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Caltanissetta città “babba”? I social evidenziano gli “sperti” ed i “babbi” ed il silenzio su diritti e sul necessario

Sergio Cirlinci

Caltanissetta città “babba”? I social evidenziano gli “sperti” ed i “babbi” ed il silenzio su diritti e sul necessario

Ven, 05/07/2024 - 11:20

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Si narra che i catanesi si sentivano “sperti” e, per legittimarsi ancor di più, decisero di affibbiare ad altre città il titolo di “babbi”.
In generale il termine “città babba”, sta a significare essere bonaria, innocente o prova di malizia.
Ai nisseni però tutto gli si può dire tranne essere bonari, innocenti o privi di malizia. Sono sperti a convenienza
Ma se veramente si vuol far migliorare questa martoriata città, bisogna decidersi se essere “sperti” o ”babbi”, non lo si può essere a corrente alternata, un po’ come le luci dell’albero di Natale.
Ognuno è chiaro, ha le proprie idee, i propri principi, le proprie simpatie, le proprie preferenze, in campo sociale, politico, sportivo, culturale, musicale, religioso.
Bisogna però, per vivere bene e meglio, non sentirsi soffocare dall’ambiente circostante, bisogna avere il coraggio di esprimersi liberamente e soprattutto la ferma volontà di difendere i propri diritti, liberi da qualsivoglia condizionamento.


Invece capita sempre più spesso che, dipende dagli argomenti in campo, molta gente evita di esternare le proprie idee, vuoi per non contraddire qualcuno o, cosa peggiore, per paura di andargli contro, magari perchè è un personaggio importante, o semplicemente è il famoso amico che domani potrebbe “tornare utile”.
Questo però è vivere da finti babbi.
Anni ed anni fa il problema era meno apparente, ma c’era, con l’avvento dei social, tanto criticati e da tanti osteggiati, il fenomeno si è reso maggiormente visibile agli occhi di tutti.
Basta leggere quello che si scrive o non si scrive sul tipo di tematica affrontata. Si diventa “sperti” se si affrontano tematiche lontane da noi, dove si è certi che le persone che si criticano, mai leggeranno o sapranno.
Questo essere “sperti”, scema immediatamente appena si devono rivendicare i diritti a livello locale e di conseguenza si ha certezza che i riferimenti e le persone leggano.
Su taluni argomenti i commenti non mancano, su quelli caldi e locali invece scarseggiano, e quei pochi che si avventurano sono solitamente di coloro che politicamente si contrappongono alla persona di cui si parla.
Il resto evita, non si dica mai che ho attaccato Tizio piuttosto che Caio.
Sarei ripetitivo se ripetessi i soliti “pari mali”, “un si sapi mai, “amara u bisugnu”, “cu avi amici è francu di guai”, etc. etc.. e pensare che le tematiche in città di cui lamentarsi non mancano di certo.


Purtroppo di certi problemi ne parla solo chi li prova o li ha provati sulla propria pelle, ma il grido e la voglia di combattere si affievolisce dietro il velo di “omertà” che gli si crea attorno dimenticando che la ruota gira e quello che oggi coinvolge altri domani potrebbe coinvolgere noi.
A tutti i finti babbi o indifferenti, che pensano solo a se stessi, va consigliato questo passaggio di Antonio Gramsci: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita”.
Nessuno chiede ovviamente ai cittadini di essere dei veri e propri partigiani, ma almeno avere il coraggio di lottare per far valere i propri diritti, senza il timore di dispiacere qualcuno.
E’ innanzitutto rispetto per se stessi, per i propri figli, familiari, amici e conoscenti, insomma per tutta la collettività in cui viviamo…che è giusto ricordare siamo noi e soprattutto che “gli altri siamo noi”. Ad Maiora”