La carenza di personale e di servizi rischia di creare fenomeni di desertificazione sanitaria in alcune aree del Paese. È l’allarme lanciato da Cittadinanzattiva nel corso dell’evento “Desertificazione sanitaria: verso una nuova alleanza per colmare il vuoto” in corso a Roma. Deserto sanitario indica “situazioni o contesti in cui si manifestino gravi criticità nell’incontro tra bisogni di salute, domanda e offerta sanitaria”, ha spiegato Giovanni Baglio, direttore Uoc Ricerca di Agenas.
Significa dunque, “non solo mancanza di strutture o professionisti sanitari, ma anche situazioni in cui la qualità delle cure è scarsa o specifici sottogruppi della popolazione non hanno accesso all’assistenza sanitaria”. In Italia, molte aree sono esposte a questo rischio. Il progetto europeo Ahead (Action for Health and Equity Addressing Medical Deserts), a cui ha preso parte Cittadinanzattiva, ha analizzato alcuni indicatori relativi al personale, scoprendo, per esempio, che nel 2020 Asti e provincia contavano meno pediatri per numero di bambini rispetto al resto di Italia (ogni professionista segue 1.813 bambini a fronte di una media nazionale di 1.061) ; nella provincia di Bolzano ogni medico di medicina generale segue 1.539 cittadini contro una media nazionale di 1.245; a Caltanissetta e provincia c’è un ginecologo ospedaliero ogni 40.565 donne (la media italiana è di 1 ogni 4132); a Bolzano si trova un cardiologo ospedaliero ogni 224.706 abitanti (la media è di 1 ogni 6741). “La carenza di servizi sul territorio, la penuria di alcune specifiche figure professionali , la distanza dai luoghi di salute in particolare nelle aree interne del Paese, periferiche e ultraperiferiche, rappresenta un elemento di disequità nell’accesso alle cure e alle prestazioni”, ha dichiarato Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva. Questo problema “va affrontato attraverso un’alleanza tra istituzioni, professioni sanitarie e cittadini”.