MUSSOMELI – Ieri pomeriggio, tanta gente, tanti fiori, tanto silenzio, tanta tristezza, tanti amici, tanti estimatori dell’ingegnere Giuseppe Canalella alle sue esequie nella Chiesa Madre, già gremita ancor prima di iniziare il rito funebre. Visibile sulla bara il suo mantello bianco dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, a cui apparteneva, mentre due suoi Confratelli hanno fatto il picchetto d’onore davanti la bara dove erano state sistemate le sue spoglie mortali. Provenienti dalla provincia, sono arrivati numerosi suoi confratelli. Fra i presenti in chiesa, anche le autorità civili e militari. Nutrita la delegazione del clero con i sacerdoti e diacono. Visibile anche la bandiera della Confraternita del Carmelo, di cui lo scomparso era confrate. Ha presieduto la liturgia mons. Gaetano Canalella che, dopo il saluto ai familiari e a tutti i presenti ha iniziato la celebrazione della messa. durante l’omelia, il celebrante ha ricordato la figura dello stimato scomparso. C’è stata la testimonianza ed anche la preghiera del Cavaliere dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme da parte di un rappresentante dell’Ordine. Al termine, il rito esequiale con l’aspersione e l’incenso della salma. Davanti la chiesa, poi, le condoglianze ai familiari. (il video)
E’ questo uno stralcio del discorso di Padre Canalella, durante l’omelia “ In questi ultimi mesi di malattia, dall’estate scorsa a questi ultimi giorni, uno dei temi dominanti nei pensieri di Giuseppe, oltre ai problemi di salute e alle dinamiche di famiglia, è stato quello della pubblicazione della sua ultima fatica letteraria, l’ultimo suo libro in due volumi stampato a fine dicembre 2023. Nel nostro ultimo incontro in casa sua, venerdì scorso a Palermo, mi manifestava la sua preoccupazione per come distribuire il libro, a chi farlo recapitare e come. Continuava a ripetermi: il libro, il libro. E sì, perché esso ha rappresentato come una spremuta finale di tredici anni di lavoro, di studio e di viaggi verso l’Archivio Storico Diocesano di Agrigento. Vorrei assumere questo breve ricordo, questo episodio, come a paradigma di tutta la sua esistenza, come una sintesi dei contenuti della sua vita, e dei suoi interessi spirituali. A cominciare dalla copertina sulla quale campeggia una immagine fotografica di Mussomeli, all’imbrunire, con le luci del paese accese e un chiarore diffuso e resistente contro le tenebre incombenti da lì a poco. Una scelta di immagine curata direttamente da lui, che testimonia il suo immenso amore per questo suo paese e per il suo territorio. Quelle case addossate l’una sull’altra, ma non confuse, impastate con una quindicina di chiese. Quelle case ben distinte che si possono contare una ad una sapendo chi vi abita dentro, quali storie di gioie e di dolori racchiudono, animate da uno spirito di fede secolare, anch’esso resistente ai tempi moderni, al suo crepuscolo in un secolarismo incalzante; con quelle chiese che testimoniano una fede genuina e una cultura cristiana plurisecolare, che hanno tessuto, con la forza delle fede cristiana, promananti dal loro interno meravigliose tradizioni cristiane, relazioni umane impregnate di trame di carità e di solidarietà, di arte e di spiritualità.. Tuttavia, senza indulgere ad una sterile nostalgia dii un passato che non ritorna, ma nell’intento di volere passare il testimone alle nuove generazioni di giovani e di ragazzi, facendo scoprire loro le ricchezze e le potenzialità di cui sono detentori. Rendendoli consapevoli delle tante luci che rimangono ancora accese, delle speranze ancora possibili. Nelle prime pagine di presentazione del libro io stesso ho scritto: Conosco la fatica e la passione, la perseveranza e la tenacia dell’ingegnere Giuseppe Canalella nel condurre la ricerca e nel proporre i risultati che ci vengono consegnati in questo volume. Un testo costruito pagina su pagina attraverso innumerevoli