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Riflessioni sul giornalismo e le interpretazioni personali del mestiere di giornalista

Sergio Cirlinci

Riflessioni sul giornalismo e le interpretazioni personali del mestiere di giornalista

Ven, 08/03/2024 - 10:12

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“Il giornalismo è un elemento condizionante della vita di tutti noi”
Hegel sosteneva che la lettura del quotidiano è “la preghiera laica del mattino”.
I giornalisti del passato scrivevano sapendo che la concorrenza era relativa, chi leggeva o ascoltava i notiziari in tv, difficilmente andava poi a cercarsi altre fonti, anche perchè non ve ne erano.
Questo consentiva la “libertà” di poter informare come meglio si voleva, assecondando il volere degli editori e dei loro amici, politici ed imprenditori. Certo questo avviene anche oggi, ma sono aumentate le fonti dalle quale informarsi e, grazie ad Internet, anche la possibilità di avere notizie in tempo reale e su diversi canali, tra i quali non vanno dimenticati i social.
Nel 1631 in Francia nasce la “Gazette”, nella sua prima uscita si leggeva, “ci limiteremo a riferire le voci che corrono”. Prima del suo avvento, le notizie su fatti di attualità o cronaca venivano diffuse attraverso fogli scritti a mano.
In Inghilterra nel ‘700 fu fondato il Tatler e lo Spectator, furono i primi esempi di giornalismo di massa. Nel primo numero del Tatler veniva scritto: “Non fogli di notizie, ma un giornale che riporterà ciò che si dice nei caffè di Londra”. Ciò diede subito l’idea del modo diverso di intendere il giornalismo come “una grande conversazione fra chi scrive e chi legge”, un po’ come avviene oggi nei social.
Nell’Europa del XVIII° secolo si rafforza questo modello così some anche il dialogo con i lettori. L’obbiettivo era quello di informare di quanto si diceva e succedeva in giro.
Oggi più di allora i giornali di maggior diffusione, come anche i locali e gli online, dovrebbero andare oltre la notizia, creando nel darla una forma di conversazione che è più importante del dare la notizia stessa nuda e cruda. Troppo semplice riportare comunicati o notizie delle varie agenzie, che si trovano troppo spesso ripetute integralmente.
Un giornalismo utile deve fare saper comunicare con i propri lettori, andare oltre ai fatti di cronaca, cercando di evidenziare e far venir fuori gli umori, le sensazioni, le ansie, le preoccupazioni della gente comune, ma anche ascoltare idee e diffonderle.
Ciò è possibile solo scendendo in strada e parlando con loro.
Stare dietro un computer o smartphone, riportando semplice notizie prese dalla rete, diventa un lavoro poco efficace. Questo ulteriore servizio servirebbe anche da stimolo alla classe politica che, se non sorda, potrebbe prenderne spunto per avviare tutta una serie di progetti volti a migliorare le condizioni di un territorio.


Ovviamente ogni giornalista, anche il più professionale, è sempre una persona che ha le proprie idee politiche e su certi argomenti, ma un vero professionista dovrebbe cercare di limitare al massimo di dare un taglio troppo personale alla notizia.
Come è anche vero che un professionista del settore, non può non dare una notizia per il sol fatto che non la condivide o non gli sta simpatico il protagonista. La notizia va sempre e comunque data, il contrario non è giornalismo ma altro.
Questo nuovo giornalismo deve adeguarsi alla nuova realtà e ai nuovi lettori, che, nella stragrande maggioranza dei casi, ben comprende l’orientamento di una testata ed evita di leggerne alcune, sapendo che non sono del tutto imparziali, in quanto troppo spesso seguono direttive editoriali legati alla politica.
A livello locale questo fenomeno, anche se presente, è fortunatamente relativo.
Ovviamente ci sono anche da noi le linee editoriali, come è normale che sia, ma prevalentemente non vi è quella sostanziale differenza che invece c’è a livello nazionale.
Si percepisce semmai l’orientamento e la si nota maggiormente quando certe notizie, in alcune testate, sono totalmente assenti.
C’è chi da spazio a tutti e a tutto, siano essi schieramenti politici, normali cittadini, organizzazioni sindacali o associazioni varie e chi invece, parteggiando per una parte “dimentica” spesso la pubblicazione di fatti, notizie, comunicati ed avvenimenti che non piacciono a loro o ai loro amici.


Un vero giornalista riporta sempre una notizia, previa ovviamente una attenta verifica.
Quando trattasi di politica e specialmente in campagna elettorale, raccontare i rumors, che non sarebbe altro che le voci raccolte in giro, è un ulteriore meritevole servizio, dimostra che il giornalista va tra la gente ed ascolta.
Manca, ma spero che si arrivi presto anche a questo, pur comprendendone le difficoltà operative, un giornalismo più di “strada”, quello cioè che scende in strada ed intervisti la gente comune, commercianti, imprenditori, dirigenti di enti pubblici e politici, raccogliendo e poi ponendo agli interessati, quelle domande dalle quali i cittadini si aspettano risposte. Sarebbe interessante creare una rubrica dal nome “il cittadino chiede ed politico/dirigente risponde”, oggi invece abbiamo spesso “il politico/dirigente comunica ed il cittadino rimane senza risposte”.
Sappiamo bene che comunicare è molto più comodo che rispondere a domande, alcune volte, anche scomode. Ad Maiora