(Adnkronos) –
Il Pil dell’Italia è stimato in aumento dello 0,6 per cento nel 2024, dello 0,9 per cento nel 2025 e dell’1,1 nel 2026. L’inflazione sarebbe pari all’1,1 per cento nel 2024 e a poco più dell’1,5 per cento in media nel successivo biennio. I dati sono contenuti nelle proiezioni macroeconomiche per l’Italia per il triennio 2024-2026, elaborate dalla Banca d’Italia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema. ”Senza considerare la correzione per le giornate lavorative la crescita sarebbe dello 0,8 per cento nel 2024 e nel 2025 e dell’1,2 nel 2026”, si spiega. ”L’attività beneficerebbe dell’accelerazione della domanda estera e della ripresa del reddito disponibile ma gli effetti di condizioni di finanziamento ancora restrittive e della riduzione degli incentivi all’edilizia residenziale peserebbero sugli investimenti”, scrive Bankitalia. Per quanto riguarda l’inflazione, al netto ridimensionamento rispetto allo scorso anno ”contribuirebbe soprattutto la moderazione dei prezzi dell’energia e dei prodotti intermedi”. “Gli effetti dell’accelerazione delle retribuzioni verrebbero assorbiti dai margini di profitto e dall’andamento moderato dei prezzi delle importazioni”. Lo scenario, spiega Bankitalia, ”presuppone che l’incertezza geo-politica e le connesse tensioni sui mercati finanziari internazionali, pur elevate, non si acuiscano. Si ipotizza che la domanda potenziale nei principali mercati di destinazione delle esportazioni italiane torni a espandersi nel triennio, di circa il 2,5 per cento in media all’anno. Sulla base dei contratti futures, i prezzi delle materie prime energetiche si ridurrebbero gradualmente nell’orizzonte previsivo. I costi di finanziamento per imprese e famiglie rimarrebbero elevati nell’anno in corso per ridursi gradualmente nel prossimo biennio”. Si stima che la crescita del prodotto ”rimanga moderata nel corso di quest’anno e acquisisca maggior vigore a partire dalla seconda metà del 2025, grazie alla ripresa del reddito disponibile e della domanda estera”. I consumi, dopo la battuta d’arresto alla fine del 2023, ”tornerebbero a crescere dall’anno in corso, sostenuti dal recupero del potere d’acquisto delle famiglie”, spiega palazzo Koch. ”Gli investimenti rallenterebbero marcatamente, frenati dagli elevati costi di finanziamento e dal forte ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni”. Questi fattori, in particolare l’ultimo, ”comporterebbero una marcata contrazione degli investimenti in costruzioni, che verrebbe solo in parte attenuata dall’aumento della spesa per infrastrutture prevista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Le misure di incentivo agli investimenti privati previste dal Pnrr contribuirebbero inoltre a sostenere la dinamica della componente in beni strumentali, che continuerebbe a espandersi per tutto il triennio”, aggiunge Bankitalia. ”I rischi per la crescita sono orientati al ribasso e derivano dalla possibilità che l’accelerazione degli scambi internazionali sia più contenuta e graduale di quanto atteso e che la dinamica degli investimenti si indebolisca in misura maggiore – scrive la Banca d’Italia -, per via di effetti più accentuati dell’irrigidimento delle condizioni finanziarie nonché del ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni”. ”I rischi sul profilo dell’inflazione appaiono nel complesso bilanciati. Una dinamica dei prezzi più elevata potrebbe derivare da nuovi rincari delle materie prime. Per contro, l’eventualità di un deterioramento più marcato e duraturo della domanda aggregata potrebbe esercitare pressioni di segno opposto”, conclude via Nazionale. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)