viaggi verso Agrigento, giornate lunghe trascorse all’interno dell’Archivio Storico Dioicesano di Via del Vescovado, ore e ore impiegate a casa nella trascrizione dei documenti rinvenuti. Sino all’esito finale di questo libro che si presenta a noi con il suo spessore non soltanto quantitativo, numerico, ma soprattutto con quello quello qualitativo per la preziosità delle notizie ivi racchiuse, come in uno scrigno che, ogni qualvolta si apre e si consulta, ci offre un nitido quadro del periodo storico, del momento ecclesiale e spirituale vissuto in quel periodo. Lo spaccato storico e l’orizzonte della ricerca è ovviamente, delimitato nel tempo ( XVI/XIX sec.), localizzato in uno spazio, quello delle chiese di Mussomeli, focalizzando persone e aggregazioni ecclesiali del passato. Attraverso questa ricerca veniamo anche a conoscenza di chiese, alcune delle quali anche scomparse, di sodalizi e confraternite, di figure zelanti del clero e di generosi benefattori nella storia di Mussomeli tra il XVI e il XIX secolo. I contenuti sono derivati dalle relazioni delle visite pastorali dei vescovi dell’Arcidiocesi di Agrigento nei comuni del vasto territorio che comprendeva allora anche quelli della attuale diocesi di Caltanissetta, sino al 1844, anno della creazione della nuova diocesi nissena. In particolare l’autore mette a fuoco le visite effettuate nel comune di Mussomeli. Si tratta di una ulteriore testimonianza del suo amore per la storia locale, della Chiesa e della società civile. In conclusione , come la raccolta delle Relazioni di Visita descrive un determinato periodo storico e fotografa la vita della Chiesa in un preciso momento, con le riflessioni conseguenti, così, specularmente la stessa paziente opera di ricognizione e ricostruzione ci parla della persona dell’autore, ce lo fotografa con immagini ad alta definizione., Ci parla dell’ngegnere Giuseppe Canalella, come persona, come credente, come studioso di stortia della chiesa locale, del suo grande amore per la Chiesa, per le chiese i luoghi del suo paese, per le persone del passato, del presente e del futuro. Questa ricerca archivistica ha acceso ulteriormente nell’autore il desiderio della ricostruzione delle vicende ecclesiali e sociali di un tempo, nonché la mai sopita passione per la ricerca archeologica e storica dei luoghi. Quanti sopralluoghi in paese e nelle campagne circostanti alla ricerca di tracce e di muri sepolti delle antiche chiese citate nelle Relazioni di visita dei Vescovi di Girgenti. Mostra il suo carisma e lo spirito di vero Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (col titolo di Grand’Ufficiale), sul campo più che negli uffici,, in questo nostro territorio di Sicilia nella cui luogotenenza ha prestato il suo servizio come Cancelliere, e prima ancora come Delegato nella Diocesi di Caltanissetta. Traspare tutta la sua cura e la difesa per la Terra Santa lontana, più volte da lui visitata, attraverso l’amore e la difesa dei Luoghi della Terra Santa a noi vicina, a noi più prossima nel nosdtro stesso territorio. Con questo libro ci offre ancora la testimonianza del suo traboccante entusiasmo per la ricerca e il suo grande amore per la Chiesa del Signore Risorto. Ho voluto dare spazio a queste considerazioni perché facessero da cornice al ricordo della sua figura. Personalità poliedrica nel pensiero e nella vita. Generoso e prodigo, si prestava spontaneamente ad ogni collaborazione nell’ambito ecclesiale , culturale, sociale. Profondo conoscitore delle realtà del proprio paese si prestava ad ogni collaborazione perché la sua immagine venisse diffusa e propagata a tutti i livelli. Mostrava grande amnore per il suo territorio e per la vita della chiesa locale. Da giovane era appartenuto alla parrocchia del Carmelo, e alla sua confraternita. Era stato anche assiduo frequentatore della chiesa dei Monti dove era Rettore lo zio Sacerdote Francesco Canalella”