebbe vantaggi per entrambi i popoli. Gli israeliani e i palestinesi, in questo momento, sono governati da leader criminali; il protrarsi della guerra è tutto a vantaggio dei terroristi di Hamas e di Netanyahu. Hamas è una cosa, è il male, il popolo palestinese vuole la pace e la libertà".  La scrittrice iraniana parla anche delle prossime elezioni americane "Parto da lontano per fare una breve premessa e ricordare due figure fondamentali per la storia americana: se non avessimo avuto il presidente Lyndon B. Johnson e Martin Luther king, che sono stati la voce della libertà in difesa delle minoranze, contro la segregazione. Senza di loro e i movimenti popolari che sostenevano le loro idee e ragioni, non avremmo avuto un presidente di colore e non avremmo una vicepresidente di colore che speriamo diventi presidente. Per le prossime elezioni, sono profondamente preoccupata sia per il pericolo che rischia la democrazia ma soprattutto per il numero sempre crescente di coscienze dormienti, di atrofia del sentire nelle persone. Penso che la democrazia venga presa un po’ troppo alla leggera, e ciò che riguarda la vita della democrazia venga sottovalutato. Continua a incombere il pericolo che si svuoti delle sue prerogative fondanti, e il rischio non riguarda solo nazioni come Afghanistan, l’Iran, l’Uganda ma anche la Francia, l’Italia, la Germania. Spesso quando sono a Washington, vado al Museo dell’Olocausto per ricordare quello che è accaduto in passato e mi viene sempre in mente quello che disse una volta Primo Levi: non posso pensare ci possano essere delle persone che possano assumere un atteggiamento così disumano nei confronti del prossimo".  —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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