Presentato oggi, 22 maggio, al Forum Nazionale della Biodiversità a Palermo, in occasione della giornata mondiale della biodiversità, il Report Annuale NBFC (National Biodiversity Future Center) sullo stato della biodiversità in Italia,
alla presenza di: Luigi Fiorentino, Presidente del National Biodiversity Future Center, Massimo Midiri, Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Luca De Biase, Gateway designer
Il Report è scaricabile al seguente link
http://www.nbfc.it/primo-rapporto-annuale-biodiversita-italia
A un anno dalla sua costituzione, il National Biodiversity Future Center (NBFC) presenta il primo Rapporto Annuale sullo stato della Biodiversità in Italia.2.000 ricercatori hanno passato al setaccio il Paese, dalle montagne al mare, per capire come stanno le nostre aree protette e i parchi, valutare come rafforzare le foreste, riqualificare le zone umide e le coste, preservare e implementare la biodiversità nei centri urbani. Il risultato del loro lavoro viene presentato al Primo Forum nazionale per la biodiversità, che si è tenuto a Palermo dal 20 al 22 maggio 2024 nella sede dell’Università degli Studi e ha coinvolto oltre 600 ricercatrici e ricercatori, scienziate e scienziati ma anche imprenditori ed Enti di gestione interessati a capire come contribuire a fermare la perdita di biodiversità e al contempo fornire strumenti innovativi per un futuro sostenibile.Il Rapporto Annuale è un documento importante con cui la comunità scientifica del NBFC si apre al dialogo con i cittadini e le istituzioni per orientare le pratiche e le politiche e creare consapevolezza che la biodiversità è la soluzione e può essere la risposta alla crisi ambientale e socio culturale. D’altronde trovare soluzioni concrete e attuabili per dare valore scientifico, economico, sociale e culturale alla Natura, è proprio la missione del National Biodiversity Future Center (NBFC), uno dei cinque centri del MUR destinati alla ricerca di frontiera e il primo Centro nazionale di ricerca e innovazione dedicato alla biodiversità, istituito nel 2023 e finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza PNRR – Next Generation EU. Promosso dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) coinvolge 48 partner, tra università, centri di ricerca, fondazioni e imprese, è finanziato con 320 milioni di euro per tre anni e vede il coinvolgimento di 2000 ricercatori, la metà dei quali sono donne.Il centro si sviluppa sul modello Hub & Spoke, con 8 raggi (spoke) dedicati alle problematiche legate al mare, alla terra e acqua dolce, alle aree urbane e alle ricadute sulla società. Questi sono supportati da spoke trasversali dedicati a formazione, comunicazione e innovazione con lo scopo di trasformare la ricerca in valore per la società. Un’attività che assume una rilevanza strategica nell’ottica di contribuire a raggiungere i traguardi fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, e gli obiettivi Europei per la tutela della biodiversità previsti per il 2030: conservare almeno il 30% delle aree terrestri e marine e attivare un programma di rispristino delle aree degradate che porti al recupero del 30% degli habitat. «La biodiversità, il mare ed i territori costieri, definiscono il comune destino di tutti coloro che vivono intorno al Mediterraneo. La diplomazia scientifica è fondamentale per promuovere progetti di collaborazione tra scienza e tecnologia» afferma Luigi Fiorentino, Presidente del National Biodiversity Future Center. «Dalla biodiversità potremo ottenere materiali sostenibili, nuovi alimenti, farmaci e migliorare la nostra agricoltura: una sfida che i tanti giovani presenti al Forum sono pronti a raccogliere, sfruttando le nuove tecnologie ispirate alla natura» Il National Biodiversity Future Center si è impegnato a formare una nuova generazione di ricercatori e ricercatrici. Sono oltre 600 i giovani neo reclutati che lavorano