(Adnkronos) – “Francamente non ho la più pallida idea di che cosa farò, ogni giorno mi assegnano da qualche parte. L’ultima è alla presidenza del Coni…”. Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha risposto così all’inevitabile domanda sul suo futuro politico. Era l’ultimo tema del quarto appuntamento della rassegna letteraria “Autori in Costa”, organizzata da La Ragione all’Hotel Delle Rose di Porto Cervo dal 2021. Parlando del suo libro “Fai presto, vai piano” – edito da Marsilio e presentato in Costa Smeralda – ci si confronta soprattutto sui giovani, sulla generazione dei nativi digitali. Baciati dalla fortuna di avere opportunità pazzesche, se viste con gli occhi di un ragazzo degli anni Ottanta. Come il Luca Zaia diciottenne raccontato nel libro, che alla vigilia dell’ultimo anno delle superiori intraprese il più classico dei viaggi di formazione con due compagni di classe, a bordo di una Citroën 2 CV. Destinazione Marbella, Spagna, alla scoperta di quei confini fra i Paesi d’Europa (Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna nell’enclave di Gibilterra) che i nostri figli per loro buona sorte non hanno mai conosciuto. “I ragazzi, come sottolineo sin dal titolo che era la raccomandazione di mia madre, devono capire di dover vivere fino in fondo la vita, cogliere le loro opportunità, non arrendersi alla narrazione nostalgica e pessimista che tanti adulti riservano loro. I nostri ragazzi – ha sottolineato più volte Luca Zaia – devono saper coltivare le virtù della pazienza, della prudenza e della consapevolezza delle difficoltà della vita (il “torna presto” della mamma che si raccomanda ai figli quando escono con gli amici) ma saper anche accettare i rischi del crescere e l’assunzione delle prime responsabilità (il “vai piano”, non esortazione alla rinuncia, ma alla capacità di ponderare le scelte)”. “I ragazzi devono accettare l’errore, il rivedere le proprie posizioni – ha continuato – perché in un mondo che si pretende iper connesso si è perso di vista lo sperimentare e sperimentarsi. Ci vuole coraggio e i primi a doverlo inculcare siamo noi adulti, quando troppo spesso dimentichiamo di farlo“. Parlare con Luca Zaia impone il confronto sull’autonomia differenziata, la sfida della sua vita politica. “Mi amareggia – ha detto – l’insistere sul ‘spacca Italia’, perché è una colossale fregatura proprio nei confronti dei cittadini del meridione d’Italia. Sono loro le prime vittime di una mala gestione e di una cattiva interpretazione del centralismo, che peraltro tradisce gli stessi principi costituzionali. Anche con la riforma voluta dalla sinistra del Titolo V nel 2001. Non si spacca proprio niente, si invita ad un’assunzione di responsabilità, perché non si spartiscano povertà e disservizio, ma efficienza e ricchezza”. “Prendete la sanità, in buona parte regionalizzata proprio per effetto del Titolo V: si sostiene che le regioni del Nord guadagnino con il “turismo sanitario” dei cittadini del Sud. Accogliamo migliaia di nostri concittadini per interventi di estrema gravità e dagli alti costi e di sicuro non ci guadagniamo nulla. In Veneto, vige il principio che tutti verranno curati indipendentemente dalla propria origine, provenienza, per tacere di etnia o altro”. Confrontarsi con Luca Zaia è sempre stimolante, perché lo storico esponente della Lega ha caratterizzato la propria esperienza politica con posizioni molto personali: “Sui diritti ho invocato recentemente una “no fly zone“, perché non si può andare avanti con questo rinfacciarsi le rispettive ideologie. Si pensi al fine vita”. Sulla questione della cittadinanza, il presidente della Regione Veneto rincara la dose: “Anche qui è tutto un confronto per partito preso, mai qualcuno che si chieda – come io chiedo – cosa fare della doppia cittadinanza. Ci sono Paesi come la Germania che la escludono, possiamo almeno parlarne? Anche per aiutare a comprendere che valore diamo alla cittadinanza italiana. Quanto allo Ius soli non lo applica più nessuno, tranne gli Stati Uniti d’America e sono personalmente contrario”. Sulla polemica legata allo Ius scholae, Luca Zaia è sulla posizione de La Ragione, qui esposta tre giorni or sono: “Adesso è tutto un gran parlare di proposte da sinistra, ma osservando più da vicino quella che avrebbe maggior forza e considerata la legge attuale, la differenza sarebbe nell’ordine di due o tre anni al massimo… Piuttosto quando un ragazzo nato in Italia e dopo aver frequentato le nostre scuole arriva al momento della concessione della cittadinanza sarebbe il caso di non impiegarci quattro o cinque anni”. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
di Redazione 3
Dom, 24/11/2024 - 20:42