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Caltanissetta, impiegati 500 uomini nell’operazione contro Cosa Nostra. Trovati esplosivi, armi e droga

Redazione 3

Caltanissetta, impiegati 500 uomini nell’operazione contro Cosa Nostra. Trovati esplosivi, armi e droga

Mar, 12/03/2024 - 10:43

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Gli agenti della Polizia di Stato di Caltanissetta stanno eseguendo 55 misure cautelari per i reati di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti.

Gli indagati sono in prevalenza gelesi (32 persone) nonché 4 soggetti di Catania, 4 soggetti di Palermo, 12 della provincia di Agrigento e 3 della provincia di Reggio Calabria.

L’ordinanza, applicativa della misura cautelare personale detentiva, è stata emessa dal gip presso il Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura.

Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti.

Reati aggravati dalla disponibilità, in capo agli associati, di armi (anche da guerra) ed esplosivi.

IL DISPOSITIVO DELLA POLIZIA

“Cinquecento uomini della polizia di Stato sono impegnati a sgominare un’associazione di stampo mafioso, denominata Cosa nostra, operante in particolar modo a Gela. Oltre alle misure cautelari, stiamo eseguendo anche il sequestro preventivo di una lussuosa villa in territorio di Gela ad uso di uno degli indagati”, spiega il vice questore aggiunto, Antonino Corrado Ciavola, capo della squadra mobile di Caltanissetta.

La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura nissena ha anche disposto di procedere alla perquisizione di tutti gli indagati e dei luoghi nella loro disponibilità per ricercare armi e droga. Alla complessa attività di Polizia giudiziaria stanno partecipando oltre alla Squadra Mobile di Caltanissetta, anche gli Uffici della Sisco nissena e del Commissariato di Gela.

Inoltre sono impiegati gli agenti delle Squadre Mobili di Catania, Agrigento, Palermo, Enna, Trapani, Siracusa, Ragusa e Padova, delle Sisco di Venezia, Messina, Catania e Palermo, del Reparto Volo di Palermo, dei Reparti Prevenzione Crimine di Catania, Palermo, Vibo Valentia, Cosenza e Siderno, delle Unità Operative di Pronto Intervento di Napoli e Palermo, delle Unità Cinofile di Catania e Palermo, del Servizio Polizia Scientifica di Roma, del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Palermo e del Gabinetto Provinciale della Polizia Scientifica di Caltanissetta.

Al fine di garantire l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, considerata la complessa attività di Polizia Giudiziaria che sta interessando 55 soggetti destinatari della misura cautelare, il Questore di Caltanissetta Pinuccia Albertina Agnello, ha emesso una specifica ordinanza impiegando altri 50 uomini in servizio di Ordine Pubblico.

LE INDAGINI

Le indagini iniziate alla fine del 2018, hanno consentito di tracciare le linee operative di cosa nostra in territorio gelese, acclarando ancora una volta la piena operatività dei due gruppi che animano la suddetta consorteria mafiosa nel territorio, ovvero il gruppo Rinzivillo e il gruppo Emmanuello (da qui il nome dell’operazione, “ Ianus ” : una delle divinità più antiche, solitamente raffigurata con due volti cosiddetto Giano Bifronte, proprio a sottolineare i due volti di cosa nostra). L’attività investigativa dei poliziotti della Squadra Mobile, del S.I.S.C.O. Caltanissetta e del Commissariato di P.S. di Gela – ha consentito di far emergere gravi indizi anche in ordine agli ingenti investimenti dell’organizzazione mafiosa cosa nostra operante a Gela nella realizzazione di serre finalizzate alla coltivazione di marijuana ; al contempo avrebbe utilizzato tale tipologia di droga come merce di scambio per ottenere sostanze stupefacenti di altro genere quale cocaina, dalle organizzazioni criminali reggine e catanesi. Nel dettaglio, tra cosa nostra gelese e soggetti legati alla ‘ ndrangheta calabrese e, segnatamente, alla ‘ndrina LONGO di Polistena, nonché con esponenti della criminalità organizzata catanese, il traffico di droga si sostanziava per i gelesi nell’importazione di cospicui quantitativi di cocaina e hashish e nell’esportazione di sostanza stupefacente del tipo marijuana. Ciò è stato ricostruito in forza delle emergenze investigative tratte dal contenuto delle intercettazioni di conversazioni tra gli odierni indagati ed ha trovato riscontro in numerosi sequestri di marijuana il cui quantitativo complessivo si attesta su 1000 kg circa di stupefacente del tipo marijuana; inoltre, secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, il quantitativo settimanale di sostanza stupefacente immessa sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2 kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro. L’indagine ha altresì fatto luce anche in ordine ai rapporti tra cosa nostra e l’altra organizzazione mafiosa operante a Gela e segnatamente la stidda, censendo taluni incontri tra i rispettivi vertici. Durante l’attività investigativa emergeva la disponibilità di armi ed esplosivi da parte dei sodali. Al fine di scongiurare il verificarsi di gravi fatti di reato era tratto in arresto uno degli indagati, in quanto trovato in possesso di un ordigno rudimentale, che gli artificieri della Polizia di Stato, prontamente intervenuti, facevano brillare in piena sicurezza. La pericolosità presunta di alcuni degli indagati, oltre che dalla detenzione delle armi, emergeva anche dal tenore delle conversazioni captate. Oltre alle misure cautelari, la Polizia di Stato ha proceduto al sequestro preventivo di una villa con piscina sita a Gela ed un’auto di grossa cilindrata, beni riconducibili a taluno degli indagati.

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