Queste le pagelle della finale del festival di Sanremo, con i cinque artisti in top five.
AMADEUS – 9 Conduttore e condottiero. Riesce in quella che sembrava un’impresa impossibile: battere se stesso. E centra l’obiettivo, mantenendo gli ascolti sempre sopra il 60%. Titanico. Alla quinta direzione artistica ha deciso di lasciare il timone: dal ring si scende da vincenti. Puntiamo il nostro euro su un ritorno tra qualche tempo: il mal d’Ariston – come il mal d’Africa – non perdona. A (non troppo) presto.
FIORELLO – 9 Fiorello patrimonio nazionale. Più unico che raro. Quando sul palco c’è lui, cambia tutto. In meglio, ça va sans dire. Gli si perdona anche la discutibile gag con Travolta, sulle note del Ballo del qua-qua, che stasera cambia pelle ed effetto. Con l’amico di una vita, Ama, sono una cosa sola. Li aspettiamo per un varietà a due voci (che non sia configurabile per durata come sequestro di persona, però!).
ROBERTO BOLLE – 9 La meraviglia del Bolero di Ravel e la bellezza statuaria di un corpo scolpito da impegno e fatica di tutta una vita. Vera star internazionale, Roberto Bolle riesce sempre a portare grazia ed eleganza.
GIGLIOLA CINQUETTI – 8 76 anni e non sentirli. Festeggia i 60 anni di Non ho l’età e sembra ancora quella ragazzina che nel 1964 vinse prima il festival e poi l’Eurovision. Signora della canzone, elegante e raffinata.
IRAMA – TU NO – 7 La voce di Irama è potente e malinconica allo stesso tempo. E ti porta in mondi interiori che neanche sapevi esistessero. Ti prende, ti travolge, ti spettina e poi ti riporta a terra. Ci sono i tormentoni, c’è Tu no.
GHALI – CASA MIA – 8,5 Casa sua è diventata casa nostra. Forse in questo festival avrebbe meritato di più, anche per un testo impegnato che parla di diritti, integrazione e guerra. Ci mette la faccia chiedendo lo “stop al genocidio”. Il mezzo punto, questa volta, all’alieno RichCiolino della canzone che dopo una settimana ha trovato il coraggio di salire sul palco accanto a lui.
ANNALISA – SINCERAMENTE – 6,5 Alla fine raccoglie meno di quello che era pronosticabile alla vigilia. Sarà tormentone, ma la forza di Bellissima era altra. Sinceramente.
ANGELINA MANGO – LA NOIA – 9 Si gioca la vittoria fino alla fine, meritatamente. A 22 anni il palco è cosa sua. Se lo mangia con la sfrontatezza della sua età e con una bravura che impressiona. Cade inciampando nel vestito e l’Ariston la stringe ancora più forte in un caloroso abbraccio a distanza. Una cucciola di tigre con artigli affilati.
GEOLIER – I’ P ME TU P’ TE – 7 A torto o a ragione, il festival è suo. E della sua Napoli che l’ha spinto sempre più in alto. A 23 anni dà lezione a quelli che lo hanno fischiato, scendendo in platea tra quello stesso pubblico che lo ha criticato. E vince per aver portato il rap e il napoletano al festival che ha cambiato il regolamento proprio per lui. (Claudia Fascia-ANSA)