Toto’ Cuffaro non attacco’ il giudice Giovanni Falcone in diretta tv, ma disse – in sua presenza – una serie di frasi che YouTube puo’ continuare a mostrare in rete: l’ex presidente della Regione siciliana, poi condannato per favoreggiamento aggravato dall’agevolazione di Cosa nostra, ha perso la causa contro il colosso del web, venendo pure condannato a pagare le spese del giudizio.
Cuffaro aveva fatto causa per diffamazione con riferimento all’estratto del suo intervento – disponibile in rete grazie ai motori di ricerca – alla puntata per Libero Grassi, che ando’ in onda con una staffetta tra il Maurizio Costanzo Show e Samarcanda, tra Canale 5 e Raitre, il 26 settembre del 1981.
Il politico, che oggi e’ presidente della Dc Nuova, ma che allora era un semplice deputato regionale della Dc tradizionale, di fronte a Falcone ando’ in escandescenze, alzando il tono della voce e usando espressioni che avevano fatto finire i suoi video in rete anche con il titolo “Cuffaro attacca Falcone”, “Cuffaro aggredisce Falcone”. Queste parti erano state rimosse da YouTube dopo che una sentenza della Corte d’appello di Palermo ne aveva stabilito il contenuto diffamatorio per via del titolo (non c’era infatti alcun attacco al magistrato ucciso a Capaci nel 1992). Ora l’ex governatore siciliano aveva chiesto la rimozione dell’intervento sic et simpliciter, ritenendo di essere stato diffamato.
Ma la sentenza pronunciata dal giudice monocratico della prima sezione civile del tribunale di Palermo, Michele Guarnotta (per avventura e’ il figlio di Leonardo, che lavoro’ nel pool antimafia proprio con Falcone), da’ torto all’ “attore” Cuffaro: che, si legge nelle motivazioni, fece il “descritto intervento nel corso della citata staffetta televisiva, cosi’ come e’ certa la presenza, in video collegamento, di Giovanni Falcone, che ascolto’ l’intervento stesso; l’intervento dell’attore fu caratterizzato da un tono di voce particolarmente accalorato”.
Il tribunale rileva che Cuffaro ce l’aveva con “notizie diffuse da Samarcanda”, da lui indicate come “frutto di un ‘giornalismo mafioso’ che aveva compiuto una ‘volgare aggressione’ contro la classe dirigente della democrazia cristiana siciliana”. L’intervento poi proseguiva con riferimenti a un giudice, che non veniva nominato ma non era certamente Falcone, bensi’ un suo collega all’epoca in servizio a Trapani. Nella sentenza si da’ atto dei “connotati aggressivi” di quelle parole e si aggiunge che “soltanto in base a una non semplice rielaborazione degli eventi, postuma all’intervento di cui si tratta”, si comprese che non si parlava di Giovanni Falcone.
L’illiceita’ di quanto diffuso col titolo sbagliato “non poteva comunque dirsi manifesta” ed “e’ molto labile il confine tra lecito e illecito”, per il giudice. E’ poi “legittima la decisione della societa’ convenuta di non procedere alla rimozione, dalla sua piattaforma digitale, del video intitolato “Cuffaro da Santoro e Costanzo davanti al giudice Falcone (da Blob)”, che “non riporta – conclude la sentenza – come correttamente sostenuto dalla convenuta YouTube Llc, alcuna affermazione offensiva, limitandosi invero a riportare una circostanza oggettivamente reale quale la partecipazione del ricorrente alla celeberrima staffetta televisiva condotta da Santoro e Costanzo alla presenza del giudice Falcone”.
Cuffaro dovra’ rifondere le spese sostenute da YouTube Llc e Google Ireland, nella qualita’ di hosting provider, circa seimila euro. Il politico era assistito dagli avvocati Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Auria, YouTube dallo studio legale internazionale Hogan Lovells, dagli avvocati Massimiliano Masnada e Erika De Santis. Interviene lo stesso Cuffaro: “Da anni sono costretto a richiedere che dalla rete internet sia rimossa una notizia tanto falsa quanto odiosa: ovvero, che nel 1991, innanzi a Santoro e Costanzo, avrei attaccato Giovanni Falcone. E, periodicamente, sono costretto a chiedere ai miei legali di inviare diffide, avviare azioni e mediazioni contro giornali, blogger, utenti vari e leoni da tastiera, che a corredo di tali video mi insultano e mi minacciano di morte senza ritegno.
Lo faccio non solo per tutelare la mia reputazione, ma anche per evitare che la figura dell’eroe e martire Giovanni Falcone venga strumentalizzata per fini opachi. Tra le varie azioni avviate ve ne e’ stata una contro Youtube, e della quale da un resoconto, parziale e assai impreciso, Il fatto quotidiano”.
La societa’ americana, nonostante diffide e istanze di mediazione “avviate sin dal 2020 nel rispetto della normativa vigente, ha ritenuto – aggiunge – di rimuovere i contenuti diffamatori solo dopo avermi costretto ad avviare una causa. Addirittura, aveva perfino negato la legittimazione passiva al giudizio. Se e’ vero, come riconosce lo stesso giudice Guarnotta, che non ho mai attaccato Falcone nella trasmissione del 1991, perche’ Youtube puo’ continuare a mantenere on line contenuti diffamatori che, come attestato da una perizia forense regolarmente depositata in atti, sono stati solo apparentemente rimossi dalla rete e restano visibili a tutti gli utenti? E’, infatti, sufficiente un semplice click per modificare le impostazioni e rendere visibili quei contenuti che la societa’ sostiene essere stati rimossi.
Ad ogni modo, ad oggi sappiamo che e’ stato consacrato il principio giuridico che l’hate speech e’ ammissibile contro Cuffaro e che si puo’ dire che un video sia stato rimosso nonostante sia ancora visibile. Continuero’ a confidare nella giustizia ma prima ancora provero’ a raggiungere una intesa con controparte. Perche’ mi interessa che questo fango venga finalmente rimosso dal web”.