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San Cataldo, mostra fotografica “Le Vare”: inaugurazione domenica 24 marzo

Redazione

San Cataldo, mostra fotografica “Le Vare”: inaugurazione domenica 24 marzo

Sab, 23/03/2024 - 15:29

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SAN CATALDO – E’ in programma domenica 24 marzo alle ore 11.30 l’inaugurazione della Mostra fotografica “Le Vare” di Salvatore Pirrera, a San Cataldo, nell’auditorium della BCC G. Toniolo.

Grande l’attesa per questo evento che racconta delle emozionanti processioni pasquali sancataldesi.

Nel corso del Settecento l’antica tecnica della cartapesta conobbe una forte diffusione in Puglia e in particolar modo nel Salento, con Lecce che divenne, ben presto, la capitale mondiale dell’arte sacra di questo “nuovo” materiale che risultava essere decisamente più leggero di altri usati in passato. La massiccia richiesta di simulacri per i riti processionali promossi da ordini religiosi, clero secolare e principalmente dalle confraternite, decreto l’ampio e duraturo successo della cartapesta leccese che, tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX, invase il panorama artistico italiano ed internazionale, conseguendo numerosi ed importanti riconoscimenti riconducibili tutti all’opera di indiscussi maestri quali Giuseppe Manzo, Raffaele Caretta e i fratelli Antonio e Ugo Malecore.

E proprio a quest’ultima rinomata bottega artigiana che si rivolse, negli anni Venti del secolo scorso, il canonico della Chiesa Madre di San Cataldo, don Domenico Maira, che, forse per dotarsi di nuovi strumenti di catechesi ed evangelizzazione o, forse più semplicemente, per copiare le tradizioni nissene, commissionò ai fratelli Malecore i primi gruppi sacri rappresentanti scene della Via Crucis e della Passione di Cristo: “La Presa della Croce, La Veronica” e “La Seconda Caduta”, cui sarebbero seguiti, pian piano, tutti gli altri grazie ai fondi raccolti nella comunità.

Quali che fossero le reali intenzioni del nostro avo illustre, le nostre Vare, nonostante la povertà dei materiali di cui si compone la cartapesta, hanno finito per impreziosire il rituale festivo della Settimana Santa sancataldese suscitando, oggi come ieri, stupore, ammirazione e meraviglia.
Sfilando in processione la mattina del Venerdì Santo, scortati da devoti con saio e mantellina, esse creano un ponte tra il passato ed il presente, tra i sancataldesi di ieri e quelli di oggi, rinnovando il miracolo dell’arte che impressiona e commuove e che diviene pregiata e nobilissima tradizione.

E partendo da tali premesse che avvertiamo prezioso il contributo di Salvatore Pirrera, fotografo non professionista, il quale, interpretando la Settimana Santa come immagine viva di un sentire collettivo che attraversa intere generazioni, ha voluto immortalare con le sue fotografie i momenti più intimi e suggestivi di quella che “‘Amico Medico” ha, da circa un trentennio, ribattezzato Processione dei Misteri.

Va ricordato che non è la prima volta che, con le sue foto, l’autore ci porta a osservare i riti del Venerdì Santo con occhi nuovi. Lo scorso anno la macchina fotografica aveva catturato con maestria volti e sguardi di quanti hanno il compito di portare in processione i Santi, intravedendo in essi qualcosa di misterioso e spesso inafferrabile, quei moti dell’animo che danno la dimensione più vera della partecipazione che è impegno condiviso, ricerca comune, comunione di sforzi e di intenti.

Quest’anno, l’occhio dello strumento si allarga invitandoci a cogliere il “mistero” più grande attraverso una manifestazione che da oltre un secolo non ha mai perso il proprio fascino nonostante i patologici cambiamenti dettati dal passare degli anni. Testimoni silenziosi senza tempo, i gruppi sacri sancataldesi sono rappresentati in tutta la loro magnificenza, tra due ali di folla, con il loro carico di pathos e suggestione traducendosi in un misto di religiosità, tradizione e un pizzico di folclore che invade il corso principale della città per giungere al Calvario.

“Le Vare” non è soltanto una rassegna di immagini pregevoli, ma restituisce a tutti noi un autentico spaccato di vita della comunità e dei suoi riti processionali. E tutto, ancora una volta, nell’attimo fuggevole ed eterno di uno scatto fotografico. (Claudio Arcarese)