“Vincolo di mandato….o vincolo di moralità”
L’articolo 67 della Costituzione Italiana recita «Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato»
In buona sostanza tutti i politici, a tutti i livelli, svolgono l’incarico senza aver alcun obbligo nei confronti di partiti e dei cittadini stessi che li hanno votati.
Tale principio ebbe origine nella Costituzione francese del 1791, dopo gli eventi rivoluzionari del 1789 ed è stato poi seguito dalle costituzioni di tantissimi altri paesi. In Portogallo, a Panama, in Bangladesh e in India, per fare degli esempi, è prevista una decadenza automatica per il parlamentare che cambia gruppo politico.
L’eletto quindi non ha nessun vincolo nei confronti degli elettori e dei partiti, può di conseguenza, in qualsiasi momento, passare altrove senza che nessuno glielo possa impedire.
Chi cambia partito/movimento ha però una doppia responsabilità, quella politica e quella morale.
Vero è che questa libertà gli viene riconosciuta dalla Costituzione per poter svolgere al meglio la propria attività, ma bisognerebbe rimanere comunque fedeli ai propri principi, ideali, valori e nello stesso tempo rispettare soprattutto chi gli ha dato fiducia tramite il voto.
Molti degli eletti dimenticano che spesso il voto, oltre ad essere dato alla persona, viene dato al partito/movimento con il quale ci si candida.
Non rimanere più all’interno della coalizione nella quale si è stati eletti, è un qualcosa che avviene ormai più sempre più spesso di quanto si possa immaginare.
Tutto ciò ci può stare benissimo, qualora effettivamente non si condividono più ad esempio i nuovi percorsi intrapresi o metodologie, si hanno due alternative, o ci si dimette o si fa il famoso “salto della quaglia”.
A tutti i livelli, dal Parlamento all’ultimo consiglio comunale, assistiamo a questi cambi ed ormai difficilmente ci si scandalizza.
Ma oltre alla questione politica vi è una questione morale, di credibilità.
La questione morale, da molti oramai dimenticata, è quella più importante, chi abbandona dovrà infatti giustificare al proprio elettorato, non solo il perchè dell’abbandono ma soprattutto perchè aderisce al nuovo schieramento.
Molti politici son convinti che il pacchetto di voti acquisito alle ultime elezioni lo possa seguire ovunque vada, come se gli elettori fossero pacchi da spostare da uno scantinato all’altro.
Il politico intelligente per non perdere pezzi, motiva bene la sua scelta e soprattutto spiega come e perchè è maturata questa decisione, insomma per evitare un atteggiamento che equivale al dire “mi avete eletto, adesso faccio quel che voglio”, deve convincerli a seguirlo, rivotandolo anche nella formazione di approdo, anche se c’è chi lo seguirà per stima o per opportunismo e convenienza.
Dire “non mi ci ritrovavo più, sono stati traditi i principi, non vi era libertà di azione” etc. etc., pur essendo situazione reali e credibili, lasciano l’amaro in bocca e sanno comunque di un fallimento personale, oltre che politico, anche perchè non si capisce bene come mai fino al giorno prima del passaggio, si assecondava e difendeva tutto quello che il partito/movimento faceva.
Forse si poteva agire meglio e con forza dall’interno, prima di mollare.
Ma quello che da maggior fastidio, oltre al fatto di aver tradito la fiducia di chi li ha votati, è che, non appena si passa dall’altra parte, si tenta la purificazione con un vittimismo esagerato, cercando innanzitutto di gettare tutte le colpe al vecchio partito e su chi è rimasto, come se loro non ne avessero mai fatto parte, o forse ne facevano parte ma non contavano granché.
Chi non condivide più certi ideali, o peggio, si sente tradito, dovrebbe, personalissimo pensiero, rimettere il mandato e, andando dove meglio crede, ripresentarsi agli elettori con la nuova casacca e richiedere la fiducia, il voto.
Assistiamo invece a politici che indossano la nuova casacca nel corso della stessa legislatura e qualcuno anche più di una.
Poi ci sono gli indecisi, che non avendo ancora scelto, passano al gruppo misto, aspettando il richiamo di qualche sirena.
Ma il peggiore di tutti che, oltre a tradire il proprio elettore, lo sbeffeggia prendendolo per stupido, è quel politico che, pur dichiarando di appartenere ad una forza politica, agisce, si comporta in maniera ambigua e non disdegna di farsi vedere con la forza politica che domani gli garantirà la ricandidatura.
Politici ribaltoni sappiate che “ca nisciune è fess”.
E’ comunque è sempre colpa di chi vota sempre e comunque queste persone, alcuni solo per puro tornaconto, che, oltre a renderli sicuri, li rende liberi di fare e disfare dove meglio stanno comodi.
Ogni politico oltre a preoccuparsi di mantenere un certo numeri di voti, dovrebbe preoccuparsi anche della propria immagine, meglio dire della propria dignità.
Ma fino a quanto tutto ciò gli sarà consentito tutto sarà anche moralmente lecito.
L’importante essere coscienti e non lamentarsi poi se abbiamo una cattiva politica.
Errare è umano, perseverare è diabolico, commettere errori di valutazione o sopravvalutare certi personaggi ci può stare, ma ricaderci è proprio da ingenui, per non dire altro.
Ad Maiora