In Italia circa 1 bambino su 1.000 nasce con la sindrome di Down e oggi si contano circa 38mila persone con questa condizione, di cui 23mila già adulte. Nel mondo questa cifra raggiunge 5,4 milioni. I numeri sono stati dati nel corso della conferenza stampa che si è svolta in Campidoglio, presso la Sala Laudato Sì, in occasione della Giornata mondiale della sindrome di Down che si celebra ogni anno il 21 marzo.
BARONE (UNIVERSITÀ SAPIENZA ROMA): “MAGGIOR ACCESSO ALLE CURE HA GARANTITO MIGLIORE QUALITÀ DI VITA” – “Parliamo di una nota condizione genetica caratterizzata dalla trisomia del cromosoma 21 e rappresenta la più frequente causa di disabilità intellettiva- ha sottolineato Eugenio Barone, professore ordinario di Biochimica, Sapienza Università di Roma, presidente del Comitato Organizzatore della Conferenza Internazionale sulla sindrome di Down- La durata della vita è aumentata enormemente negli ultimi cinquant’anni.
Oggi, grazie al progresso della medicina, l’80% delle persone con sindrome di Down raggiunge i 55 anni e 1 su 10 i 70 anni. Un maggior accesso alle cure mediche, inoltre, ha favorito una migliore qualità della vita. In passato le persone con disabilità intellettive erano spesso costrette ad un maggior isolamento, anche all’interno dello stesso nucleo familiare, a causa del fatto che la sindrome di Down veniva considerata uno stigma. Il passaggio a una vita comunitaria e familiare più integrate sembra aver contribuito anche a una vita più lunga. Questo non significa che va tutto bene. Anzi, ci sono ancora molti gaps da colmare. L’accesso alle risorse mediche e ai servizi di supporto è ancora insufficiente”.