Cronaca

A Gela professionisti a confronto nella XXXI Giornata mondiale dell’Alzheimer

GELA. È stata una giornata intensa e ricca di spunti di riflessione quella svoltasi a Gela lo scorso weekend in occasione della XXXI Giornata mondiale Alzheimer. Diverse categorie di professionisti, rappresentanti del mondo dell’associazionismo e non solo si sono dati appuntamento infatti all’interno della sala convegni di Villa Peretti per un momento di confronto e anche di formazione.

Diverse le realtà (ordini professionali, service clubs, etc.) che hanno collaborato per la buona riuscita dell’evento dal titolo “La demenza e i disturbi cognitivi quale problematica socio sanitaria del 3° millennio”, voluto dall’Associazione Alzheimer e Demenze Enna O.d.V.

Per quanto riguarda l’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Caltanissetta il corso di aggiornamento multidisciplinare si rivolgeva ai medici chirurghi, medici di famiglia, ma si estendeva ad esempio anche a biologi e farmacisti.

“La malattia di Alzheimer e le altre forme di demenza rappresentano un serio problema sia sanitario che sociale, che investe in modo dirompente la vita delle famiglie dei malati, le quali si ritrovano a caricarsi del peso di questa malattia”, si leggeva nel razionale della brochure, che faceva riferimento anche all’impatto economico e all’importanza di una diagnosi precoce.

L’iniziativa nasce, spiega il Direttore dell’UOC Assistenza Territoriale e Tutela della Fragilità dell’Asp di Enna, Claudio Millia, “dalla volontà di informare l’opinione pubblica dell’importanza di questa malattia devastante sia per il malato che per la sua famiglia. Sono stati coinvolti – prosegue- specialisti di neurologia, farmacologici e neurochirurghi per affrontare le varie sfaccettature di questo complesso quadro clinico. Dall’informazione si deve passare alla formazione sull’assistenza più appropriata del quadro ma soprattutto stimolare le autorità competenti ad attenzionare questa problematica garantendo assistenza specialistica – aggiunge infine- ma soprattutto creare quei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali che permettano una reale presa in carico del malato e della sua vita”.

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