Un nuovo cuore artificiale che potrebbe salvare, solo in Italia, fino a 300 pazienti in più all’anno, con un impatto enorme sui trapianti in campo internazionale. È il progetto a cui lavora da dieci anni il cardiochirurgo trentino Gino Gerosa, direttore dell’Unità operativa complessa di cardiochirurgia dell’Azienda ospedale-università di Padova e del Centro Gallucci di Padova. Nato a Rovereto, Gerosa è famoso nel mondo per i suoi trapianti di cuore “estremi” pienamente riusciti, con i quali ha talvolta sfidato limiti e divieti normativi pur di salvare vite umane.
“Ogni anno in Italia sono in media 700 i pazienti cardiopatici iscritti alle liste d’attesa per un trapianto. Di loro meno del 30 per cento riceve un cuore nuovo a causa dell’insufficiente numero di organi provenienti da donatori”, ha ricordato lo specialista durante la presentazione del progetto a Trento. “Il nuovo progetto di ricerca, che sta per prendere avvio grazie a un’importante fonte di finanziamento (grazie ai vari finanziatori pubblici e privati che hanno scelto l’anonimato è stato raggiunto l’obiettivo dei 50 milioni di euro di risorse necessarie), riguarda la creazione di un prototipo di cuore artificiale che sia più piccolo e meno rumoroso di quelli già attualmente esistenti e che, al momento, vengono utilizzati come una sorta di ‘organo ponte’, prima dell’impianto di un nuovo cuore naturale”, spiega Gerosa.
L’evento – un talk a più voci sulle frontiere della cardiochirurgia – curato da Muse e Mart in collaborazione con l’Aido, ha richiamato più di 100 persone, tra cui l’assessore provinciale alla salute Mario Tonina.