MUSSOMELI – Si riprende, questa sera, a distanza di ben quattro anni, in cui la Pandemia Coovid19 ha stravolto le nostre vite e la nostra ‘normalità’, come si legge nell’invito del santuarioi- il tradizionale Sabato del Popolo con la partecipazione delle cinque Confraternite locali. Alle 18,00 la preparazione / vestizione dei confrati e alle 18,30 l’inizio della celebrazione al Santuario Maria SS. Dei Miracoli. Queste le confraternite: l’ Arciconfraternita del SS. Sacramento della Madrice, il “SS. Sacramento” della chiesa di San Giovanni, la “Confraternita Maria SS. dei Miracoli”, quella di “Maria SS. delle Vanelle in Sant’Enrico”, e quella della B.V. Maria del Monte Carmelo.
Va sottolineato che anticamente questi sabati erano appannaggio dei vari ceti sociali, tranne il quarto che era detto “ Sabato del popolo” perché vi si coinvolgeva l’intera popolazione. Va ricordato che, in un primo momento, tali celebrazioni si svolgevano alla Madrice, dove avevano luogo la maggior parte dei riti e delle liturgie quaresimali, con tutte le prediche e le pie pratiche di pietà di cui si faceva promotore il “quaresimalista”, cioè il predicatore che veniva da fuori. Lo spostamento del “sabato del popolo” dalla Madrice al Santuario ha una data precisa e, come racconta lo storico Angelo Barba, “ è collegato ad uno dei tanti contenziosi tra i domenicani e il clero secolare che, nel Settecento, animarono la vita del paese. Causa della querelle, certo del tutto involontariamente, fu il Patriarca San Giuseppe che, festeggiato da sempre con tanto di panegirico del quaresimalista e con solennissima processione nella chiesa dei Miracoli, ad un certo punto dovette fare i conti con l’inaudita pretesa dell’arciprete di spostare il panegirico del 19 marzo alla Madrice. Ovviamente, si scatenò allora una furibonda lite che durò parecchi anni e si trascinò, con alterne vicende, in vari tribunali civili ed ecclesiastici, con l’impiego di oratori di grande fama e dottrina. Ciò fino a quando quelli della Madrice pensarono con astuzia di giocare sul fattore sorpresa e fecero fare, in gran segreto, una “loro” statua del Santo, facendola giungere in paese in pompa magna con l’immancabile tripudio popolare, come sempre avviene in queste circostanze. Allora la controversia si trasformò in vera e propria “guerra” tra opposte fazioni tanto che dovette intervenire il Conte Don Giuseppe Lanza, signore del paese. A lui stavano a cuore sia la Madrice, di cui era il giuspatrono, sia “la Madonna” di cui era devotissimo e perciò si adoperò con tutta la sua autorità per fare raggiungere un accordo alle due parti. Fu così, come si legge nel volume dell’anzidetto storico, che «il 1° gennaio del 1765, con atto in Notar Antonino Mistretta, si convenne tra l’arciprete don Filippo Genco e il priore P. Fr. Vincenzo Biondolillo che alla Madrice si doveva ormai riconoscere la titolarità del panegirico e della Festa di S. Giuseppe, mentre alla chiesa della Madonna si assegnava – in cambio – il panegirico del quarto sabato di quaresima, quello che, per essere celebrato da tutta la comunità, veniva detto “Sabato del popolo”».