con passione nel centro. Per dare continuità a quest’azione di formazione è stato anche istituito il Dottorato nazionale sulla Biodiversità che solo nello scorso anno ha erogato 24 borse di studio (2.550.000 mila euro) che insieme agli oltre 100 dottorandi nazionali compongono una delle prime linee del NBFC. A questi si aggiungono assegnisti, tecnologie e ricercatori che guardano ai lavori del futuro. Del resto, solo oggi in Italia sono 3,5 milioni i green jobber. Le stime ci dicono che entro il 2030 saranno più di 5 milioni e che oltre il 60% delle aziende cerca personale con competenze in biodiversità e sostenibilità. Il centro nazionale sarà quindi la palestra per formare professionisti della biodiversità che potranno occupare posizioni di rilievo nel nostro Paese e nell’intero mediterraneo.Al Forum 300 giovani scienziati e scienziate hanno presentato le proprie ricerche con brevi talk e poster e i migliori lavori sono stati premiati. «Il messaggio dei tre giorni del Forum è chiaro: la biodiversità è la soluzione – afferma Massimo Labra, Direttore scientifico di NBFC. Troppe volte l’abbiamo vissuta come un problema perché si parla solo di perdita di specie e di erosione degli habitat. Nel centro nazionale vogliamo dirlo forte: per l’Italia la biodiversità è la più importante risorsa per moltissimi settori: turismo, benessere, alimentare. Nella biodiversità si nascondono i nuovi farmaci, le piante per un’agricoltura più resiliente, le tecnologie per produrre materiali non inquinanti. La biodiversità è alla base del benessere psicofisico delle persone e la strategia per abbattere polveri sottili e ripulire l’ambiente. L’Italia è il Paese più biodiverso del mediterraneo ed abbiamo il dovere di generare valore da questo dono della natura. C’è poi un tema culturale: la bell’Italia, le nostre opere d’arte… la nostra fantasia si ispira spesso alla natura e alla biodiversità. Il centro connette persone popoli e saperi in un periodo dove i contrasti mondiali non propongono soluzioni efficaci e, a volte, è proprio la crisi delle risorse una delle cause di tali contrasti». Nonostante esista una diversità biologica tra le più significative di tutta l’Europa, con 60.000 specie animali, 10.000 piante vascolari e oltre 130 ecosistemi (dati Ispra), solo il 17% del nostro Paese è rappresentato da parchi e riserve che custodiscono la biodiversità.Le aree marine sono anche peggio: solo l’11% è protetto, sebbene il Mediterraneo, pur con la sua estensione relativamente ridotta, ospiti circa il 7% della biodiversità marina di tutti i mari e gli oceani del mondo. È un bene che la protezione di tale di ricchezza sia ora sancita dalla Costituzione, grazie al riferimento al concetto di biodiversità inserito a seguito della modifica dell’articolo 9 risalente a febbraio 2022.Tre gli ingredienti essenziali della ricetta del NBFC: interventi mirati per una conservazione di interi ecosistemi e non solo delle singole specie; individuazione di sistemi di monitoraggio capaci di prevenire i rischi di erosione e rafforzare le aree degradate, bonificando, se necessario, le zone inquinate attraverso le fitotecnologie. Un lavoro complesso che necessariamente deve guardare al futuro. Ed è proprio pensando al futuro che nasce il Biodiversity Science Gateway, l’eredità che NBFC vuole lasciare dopo il Forum. Una grande infrastruttura virtuale, una porta d’accesso alle conoscenze generate, che diventerà così innovazione, produrrà lavoro e occupazione, rilancerà l’economia ma soprattutto diverrà valore sociale. «Il nostro scopo – spiega Luca De Biase, il Gateway designer – è quello di connettere la ricerca scientifica alla società e all’economia, trasformandola in conoscenza diffusa, in strumento per l’educazione, l’innovazione e lo sviluppo. Vogliamo far sì che il Centro valorizzi la ricerca e favorisca un cambiamento concreto nella società. Questa missione sarà realizzata