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Mare, Legambiente: Blue Economy è forza trainante per transizione ecologica

Redazione 3

Mare, Legambiente: Blue Economy è forza trainante per transizione ecologica

Gio, 13/06/2024 - 11:23

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Una blue economy più green per la protezione della biodiversità marina e per il sostegno alla piccola pesca, un comparto economico fondamentale per l’Italia, e ancor più per il Mezzogiorno e le isole. E’ il messaggio emerso nella mattinata dal primo Blue Economy Forum, organizzato da Legambiente a Roma nell’ambito del progetto europeo Life Sea.Net e a cui hanno preso parte ricercatori, esperti e rappresentanti del settore della pesca insieme a diversi esponenti delle autorità nazionali. Il Blue Economy Forum si è dipanato in tre sessioni che hanno affrontato il ruolo delle Aree marine protette, l’efficientamento della governance dei siti marini Natura 2000 e il loro ampliamento in Italia, la tutela biodiversità marina e l’impatto negativo della crisi climatica sull’economia del mare. “La blue economy è in forte espansione ma ha bisogno di una svolta verso una maggiore sostenibilità”. Basti considerare solo alcuni dei numeri emersi dalle anticipazioni del XII rapporto in Italia dell’Osservatorio sull’economia del mare OsserMare e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne: un totale di 161 miliardi di euro generati, tra valore aggiunto diretto e indiretto, il 9,1% dell’economia nazionale; le regioni del Centro e del Mezzogiorno sono protagoniste nel settore. “C’è di più – spiega Legambiente – la blue economy è più incline alla linea green; infatti, il numero di certificazioni ambientali attivate dalle imprese in questo settore si attesta al 17,8% rispetto all’8,3% del totale delle imprese del Paese”.

Dal Blue Economy Forum, Legambiente ha lanciato alcune proposte per raggiungere questo obiettivo che contempla anche la tutela della biodiversità e dell’ecosistema marino. In primo luogo, “incrementare le aree protette e le zone di tutela integrale, partendo dall’istituzione di parchi e aree marine ancora in attesa del completamento dell’iter”. Si punta poi a “rafforzare e integrare le aree della rete Natura 2000 in particolare per quanto riguarda i siti marini per cui l’Italia è sotto procedura d’infrazione dell’UE”, a “migliorare il monitoraggio della biodiversità marina promuovendo attività di ricerca per una migliore conoscenza dello stato di conservazione di specie e habitat a rischio”. Infine, “promuovere la gestione integrata della costa e rafforzare la tutela degli ecosistemi marini e dare piena attuazione alla Strategia Marina”. “A livello europeo la blue economy può essere determinante per centrare gli obiettivi climatici posti con la scadenza al 2030 e quelli riportati nel Green Deal europeo. Le proposte di Legambiente mirano a rafforzare le misure di protezione di specie e habitat a rischio, una più efficace gestione delle aree marine protette e a promuovere pratiche di pesca sostenibile. È fondamentale trasformare la blue economy in un alleato prezioso contro la crisi climatica, questo potrà avvenire solo seguendo la strada della transizione ecologica altrimenti questo importante volano economico sarà destinato a soccombere sotto i colpi dell’innalzamento dei livelli del mare, il cambiamento della temperatura delle acque e della loro acidificazione, inondazioni ed erosione”, spiega Giorgio Zampetti direttore generale di Legambiente.

 “I dati ci dicono chiaramente che l’economia del mare è in forte crescita ma bisogna evidenziare che potrà subire pesanti danni, e in maniera irreversibile, a causa del cambiamento climatico – il monito di Antonio Nicoletti responsabile aree protette di Legambiente. Abbiamo presentato un pacchetto di proposte mirate a tutelare e valorizzare la biodiversità dei mari in Italia, e che allo stesso tempo, con una strategia integrata e coordinata, potranno dare impulso ad una blue economy più sostenibile e green, e a tutti i settori ad essa connessi. L’economia del mare con i suoi prodotti potrà rappresentare una nuova leva del Made in Italy in tutto il mondo. È ora di avviare processi di etichettature dei prodotti ittici italiani in collaborazione con le Aree marine protette, così potremmo promuovere il Made in Italy con il nostro pescato dando un maggiore slancio alla piccola pesca artigianale”.

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