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Caltanissetta. Il consiglio comunale sulla crisi idrica: come avveniva a scuola, si è preferito “marinare” anziché un bel 2

E tutto finì con un nulla di fatto. D’altra parte, diversamente non poteva andare vista l’assenza di tutte le più importanti autorità che a vario a titolo potevano dare risposte alla crisi idrica in atto. E così il consiglio monotematico sulla crisi idrica ha dato alla città ben poche risposte.
Le domande poste durante il dibattito ovviamente non hanno avuto risposte e l’amministrazione si è limitata a prendere atto delle richieste per girarle a chi oggi non era presente. Ed è stata un’occasione persa perché oltrechè parlare dell’emergenza immediata per lo scopo di rifornire alcune aree della città e migliorare il servizio di distribuzione, si sarebbe potuto avere la possibilità di conoscere gli ulteriori sviluppi delle azioni messe in campo per fronteggiare questa emergenza in modo immediato e nel prossimo futuro da parte delle istituzioni oggi assenti.

Resta il dubbio che si è preferito fare come ai tempi della scuola quando, essendo impreparati, si preferiva marinare la lezione piuttosto che rimediare un misero 2.
Si sarebbe potuto parlare ed avere risposte sui dissalatori ancora fermi e che per metterli in funzione ci vorrà tempo (“Per farli servono 18 mesi” ha detto Salvo Cocina capo della Protezione civile in Sicilia); si sarebbe potuto parlare ed avere risposte dello stato di ristrutturazione della rete di adduzione e delle condotte idriche da sempre colabrodo; si sarebbe potuto parlare ed avere risposte sui possibili lavori di pulizia dei grandi invasi presenti nell’isola ed ormai asciutti; si sarebbe potuto parlare ed avere risposte sul riutilizzo delle migliaia di metri cubi di acque depurate che giornalmente vengono scaricate nel sottostante Vallone delle Grazie e che potrebbero invece essere utilizzate in campo agricolo; si sarebbe potuto parlare e avere risposte su tanto altro ancora.


E’ vero che, come sostenuto del nuovo capo della Protezione Civile nazionale Fabio Ciciliano “la gestione dell’emergenza idrica non si fa d’estate” ma è anche vero che i primi segnali di questa emergenza si sono avuti quando, già durante l’inverno, non è caduta una goccia d’acqua e i bacini di raccolta cominciavano a svuotarsi. Da allora solo buoni propositi e la volontà di mettere in campo una serie di azioni che, ben che vada, daranno i loro benefici tra qualche anno.
E quindi tutti a casa a cercare su internet gli antichi passi indiani della “danza della pioggia” perché questa è l’unica speranza che ci resta.

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