con strutture di informazione pensate per servire gli stakeholder provenienti da diversi ambiti e che possono trarre vantaggi dalla biodiversità. Il Gateway sarà la piattaforma capace di generare opportunità economiche, tecnologiche, sociali e culturali che emergono dalla ricerca scientifica, dall’innovazione e dalle validazioni in campo. La porta del gateway ha lo scopo di collegare la comunità scientifica con il sistema delle imprese, con le amministrazioni pubbliche, i professionisti della conservazione della biodiversità e con la cittadinanza nel suo complesso. Il Gateway raccoglierà esigenze e affronterà criticità per generare servizi accessibili, attraenti, adatti alle esigenze di tutti». L’università di Palermo, l’Arpa, il Cnr, con NBFC, sono tra i promotori del Gateway, che avrà sede nel palermitano Roosevelt, destinato a diventare un grande polo polifunzionale per la scienza. Ospiterà ricerche all’avanguardia che vanno dalla tutela del Mediterraneo alla scoperta, grazie alla biodiversità, di composti bioattivi, che potranno diventare nuovi alimenti, cosmetici e farmaci.«Crediamo fortemente – sottolinea il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Massimo Midiri – che il bagaglio altamente qualificato di expertise che Unipa possiede assieme alla profonda vocazione nell’ambito della Formazione, della Terza missione e della crescita del territorio possano essere strumenti fondamentali affinché il Biodiversity Science Gateway di Palermo capitalizzi gli sforzi della Regione Siciliana raggiungendo obiettivi rilevanti. I ricercatori di Unipa, al fianco dei ricercatori di NBFC, sapranno valorizzare i risultati della ricerca scientifica, ottenuti nell’arco di tre anni di lavoro, stringendo sinergie con le realtà locali e potenziando tutti i possibili ambiti di azione. Unipa si impegnerà anche nel proseguire sulla strada della formazione continua e trasversale dei ricercatori, prevedendo iniziative specifiche in ambiti strategici. Il Gateway di Palermo offrirà opportunità e spazi di aggregazione per scienziati, cittadini e imprenditori desiderosi di conoscere, esaminare, lavorare ed investire sulla biodiversità. Grazie alla sua posizione privilegiata al centro del Mediterraneo, fornirà feedback fondamentali per indirizzare le strategie di conservazione e valorizzazione della biodiversità in seno alle politiche transfrontaliere mediterranee e si collocherà come una delle più grandi infrastrutture mediterranee per la scienza sulla biodiversità e sugli ecosistemi». Il Forum è anche un’iniziativa di diplomazia scientifica per alimentare lo sviluppo di relazioni costruttive e lungimiranti per i popoli del Mediterraneo, che sono divisi su mille questioni, ma condividono la stessa natura e un comune destino legato al mare, i suoi territori costieri, la sua salute, la sua biodiversità. Al Forum architetti, forestali, botanici e medici e tanti altri professionisti hanno gettato le basi per la transizione ecologica urbana e per migliorare il benessere dell’uomo e di tutti gli organismi viventi in chiave one health. Uno dei temi caldi è anche quello che riguarda la biodiversità nelle città. In questo caso NBFC ha sperimentato tecnologie di rinverdimento mediante soluzioni ispirate alla natura, le Nature-Based Solution. Si va da strategie di forestazione urbana a corridoi ecologici, fino a piccole aiuole capaci di riportare gli impollinatori nelle città e abbattere le elevate temperature estive. Nella prima giornata, il 20 maggio oltre a fotografare lo stato di salute della biodiversità, delle aree protette e dei parchi in Italia, esperti e studiosi hanno affrontato il tema quanto mai attuale delle specie animali e vegetali invasive ed endemiche, che minacciano seriamente la biodiversità italiana. Non solo il granchio blu o il ciliegio nero, ma anche altre specie di animali e insetti come gli efemerotteri e l’annoso gravissimo