Cronaca

Caltanissetta. Legambiente chiede incontro al sindaco sulle condizioni di degrado e abbandono del sito minerario di Trabonella

CALTANISSETTA. La miniera di Trabonella, nel territorio di Caltanissetta, è uno dei siti minerari storicamente più importanti della Sicilia: insieme con la miniera di Giumentaro fa parte della riserva naturale «Valle del Salso e Imera meridionale», che è inserita nell’elenco dei siti di importanza comunitaria, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE e nel Network dei Geoparchi europei, all’interno del parco Rocca di Cerere.

L’antica zolfara, dal 1998 di proprietà del Comune di Caltanissetta, è stata oggetto in passato di interventi di bonifica, di risanamento e di riqualificazione che avevano l’obiettivo di rendere fruibili gli immobili, le strutture esterne e l’impianto di flottazione, con l’intento di realizzare itinerari escursionistici e sentieri attrezzati per i visitatori e un itinerario sotterraneo con il recupero di alcune discenderie e di una galleria che dall’esterno raggiunge il pozzo a una profondità di settanta metri. Ma, come denunciato in diverse occasioni da Legambiente, “dopo un periodo di iniziale attenzione, le istituzioni hanno colpevolmente abbandonato la miniera all’incuria, alle azioni vandaliche e al sistematico saccheggio.

Adesso siamo di fronte ad una condizione disastrosa di abbandono che, in mancanza di interventi immediati ed efficaci, rischia di trasformarsi in un danno irreparabile, anche di natura patrimoniale. In particolare negli ultimi anni, ad opera di criminali dediti al saccheggio ed al furto, si è realizzata una azione metodica di sottrazione di tutte le attrezzature e materiali aventi un qualche valore storico ed economico (cancelli in ferro, vagoncini per trasporto dello zolfo, ribaltatori dei vagoncini, macchinari, sanitari, materiale edile, staccionate in legno, etc.). La miniera, inoltre, è stata trasformata in una enorme discarica abusiva, nella quale operatori criminali senza scrupoli procedono all’abbandono sistematico di sfabbricidi edili, ingombranti, residui di potature e una grande varietà di altri rifiuti speciali e non”.

Legambiente ha denunciato altresì la gravissima condizione del Castelletto del Pozzo Nuovo della Miniera, uno dei pochi impianti del genere rimasto ancora in piedi nell’area dell’ex bacino zolfifero e ormai prossimo al collasso. La richiesta dell’associazione era di intervenire con la massima urgenza, avvertendo che in mancanza di una immediata iniziativa. di consolidamento, si presentava il rischio gravissimo ed imminente, di un crollo rovinoso della preziosa struttura mineraria.

Nonostante l’allarme circostanziato, nessun intervento concreto è stato realizzato. Va peraltro ricordato che la strada che conduce alla miniera è ormai impraticabile, interrotta in più punti da crolli e smottamenti del terreno.

Di fronte a tanto abbandono e degrado, parlare di “Vie dello Zolfo” o di “Distretto Turistico delle Zolfare di Sicilia” e prevedere nei piani strategici itinerari turistici e cicloturistici che valorizzino il patrimonio di archeologia industriale del bacino minerario nisseno, appare ogni giorno di più paradossale ed ipocrita.

Nel bacino minerario di Caltanissetta vi sono altre emergenze storiche importantissime che potrebbero delineare uno straordinario itinerario, come il più antico Posto di Pronto Soccorso delle miniere siciliane, realizzato a Gessolungo nei primi anni del 900 (anch’esso in rovina), a poca distanza dall’antica zolfara e dal “Cimitero dei Carusi” che ricorda la terribile tragedia in miniera del 1881 e dalla palazzina uffici con influssi liberty della Miniera Juncio-Testasecca. Così come non può essere dimenticata l’importante area naturale delle Maccalube a Terrapelata, che sarebbe necessario tutelare e valorizzare, anche a fini didattici e di ricerca scientifica. È indubbio che in Sicilia la «civiltà dello zolfo» determinò grandi trasformazioni in molte comunità isolane, spingendole in avanti nello sviluppo, non solo economico e sociale, ma anche culturale.

A Caltanissetta non sarebbe stato possibile uno sviluppo culturale, quale quello che Sciascia assimilò a quello di una «piccola Atene», senza la civiltà dello zolfo e quella del grano duro, impensabile senza la fatica ed il sacrificio dei lavoratori delle miniere e dei contadini. Anche per queste ragioni Legambiente chiede alla nuova Amministrazione Comunale Tesauro un incontro urgente, finalizzato all’istituzione di un Tavolo Operativo che riunisca Enti, Istituzioni ed Associazioni che possono utilmente contribuire, in sinergia e senza inutili primogeniture, ad arrestare innanzitutto il degrado e la rovina di questo straordinario patrimonio di proprietà pubblica, di immenso valore storico, culturale e paesaggistico, riprendendo un percorso di progettazione e valorizzazione, fatto di azioni ed interventi concreti, che dalla nostra storia ed esperienza passata sia in grado di costruire un tassello del futuro della nostra comunità.

In tale direzione sarebbe certamente utile confrontarsi e collaborare con la bellissima esperienza, già realizzata con successo a San Cataldo, che ha consentito la messa in sicurezza e la valorizzazione dell’antica zolfara Persico, grazie alla sinergia tra il Comune e l’Azienda Forestale, associazioni, scuole e cittadini. Già da diversi anni è stata resa possibile la visita e la fruizione delle discenderie e dei calcheroni, immersi tra eucalipti e conifere, con un percorso illustrato da gigantografie che consente ai visitatori di comprendere l’intero processo di estrazione, produzione e commercializzazione dello zolfo.

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