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“Ironia e satira”, apertura mentale, immaginazione e fantasia per comprenderle

Sergio Cirlinci

“Ironia e satira”, apertura mentale, immaginazione e fantasia per comprenderle

Dom, 26/05/2024 - 16:38

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Ironia (dal greco ”eironeia”, ”dissimulazione) è una figura retorica spesso usata nel linguaggio comune con lo scopo di creare una risata.
Socrate faceva ironia principalmente su se stesso, si fingeva ignorante ed andava nell’agorà ateniese chiedendo a chi gli capitava davanti “ti estì x”, dove x poteva essere un concetto generale ad esempio la pace, il bene, il male etc..
Questa domanda spingeva l’interlocutore a volersi dimostrare persona colta, ma le spiegazioni date, non essendo spesso corrette, venivano sistematicamente demolite.
Socrate si fingeva modesto ed ignorante per coinvolgere l’interlocutore di turno al dialogo, dimostrandosi desideroso di imparare. In questo modo l’interlocutore veniva poi contrastato, dimostrando la sua perfetta ignoranza.
Socrate in parole povere alla fine spesso non sapeva bene cosa fosse “x” ma dimostrava al suo interlocutore di essere ignorante come lui o peggio.


Solo chi si riconosce ignorante, è in condizione di imparare, chi crede di essere colto, senza esserlo veramente, farà sempre di queste figure
La satira invece è un vero e proprio genere letterario, con una visione critica verso la società.
Il termine satira è fortemente legato alla figura mitologica dei satiri, meglio conosciute per comportamenti burleschi.
La satira oscilla tra il sacro ed il profano, mentre la comicità ha come primo scopo quello far ridere, la satira va a colpire l’intoccabile, religione o politica, permettendo di andare oltre i normali canoni della discussione.
Il sarcasmo infine (dal greco ”sarkazein” ”mordersi le labbra”), ha invece, in alcuni casi, lo scopo di umiliare o offendere qualcuno, usando spesso frasi di disprezzo. In conclusione, la satira e ironia sono evidenti prese in giro, il sarcasmo no, va oltre.
Per comprendere l’ironia e la satira sono fondamentali due elementi, apertura mentale, immaginazione e fantasia.
Bisogna innanzitutto avere molta fiducia in se stessi, sia per poter ridere innanzitutto di se, poi degli altri e con gli altri.
Per arrivare a tutto ciò bisogna leggere, studiare , vivere bene nella società che ci circonda e soprattutto avere un buon rapporto con la vita e con se stessi.


In caso contrario difficilmente si potranno cogliere questi aspetti e ogni cosa che si sentirà o leggerà verrà interpretata negativamente o addirittura storpiata, proprio perchè si vive chiusi in se stessi e, sicuramente, in un ambiente che non aiuta a certe aperture mentali, gruppo ristretto o chiuso.
Cosa peggiore è quando l’ironia e la satira vengono accettate e capite a convenienza. Quando cioè vien fatta su qualcuno, sia un politico o una persona qualsiasi, a noi cara, allora ci si risente e si interpreta a modo proprio, invece se sono rivolte entrambe a persone che non sono di nostro gradimento, allora troviamo divertente questo modo di “scherzare” e ce la prendiamo con chi non apprezza o capisce.
Solitamente si dice delle due una. O la satira e l’ironia piacciono sempre o non piacciono mai.
Chi alterna queste reazioni, dimostra innanzitutto scarsa intelligenza e poi faziosità, forse per ignoranza o malafede, specialmente quando si tende a travisare con delle conclusioni che nulla hanno a che vedere con quanto detto.
Per il cervello comunque capire l’ironia e la satira è un affare serio.
Uno studio dimostra infatti che “il processo di interpretazione inizia nella zona coinvolta nel linguaggio, capace di cogliere il senso letterale della frase”.
Le zone che si mettono in funzione per comprendere il messaggio sarebbero tre.
Se una sola di queste non funziona bene o è carente di suo…la “battuta” allora è irrimediabilmente compromessa.
Ma si sa “il mondo è bello, perchè vario”, però non esageriamo e speriamo non si “avarii”, come si dice dalle nostre parti, ma forse per qualcuno la data di scadenza è vicina e bisogna comprenderli.
Ad Maiora