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Rassegna Stampa. Fu ucciso con un colpo di pistola, chiesta condanna a 12 anni per un 27enne di Riesi

Vincenzo Falci - Giornale di Sicilia

Rassegna Stampa. Fu ucciso con un colpo di pistola, chiesta condanna a 12 anni per un 27enne di Riesi

Mar, 30/04/2024 - 21:47

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Sedici anni di carcere per quel colpo di pistola che ha ucciso l’amico. Richiesta di pena che scende a dodici anni per via del rito abbreviato e per l’attenuante legata alla cooperazione colposa nel delitto.

È la proposta di condanna che pende sul ventisettenne di Riesi, Pietro Rizzo (assistito dagli avvocati Vincenzo Vitello e Adriana Vella) accusato di omicidio volontario per la morte di Natale Licciardello, avvenuta a Catania nel luglio di otto anni fa. Per questa vicenda un altro imputato catanese è alla sbarra in Assise.

Tutti e tre erano in auto e, dopo un incidente stradale, due sarebbero fuggiti abbandonando al volante Licciardello ferito. Poi s’è scoperto che gli era stato sparato pure un colpo al capo. Era l’8 luglio del 2016 e dopo una settimana di agonia, il 15 luglio successivo, è deceduto.

In prima analisi Rizzo per questa storia è stato accusato di omissione di soccorso ma il gip lo ha assolto. L’altro coimputato catanese, invece, è stato condannato due anni e otto mesi per la stessa ipotesi. Ma lo stesso gip di Catania ha trasmesso gli atti alla procura perché procedesse per omicidio volontario.

Una vicenda, quella dell’uccisione di Licciardello, caratterizzata ancora da non pochi coni d’ombra.

Sullo sfondo la registrazione di una telefonata di cui i familiari della vittima sarebbero venuti in possesso – chiamata tra una ragazza particolarmente amica della vittima e un suo strettissimo parente – in cui sarebbe stata avanzata l’ipotesi che Rizzo potesse avere un debito con Licciardello, forse per questioni di droga. Aspetto che ha dato maggior corpo alle ipotesi di omicidio preterintenzionale o volontario. Poi ha avuto spazio l’ultima tesi.

Tutto ruota attorno a quello che sarebbe avvenuto nel momento in cui i tre erano in auto. La vittima era alla guida, il riesino sedeva accanto, il terzo dietro. La loro auto, sbandando, ha invaso la corsia opposta finendo contro un altro mezzo.

Licciardello avrebbe avuto con sé un borsello con dentro 12 mila euro. In un secondo momento è stato ritrovato in casa dell’altro imputato, un trentaduenne catanese, che ha poi sostenuto di averlo ricevuto dal riesino. Ma le immagini registrate dalle videocamere lo smentirebbero. In casa sua è stata trovata pure un’arma calibro 8 giocattolo da cui sarebbe partito il colpo mortale.

I due, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbero voluto rapinare il guidatore, ma nel momento in cui la loro auto ha sbandato e poi sbattuto, sarebbe partita la pistolettata fatale. Tre esperti incaricati dal gip, nel primo processo per omissione di soccorso, sono giunti alla conclusione che il colpo d’arma da fuoco sarebbe partito dopo lo scontro. Istante in cui i due passeggeri sarebbero fuggiti per poi tornare indietro a riprendere il borsello con i soldi.

E il secondo imputato, su quanto accaduto, nel tempo avrebbe fornito tre diverse versioni. In una prima avrebbe sostenuto di avere trovato la pistola sotto il sedile del guidatore, poi avrebbe affermato che sarebbe stato lo stesso Licciardello a consegnargliela e, infine, che sarebbe stato Rizzo a dargli la pistola per rapinare la vittima.

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