E’ di questi giorni l’affannosa ricerca di pozzi di acqua necessaria ad alleviare il grave stato di crisi idrica presente nella nostra regione e già da alcuni giorni i Sindaci delle città più colpite hanno avviato una campagna di ricerca dei pozzi idonei da utilizzare per tale scopo. Si ricercano pozzi che abbiano precisi requisiti con una portata idonea e che abbiano le corrette caratteristiche chimico-biologiche tali da potere essere introdotti nella rete di trasporto delle acque del gestore idrico. Dopo le prime attività di campo effettuate dell’ente gestore sono infatti intervenuti i sindaci che invitano la popolazione a mettere a disposizione il proprio pozzo garantendo un rientro economico. E così è nata la corsa al pozzo che attinge nel prezioso liquido. L’acqua però è di proprietà dello stato così come ogni cosa che è presente nel sottosuolo e quindi sorge il primo problema: verrà garantito un indennizzo per l’acqua prelevata (ma se l’acqua è dello stato perché lo stato dovrebbe pagarla)? oppure l’indennizzo è relativo solo all’uso dell’infrastruttura cioè del pozzo (e quindi a prescindere della quantità dell’acqua prelevata)?
E ancora: chi rassicurerà il proprietario che lo sfruttamento della falda acquifera non causerà gravi ripercussioni sul futuro utilizzo della risorsa idrica sotterranea? Questo sono i dubbi ai quale certamente dovrà essere data risposta affinchè i proprietari dei pozzi possano sentirsi garantiti e mettere a disposizione alla collettività la propria risorsa frutto di investimenti fatti in precedenza.
Vi è un’altra questione: la presenza dei pozzi, almeno di quelli regolari, è già nota da tempo e risulta regolarmente pubblicata sul sito ufficiale dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca ambientale) con tanto di mappa, e caratteristiche di ogni singolo quali profondità, portata, uso e tant’altro. Sorge allora un dubbio. Perché ricercarli se già si sa dove si trovano?