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Emergenza idrica. Primavera Sancataldese: “Basta chiacchiere”

Redazione 3

Emergenza idrica. Primavera Sancataldese: “Basta chiacchiere”

Lun, 15/07/2024 - 09:16

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Riceviamo e pubblichiamo nota dal gruppo Primavera Sancataldese riguardo la crisi idrica che sta attraversando la Sicilia.

“Prendiamo spunto dalla felicissima titolazione di un post su Facebook della civica Le Spighe: “EMERGENZA IDRICA, BASTA CHIACCHIERE”.

Per questa sola volta non ce ne vogliano i puntualissimi censori del nostro sindaco, così come i loro associati del PD sempre così precisini, anche noi siamo altrettanto stanchi di chiacchiere e ci associamo a tale invocazione.

Ma in quanto a chiacchiere, purtroppo ci si riferisce proprio alle loro chiacchiere.

Come ad esempio alla querelle che impazza sui social da un paio di giorni a questa parte circa emendamenti presentati in sede di approvazione del bilancio da destinare all’emergenza idrica per essere tolti alle attività di protezione civile (quindi per le stesse finalità) pari – udite, udite – a 5.000 euro, come se un simile importo potesse mutare il tristissimo quadro di una comunità in pena per il progressivo venire meno della dotazione idrica ad essa destinata.

Ed ancora come, con un ulteriore spunto di sterile pretestuosa polemica, viene preso di mira nuovamente il nostro sindaco per non essere stato tempestivamente avvertito da Siciliacque – come peraltro tutti gli altri sindaci interessati – di un intervento all’acquedotto Ancipa per un “guasto” che ha causato l’interruzione della fornitura idrica per oltre 24 ore a diversi comuni dell’ennese e del nisseno, tramutatosi successivamente in “manutenzione programmata” per bocca del Dirigente Regionale della Protezione Civile: tradotto “perdita conosciuta da tempo ed oggetto di doveroso intervento finalizzato a non dissipare la preziosa risorsa”.

In concomitanza a tali piccinerie, le stesse forze politiche si dicono pubblicamente disposte a collaborare con l’amministrazione per fronteggiare la crisi idrica.

Delle due l’una, collaborare ha un preciso significato: cooperare alla soluzione di un problema; altra cosa atteggiarsi spocchiosamente ad unici depositari della verità con intenti strumentali di profilo politico e per nulla costruttivi.

Vorremmo però dedicarci ad altro, in primo luogo a rappresentare il tragico scenario al quale si è ormai avviata buona parte della nostra isola e, di conseguenza, le azioni delle quali tanto si sproloquia che si vorrebbero adottare in ambito regionale e quelle che è concretamente possibile mettere in atto in ambito locale.

Senza essere tacciati di catastrofismo, è sotto gli occhi di tutti che piove sempre meno e ormai da più di un anno quasi niente, così come ormai inequivocabilmente ci si stia avviando ad una condizione di desertificazione forse irreversibile; conseguenza di ciò la crisi idrica senza precedenti che stiamo vivendo con dighe ed invasi pressoché vuoti e capacità di emungimento dalle falde idriche sempre più ridotte.

Effetti di tutto ciò: razionamento della risorsa attraverso politiche di riduzione delle dotazioni alle comunità con turnazioni di distribuzione che irrimediabilmente si allungheranno ancora.

Se ciò è chiaro a tutti, è ovvio che la dimensione del problema non consente a nessun sindaco di trovare soluzioni in proprio alla mancanza della risorsa, né come la ricerca, necessariamente sostenuta da prospezioni geologiche di profilo professionale, di fonti idriche di falda da emungere con impianti di presa e di potabilizzazione per essere collegate con condotte appropriate e mediante rilancio alle reti cittadine, possa essere semplicisticamente delegata ai sindaci i quali vengono lasciati con il classico cerino in mano: occorrono professionalità specifiche e capacità progettuali, che mancano ai comuni e che dovrebbero necessariamente essere messe a disposizione dal livello regionale se non dal livello centrale.

Così come è altrettanto ovvio che, all’esaurirsi della risorsa, non potranno esserci autobotti che bastino, ammesso che abbiano dove rifornirsi.

Rispetto alle iniziative emergenziali delegate alla regione, occorre invece chiedersi come, al di là della lodevole istituzione di una cabina di regia unica, si stia programmando nel medio termine temporale per ripristinare i dissalatori esistenti, ma ormai inutilizzabili, di Gela, Porto Empedocle e Trapani e di realizzarne degli altri (in Spagna se ne contano ben 756 e nei paesi del Golfo assicurano acqua a tutta la popolazione), oppure per interconnettere i sistemi idrici regionali (dighe, invasi, sorgenti e falde) ancorché oggi specificatamente a servizio di singoli territori e dedicati alle comunità urbane piuttosto che alle campagne ed all’agricoltura ed alla zootecnia.

Se pensiamo ancora che in piena emergenza non sia stata accordata e forse manco richiesta, una deroga al Codice degli Appalti per evitare le lungaggini burocratiche che contraddistinguono lavori e forniture, è lecito pensare che non ce ne usciamo.

Se non si pensa a questo in termini di prospettiva con pragmatismo e concretezza, non dedicandosi esclusivamente all’emergenza di oggi scoppiata in mano a politici e burocrati, ci resta solo la danza della pioggia.

Ed a livello del nostro comune, forse è meglio sfatare qualche convincimento che impera sui social.

A partire dagli impianti afferenti i pozzi di Vassallaggi, affidati contrattualmente a Caltaqua ed abbandonati sin dall’insediamento del gestore spagnolo, di fatto in rovina e, nel breve termine, inutilizzabili (si badi bene che, a meno di interventi di finanziamento specifici in capo a Caltaqua, l’eventuale loro ripristino sarebbe contrattualmente a carico degli utenti sancataldesi).

Per continuare con le ipotesi di attingimento dalle falde che insistono all’interno del perimetro urbano attraverso i pozzi un tempo patrimonio di quasi ogni casa del centro storico così come del pozzo di “a Piscarì” o di “u Cannuliddru” di via Villarosa, occorre conoscere che esiste un preciso divieto normativo di natura sanitaria all’immissione di tali acque nelle reti cittadine per l’interferenza con la rete fognaria.

Al solo scopo di evidenziare quale percorso occorre attivare per essere autorizzati, comunque non all’interno del perimetro urbano, vi invitiamo a leggere la richiesta dell’ASP di Caltanissetta di qualche settimana fa rispetto ad una fonte di approvvigionamento individuata da un comune del nisseno.

Convinti che la prolissità di uno scritto non sempre porta chiarezza, chiuderemmo con un semplice breve post di un cittadino sancataldese che ben riassume il suo disagio di fronte a queste continue polemiche sterili e pretestuose:

“Effettivamente non se ne può più. Sembrate degli adolescenti che litigano per il pallone. Tra l’altro, entrando nel merito, non saranno i soldi del comune a risolvere la crisi idrica. Serve piuttosto unità di intenti a livello regionale per fare pressioni a governo nazionale ed Europa. Altro che ponte, serve visione, progettazione, formazione della popolazione, infrastrutture. SVEGLIA, che il deserto ormai è alle porte”

A chi serve allora, se non a mestatori di professione, alimentare siffatte inutili polemiche circa l’incapacità del nostro sindaco a rispondere prontamente all’emergenza?

Ma se qualcuno avesse la soluzione che ce la illustri di grazia!”

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