problema degli incendi che distruggono interi ecosistemi.Nella giornata del 21 maggio è stato affrontato il tema fondamentale del ripristino della biodiversità a livello europeo, valutando come rafforzare le foreste e riqualificare le zone umide e le coste, anche alla luce della Nature Restoration Law, che prevede il recupero del 30% delle aree terrestri e marine entro il 2030 e di tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050.Il pomeriggio è stato interamente dedicato al confronto tra imprenditori, ricercatori, innovatori e personale qualificato di enti di gestione per portare a conoscenza della società civile le ricerche di NBFC.Al Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo si è svolto l’Open InnovationWorkshop con partecipazione di aziende come Dompè, Aboca, Novamont, FS Sistemi Urbani, ENEL. Sono stati trattati argomenti legati alla salute come il microbiota, alleato nascosto per la biodiversità umana, le molecole bioattive provenienti dalle piante o dagli organismi marini che diventano la base per cosmetici, farmaci, alimenti, fino alle strategie per la pesca sostenibile e l’acquacoltura. Ai tavoli di confronto si è parlato anche di tecnologie innovative, utili per monitorare la biodiversità come il Deep Tech, la robotica marina, i satelliti di telerilevamento e di come l’intelligenza artificiale combinata alla biodiversità può amplificare le conoscenze e generare nuovi processi produttivi. Il terzo giorno, 22 maggio,in occasione della”Giornata mondiale della biodiversità”, è stato presentato il report annuale NBFC a cura di Riccardo Coratella – Direttore Generale NBFC, Massimo Labra – Direttore Scientifico NBFC, Alberto Di Minin – Direttore Innovazione NBFC, Luca De Biase – Gateway Designer. Le attività di ricerca realizzate da NBFC hanno definito le strategie per un cambio di paradigma nel rapporto tra uomo e natura: da pratiche di sfruttamento di tipo lineare che producono valore immediato – massimizzando lo sfruttamento delle risorse viventi ma compromettendo gli equilibri ecosistemici – ad approcci basati sul funzionamento dei sistemi che portano benefici graduali, mantenendo buone relazioni tra organismi e ambiente, e che quindi risultano più sostenibili e duraturi nel tempo. Questo cambio di visione nasce dalla conoscenza degli ecosistemi e dalla consapevolezza dei benefici diretti ed indiretti che questi possono produrre per l’uomo e l’ambiente. Dal report emerge chiaramente che la biodiversità è la soluzione perché garantisce il funzionamento degli ecosistemi, mitiga gli effetti del cambiamento climatico e riduce l’impatto di fenomeni catastrofici come le inondazioni, le ondate di calore e gli smottamenti; inoltre è fondamentale per il benessere e la salute delle persone e la salvaguardia della cultura e delle tradizioni dell’Italia. Dai dati raccolti emerge anche l’esigenza di agire subito per invertire la tendenza della perdita della biodiversità, utilizzando gli strumenti efficienti e potenti che offrono oggi la scienza e le tecnologie. Un lavoro che va fatto tutti insieme, dagli scienziati alle aziende, dalle istituzioni ai cittadini, perché solo in questo modo è possibile invertire la tendenza della perdita della biodiversità e dargli un valore anche sociale ed economico.Nel corso delle tre giornate sono inoltre stati assegnati riconoscimenti a scienziati di chiara fama e conferiti i Biodiversity Awards assegnati da COTEC, Fondazione per l’innovazione. È stato inoltre proiettato il cortometraggio “Troiane” che ripercorre il percorso degli alberi che dal Friuli sono arrivati al teatro Greco di Siracusa, per la scenografia de Le Troiane di Euripide realizzata dall’architetto e urbanista Stefano Boeri che si è collegato con il Forum per raccontare quell’esperienza. Hanno chiuso i lavori del Forum Luigi Fiorentino, Presidente NBFC e Massimo Midiri, Rettore dell’Università degli Studi di Palermo.