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Strangolò la madre, assolto: “era incapace di intendere”. Decisiva ai fini della sentenza una perizia psichiatrica

E’ stato riconosciuto incapace di intendere e di volere e assolto perché il fatto non costituisce reato il 30enne Francesco Plumitallo, finito sotto processo per l’omicidio della madre Patrizia Lombardi Vella, detta Rosa, 55 anni, strangolata il 14 novembre scorso nella casa di Capodrise (Caserta) in cui i due vivevano. Lo ha deciso la Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta da Roberto Donatiello, che oltre alla formula assolutoria ha disposto per Plumitallo, riconosciuto come socialmente pericoloso, la misura di sicurezza della custodia in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) per la durata di 2 anni.

Il collegio ha accolto la richiesta dei difensori del 30enne, gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, che in sede di arringa avevano invocato l’assoluzione di Plumitallo, perché incapace di intendere e di volere al momento del fatto, e il trasferimento dello stesso in una Rems. L’incapacità di intendere e volere di Plumitallo era emersa prima dell’inizio del processo, durante le indagini, quando fu effettuata con lo strumento dell’incidente probatorio, su richiesta dei difensori, una perizia psichiatrica sul 30enne, che quando ha ucciso la madre era in cura presso il dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Caserta e la mattina del delitto non aveva preso i medicinali che gli erano stati prescritti.

Dalla perizia realizzata da due psichiatri, uno nominato dal giudice per le indagini preliminari (Raffaele Sperandeo) e l’altro dalla difesa di Plumitallo (Giovanni D’Angelo), emerse che il 30enne era incapace di intendere e di volere al momento del fatto. Il collegio ha dunque preso atto della perizia e ha assolto Plumitallo, attualmente ristretto nella sezione psichiatrica del carcere di Santa Maria Capua Vetere; il 30enne resterà in cella fin quando non troverà posto in una Rems. 

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