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Palermo. Università: dal 3 al 6 giugno in visita una delegazione di professori di anatomia statunitensi

Redazione 3

Palermo. Università: dal 3 al 6 giugno in visita una delegazione di professori di anatomia statunitensi

Ven, 31/05/2024 - 15:15

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Diciotto docenti di Anatomia statunitensi provenienti da sedici Atenei di diversi Stati (California, Florida, Illinois, Iowa, Maryland, Minnesota, Tennessee e Texas) saranno all’Università di Palermo dal 3 al 6 giugno per visitare luoghi e strutture di interesse storico collegate all’Anatomia Umana. «Siamo molto fieri che il nostro Ateneo sia stato scelto da questi colleghi americani come luogo di visita e di approfondimento culturale – dichiara Francesco Cappello, decano dei docenti che insegnano Anatomia umana all’Università di Palermo – L’istituzione anatomica palermitana, infatti, è fra le più antiche d’Italia potendo vantare come proprio “padre fondatore” Giovanni Filippo Ingrassia, originario di Regalbuto e vissuto nel XVI secolo tra Padova, Napoli e Palermo, città nella quale creò il primo “istituto anatomico” presso la Cappella di Santa Barbara, nel chiostro della chiesa di San Domenico. I suoi allievi, dopo la sua morte, crearono l’Accademia di Anatomia che divenne poi presto l’Accademia delle Scienze Mediche, tutt’ora esistente e a lui intestata, che rappresentò il nucleo fondatore della Facoltà Medica quando, nel 1806, venne fondata l’Università di Palermo. Oltre alla suddetta Accademia, un ospedale e una strada presso il capoluogo siciliano sono dedicati all’Ingrassia, del quale è presente un busto presso l’atrio della sede storica dell’Ateneo palermitano, oggi Dipartimento di Giurisprudenza». L’istituzione di Anatomia umana dell’Università di Palermo custodisce reperti di importante valore storico, testimonianza degli strumenti di insegnamento di questa disciplina cardine per gli studi medici nei cinque secoli trascorsi: segmenti scheletrici naturali, modelli in cera, in gesso e in cartapesta, tavole anatomiche, antichi strumenti di sala settoria e altro materiale interamente fruibile attraverso il Sistema museale di Ateneo e recensito dal Ministero dei Beni culturali. Alcuni pezzi di questa collezione sono stati oggetto di restauri a cura dell’Assessorato ai Beni culturali, altri ancora lo sono stati e lo saranno ad opera degli studenti del Corso di Laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università. Numerose scolaresche negli scorsi anni hanno avuto la possibilità di essere instradate ai misteri del corpo umano visitando la “Collezione anatomica”, alla quale una volta l’anno – in occasione della Giornata Mondiale dell’Anatomia, celebrata il 15 ottobre – viene consentito l’accesso ai fruitori del circuito “Le Vie dei Tesori”, nell’ambito delle attività di Terza missione del Dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica avanzata (BIND) di UniPa a cui oggi afferisce l’istituzione anatomica.«I colleghi – continua il prof. Cappello – avranno modo di visitare anche la chiesa di San Domenico, dove Ingrassia, da Protomedico di Sicilia, teneva le sue pubbliche dissezioni, imponendo che tutti i medici siciliani almeno una volta l’anno vi assistessero, altrimenti li avrebbe definiti “medici imperfetti e ignoranti”. Presso il nostro Pantheon è sepolto anche un altro illustre anatomista, Giovanni Gorgone, primo professore di questa disciplina dopo che l’Università di Palermo fu fondata nel 1806».I professori di anatomia americani, tra cui il noto anatomista Kevin Petti, autore di un best seller della materia, visiteranno anche il Complesso Monumentale dello Steri, sede del Rettorato, dove incontreranno il Rettore Massimo Midiri. «Ingrassia viene ricordato anche per aver contrastato un’epidemia di peste 49 anni prima quella per la quale viene ricordato il miracolo di Santa Rosalia, di cui quest’anno ricorre il quattrocentenario. Nonostante all’epoca non si sapesse nulla di microbiologia – spiega Cappello – Ingrassia mise in atto misure di contrasto avveniristiche per l’epoca tra cui l’isolamento dei malati nei lazzaretti, ne vennero costruiti sette, l’obbligo di denuncia della presenza di un sospetto o di un malato in famiglia, le dimissioni dei convalescenti dai lazzaretti solo dopo due mesi dalla scomparsa della febbre, la chiusura di scuole e luoghi pubblici, la proibizione delle visite ai defunti, la quarantena per chi arrivava al porto con le navi, la proibizione degli assembramenti e, non ultimo, il rogo degli indumenti degli appestati. Diciamo che, a parte l’ultima, le altre misure si sono mostrate ancora valide a quasi cinque secoli di distanza, durante la recente pandemia virale».